L’avocado è un frutto buono e nutriente, prodotto in America centrale ed esportato in tutto il mondo; data l’alta richiesta da parte dei paesi importatori, potrebbe essere una vera e propria ricchezza per i paesi che lo esportano, in particolare il Messico. La grande produzione potrebbe permettere ai coltivatori locali della regione messicana del Michoacan di incrementare gli affari e migliorare la loro condizione economica, ma non è più così da quando la malavita locale (narcotrafficanti locali chiamati i Caballeros Templarios) ha messo le mani sulla produzione di avocado che è diventata ambita quanto i diamanti o le droghe prodotte in quelle zone.
L’avocado è una merce legale, immetterla sul mercato non comporta rischi, ma solo guadagni, specialmente se per chi la esporta è a costo zero! Infatti le spese di coltivazione e produzione rimangono a carico dei contadini e l’introito finisce nelle tasche della malavita messicana che irrompe nelle coltivazioni, minaccia, crea quel tipo di sudditanza che solo il terrore riesce a generare e si impadronisce di questo diamante vegetale che viene importato principalmente negli Stati Uniti (circa l’80% della produzione è destinata al mercato statunitense) e va ad incrementare le tasche dei narcotrafficanti, svuotando, ancora una volta quelle dei contadini.
Le altre zone di produzione dell’avocado sono l’Indonesia e l’Etiopia, ma c’è anche una produzione locale italiana: un avocado biologico italiano è presente sul mercato, anche se forse un pochino più difficile da trovare.
Notizie come questa non devono essere solo un motivo di abbattimento o un’occasione per un’ennesima riflessione su come vanno le cose nel mondo, ma dev’essere una presa di coscienza, uno stimolo in più verso gli acquisti consapevoli. A volte sembra difficile, complicato, una perdita di tempo, ma non è così. E’ fondamentale che il nostro atteggiamento sia si critico, ma costruttivo. Che non si smetta mai di pensare che ogni piccolo passo può fare e fa la differenza. Il consumatore può far abbassare i prezzi di mercato e favorire la produzione locale. Tante volte ho sentito dire: “non vale la pena, io non ho tempo, è tutto in inutile”, tante volte, presa dalle mie mille cose ho detto: “oggi no, non mi va di pensare“, ma se la consapevolezza diventerà un’abitudine non ci ruberà poi così tanto tempo e faremo un piccolo passo, uno in più verso la costruzione di un mercato equo che non comporti un costo in vite ben più alto del prezzo con cui è messo in vendita il prodotto stesso.