Se utilizziamo la parola “alluminio” a cosa vi fa pensare? Sicuramente le ipotesi sono due: una riguarda la conservazione degli alimenti, l’altra riguarda la tossicità di tale materiale.
Analizzando il primo punto, quello della conservazione, sappiamo benissimo che gli alimenti lasciati a se stessi in poco tempo andranno a deteriorarsi in seguito ad una serie di reazioni fisiche, biologiche e chimiche. Ma una domanda ci sorge normale ossia: l’alluminio a contatto con il cibo è sicuro?
Circa il 52% di tutti i tegami venduti oggi è fatto di alluminio. Ma la maggior parte di questi sono dotati di rivestimento antiaderente o sono trattati con un processo che altera ed indurisce la struttura del metallo, cioè sono di alluminio anodizzato.
L’alluminio conduce il calore 3 volte più della ghisa, 5 volte più del ferro, 9 volte più dell’acciaio inox, 28 volte più del vetro.
A contatto con l’aria, si ricopre rapidamente di un velo di ossido trasparente e molto resistente, che protegge la superficie dall’effetto di agenti corrosivi e dalla formazione di ruggine.
Il loro utilizzo può essere dannoso? L’alluminio è un elemento presente in natura, sia nell’acqua, che nell’aria e nel suolo, ma lo si può riscontrare anche in piccole tracce nel nostro corpo attraverso l’utilizzo di semplici utensili da cucina come padelle, mestoli, vaschette ecc.. . Così l’INRAN (Istituto Nazionale della Nutrizione), ha indotto uno studio cui obiettivo era quello di verificare quali siano i veri livelli di ingestione di alluminio nella popolazione italiana e capire quali possano essere rischiosi per la salute.
Lo studio è stato effettuato su 10 mila famiglie di varie regioni italiane, concentrando la ricerca prettamente sugli alimenti preparati in cucina, ma anche su quelli conservati in contenitori di alluminio. Grazie a questa sperimentazione, sono emersi dei dati messi a confronto tra ingestioni di alluminio reali e potenziali nella popolazione. Le ingestioni reali, sono state ottenute da campioni di diete in riferimento a gruppi di popolazione adulta con stili di vita diversi e abitudini alimentari differenti. Mentre le ingestioni potenziali, sono state rilevate dalla concentrazione di alluminio negli alimenti in riferimento alla letteratura scientifica.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dichiara una giusta percentuale giornaliera per l’alluminio pari a 60 mg al giorno. Rimane comunque esplicito che una delle cause più possibili di concentrazione di alluminio nella dieta, è caratterizzata dai materiali di imballaggio e di confezionamento degli alimenti e dalla cottura dei cibi, soprattutto se quest’ultima avviene in contenitori di alluminio.
Per concludere, prima di utilizzare i recipienti di alluminio nuovi occorre farvi bollire dei liquidi grassi come brodo o latte; si lava con acqua calda e detergente; non usare la paglietta metallica, ma una spazzola o un panno di nylon non abrasivo. Il fondo esterno si può pulire con prodotti leggermente abrasivi.