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Arachidi e allergia: tutto quello che dovremmo sapere

Di Giordana - 28 Novembre 2013


Le arachidi sono considerate tra i maggiori allergeni in campo alimentare, tanto da dover essere sempre dichiarata la loro presenza come ingredienti o anche semplicemente come alimenti trattati nel medesimo laboratorio, all’interno dell’etichettatura.
L’aumento di allergie alle arachidi ed ai loro derivati (In Europa 17 milioni di persone, negli Stati Uniti 15 milioni) potrebbe, però, dipendere dai metodi di produzione delle stesse. Le noccioline, sono, spesso,coltivate negli stessi campi in cui si produce cotone OGM, questo, ovviamente, non significa che anche le arachidi saranno geneticamente modificate, ma comporta che crescano in un terreno, con relative falde acquifere (attraverso le quali tutto il nutrimento, buono o cattivo che sia, arriva alle radici della pianta e quindi alla pianta stessa), trattato con pesticidi chimici e diserbanti studiati per una coltivazione OGM non destinata al settore alimentare come quella del cotone geneticamente modificato.
Le arachidi sono una coltura di rotazione, ovvero, vengono alternate al cotone OGM per salvaguardare il più possibile un terreno già reso molto meno fertile dall’uso di pesticidi adatti a colture OGM, se oltre a questo si procedesse con una monocultura di cotone il terreno finirebbe per essere presto completamente sterile, così si introduce, a rotazione, una coltivazione di arachidi per “pulire i campi” ed evitare i danni della monocultura.

Le arachidi non hanno una buccia spessa che possa salvaguardarle dall’assorbimento dei pesticidi somministrati per via aerea ed in ogni caso, alternandosi al cotone, assorbono dal terreno tutti i residui dei pesticidi che sono stati precedentemente usati. I diserbanti chimici utilizzati per le colture OGM, tanto più per quelle non destinate al mercato alimentare come nel caso del cotone, sono sospettati di essere fattori concorrenti nello sviluppo delle patologie tumorali e dell’infertilità.
L’aumento di allergie alimentari porterebbe ad una domanda: siamo diventati allergici al cibo o il cibo si sta pian piano trasformando in un fattore allergizzante? Probabilmente i ritmi stressanti, l’inquinamento ed altri fattori esterni potrebbero aver aumentato al nostra predisposizione alle allergie, ma sicuramente anche la materia prima alimentare fa al sua parte.

L’ USDA Pesticide Data Program (uno studio pilota per valutare la percentuale di residui di pesticidi chimici negli alimenti) ha riscontrato la presenza di 8 pesticidi chimici all’interno del burro di arachidi, tra cui alcune neurotossine e il piperonil butossido, un insetticida riguardo al quale c’è grande divergenza di pareri, ma che è sospettato di possibili effetti cancerogeni, benché sia molto diffuso. E’ dunque probabile che l’aumento di allergie non sia dovuto all’alimento stesso, ma al modo in cui è prodotto.
Ancora una volta credo che sia fondamentale trasformare l’informazione in un potente strumento di scelta e non in una ragione di abbattimento, sicuramente la situazione in cui vige l’agro-alimentare mondiale non è delle migliori, ma è altrettanto vero che l’Italia non è sicuramente tra i paesi peggiori, tutt’altro. Inoltre anche a livello mondiale la situazione sta migliorando, quantomeno nel livello di consapevolezza del consumatore, quindi l’invito è sempre quello di concentrarci su acquisti consapevoli, produzione locale e di avere sempre un occhio di riguardo per le etichette.
 





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