Un giorno il dio del mare, il possente Poseidone si innamorò della bella Melanto e non potendo manifestarsi a lei nel suo aspetto divino, pur di giacere con lei, si trasformò in un delfino e dalla loro unione nacque Delfo, da cui prese poi il nome la città destinata all’oracolo di Apollo.
Animali di leggenda e fantasia, simboli di Apollo, così sacri per gli antichi greci al punto che chi ne avesse ucciso uno, sarebbe stato giudicato e condannato al pari di colui che aveva assassinato un essere umano, i delfini. Ci sono anche delle storie vere e documentate che li vedono protagonisti e non sono meno affascinanti delle leggende che vi ho raccontato; due di queste ce le racconta Donald Griffin (etologo) e hanno per protagonisti due delfini che purtroppo non vivevano in natura, ma in vasca, cosa che non dovrebbe mai accadere ma ci raccontano dell’immensa empatia di cui sono capaci questi animali, principi delle acque selvagge e silenziosi custodi del rapporto tra uomo e mare.
La prima storia è la silenziosa amicizia tra uomo e delfino e narra dell’incredibile capacità di adattamento di questi splendidi cetacei e della loro capacità di imitazione. Il nostro viveva in un delfinario e periodicamente un uomo andava per pulire la vasca dove il delfino era richiuso (non credo ci sia un altro termine possibile). Tra l’essere umano che si occupava della manutenzione della vasca ed il cetaceo era nata una silenziosa amicizia fatta di rispetto e cura (a volte accade anche in questi posti). Il sub scendeva in vasca, senza svuotarla come, invece, spesso avviene negli attuali delfinari che mettono a rischio la vita dei cetacei lasciandoli agonizzanti sul fondo della vasca per tutto il tempo necessario alla manutenzione, e adeguatamente attrezzato puliva il fondo della vasca e le pareti. Dopo un periodo di tempo non eccessivamente lungo, il delfino, che dimostrava di apprezzare la cura del suo nuovo habitat, imitando il sub prese uno degli oggetti che si trovavano sul fondo ed iniziò ad usarlo come un raschietto per togliere le alghe dalle pareti e dal fondo della vasca, occupandosi personalmente di fare le pulizie di casa.
La seconda storia narra dell’improbabile amicizia tra un delfino ed uno squalo; i due dividevano uno spazio comune all’interno di un acquario e a forza di dividere lo spazio avevano iniziato ad interagire pacificamente (in natura solitamente i delfini non sono amichevoli con gli squali e riescono anche ad ucciderli colpendoli con il “naso a bottiglia” che caratterizza i tursiopi). Quando, tempo dopo, lo squalo morì, il delfino, conscio della differenza interspecifica e della necessità dello squalo di essere in continuo movimento, forse proprio per ragioni legate alla rivalità che originariamente anima le due specie, attuò un comportamento che solitamente si manifesta tra i delfini appartenenti ad uno stesso gruppo e cercò di costringere il suo “amico” al movimento e non lo abbandonò per 3 interi giorni, compiendo quello che potremmo definire un disperato tentativo di soccorso.
A voi la morale e la scelta di boicottare i delfinari.