Siamo alle solite, nel mondo ritirano i farmaci perchè sono pericolosi ma in Italia si tentenna e intanto il famaco continua a circolare. Sto parlando della fenformina che da sola o associata alla cloropropamide è utilizzata da 5-6mila pazienti in Italia.
Pensate che in America è stata bandita negli anni ottanta, perchè causa acidosi lattica, anche mortale, un accumulo di acido lattico nel corpo, con conseguente riduzione del catabolismo. L’acidosi conduce ad acidificazione del sangue ed è considerata una forma distinta dell’acidosi metabolica, ma può portare ad essa. Le cellule producono l’acido lattico quando usano il glucosio per creare energia in assenza di ossigeno, che risulta essere insufficiente. Se troppo acido lattico rimane nel corpo, l’equilibrio si capovolge e la persona comincia ad ammalarsi. (cit. Wikipedia)
A parlare di questo caso è il presidente di Diabete Italia onlus, a margine del congresso Easd in corso a Barcellona, Salvatore Caputo:
“Si tratta di vera e propria inappropriatezza terapeutica e certamente nessun centro specialistico oggi prescrive questo farmaco e non lo fa da almeno 30 anni. Detto questo, mi chiedo perché l’Aifa, che è il nostro ente regolatore, non lo elimini dal prontuario. Non possiamo prendercela con qualche medico non aggiornato che prescrive fenformina, ma con chi non l’ha bandita finora. E anche la cloropropamide, che si usava in associazione, si sa da 15 anni che è un farmaco che provoca innalzamenti di pressione…“.
Ma perchè In Italia il farmaco non è bandito? Ma sopratutto perchè viene ancora così largamente utilizzato? Probabilmente chi ha iniziato la terapia vent’anni fa continua col farmaco prescrittogli appunto vent’anni fa… ma i medici che prepararno la ricetta per il farmaco?
A puntualizzare la cosa è il professor Stefano Del Prato, vicepresidente dell’Easd, l’Associazione europea per lo studio del diabete, dirigente del Dipartimento di Endocrinologia e metabolismo, ortopedia e traumatologia, medicina del lavoro dell’Università di Pisa nonché l’Unità operativa di Malattie metaboliche e diabetologia dell’Aoup:
“Non capiamo come mai l’Aifa sia così solerte nel bloccare i nuovi farmaci per la cura del diabete, come le incretine, nonostante molti studi abbiano dimostrato la loro sicurezza d’uso e non sia altrettanto pronta a ritirare dal mercato altre medicine, oggettivamente rischiose. Non vorremmo che le attenzioni dell’ente regolatore fossero legate soltanto ai prezzi dei farmaci, tralasciando quelli a basso prezzo anche se rischiosi e in uso. L’Italia oggi è l’unico paese europeo dove la prescrizione delle incretine rimane limitata”.
L’Italia punta dunque al risparmio, le incretine sono care ma non solo abbassano la glicemia ma riducono anche gli effetti collaterali, soprattutto l’ipoglicemia… Inoltre secondo i diabetologi questa mancanza di controllo sui farmaci si traduce in un aggravio di costi per il servizio sanitario.
Ne parla proprio il presidente eletto Sid, Enzo Bonora:
“Per il diabete spendiamo 12 miliardi di euro annui, l’11 per cento della spesa sanitaria. Ma il 95 per cento di questo importo colossale non è legato ai farmaci, che incidono dal 5 al 7 per cento, le incretine dell’1 per cento, ma ai ricoveri per le complicanze, che sono tante perché il diabete aumenta il rischio di ammalarsi di qualsiasi altra patologia”.
Così mentre i malati continuano ad aumentare, le cure sono pericolose e i pazienti costano allo stato più in complicanze che altro… Noi cosa facciamo? Informiamoci, controlliamo se qualcuno vicino a noi, o noi stessi, affetto dal diabete, utilizza questo farmaco e chiediamo spiegazioni al medico. Non possiamo permettere di essere vittime della superficialità.
[Fonte LaRepubblica.it]