Animalismo
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La tigre siberiana in Cina rischia l'estinzione

Di Valeria Bonora - 5 Dicembre 2011

Scompariranno nel giro di venti anni le ultime tigri siberiane in Cina. La denuncia arriva dal Wwf cinese che in uno studio sottolinea come negli ultimi 70 anni il numero di questi felini sia crollato da 300 a un numero tra 18 a 22.


Secondo Zhu Chunquan direttore della conservazione della biodiversità dell’ufficio pechinese del Wwf, se il governo cinese non prenderà provvedimenti, la scomparsa del grande felino è certa. I bracconieri sono il maggiore rischio per le tigri siberiane, non solo coloro che sparano alle tigri, ma anche coloro che cacciano gli animali selvatici che i felini mangiano, facendo così mancare loro il cibo.
Nel 1996, la Cina prese finalmente concreti provvedimenti per arginare il disastro ecologico provocato dall’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali che aveva decimato la fauna della provincia dello Jilin e minacciava di provocare l’estinzione delle minuscole popolazioni locali di tigre e leopardo dell’Amur costrette nelle aree boschive più isolate delle contee cinesi dell’Hunchun settentrionale, del Wangqing e dell’Antu
Furono istituite negli anni, nove riserve naturali con il risultato positivo, nel 2006, di mettere sotto tutela l’11,6% del territorio provinciale e ottenere un aumento del densità di cervidi e cinghiali – le prede abituali della tigre – rispettivamente del 44% e dell’80%. La bassa densità di ungulati nel Jilin è considerata, infatti, il principale ostacolo al ripopolamento della tigre.
Due anni dopo, la popolazione di felidi non si era ancora ripresa. Un monitoraggio del WCS condotto dall’equipe di Dale Miquelle tra il febbraio e il marzo del 1998 stimava la presenza di una popolazione totale di sole 4 o 6 tigri e 4 o 7 leopardi. Nonostante la presenza di cacciatori di frodo, l’ostacolo principale rilevato era costituito dall’eccessiva pressione venatoria sugli ungulati (circa 3.000 animali uccisi all’anno) così elevata da rendere difficoltoso il procacciamento del cibo da parte dei predatori.
Il secondo fattore di rischio era costituito dalla frammentazione eccessiva dell’habitat di queste popolazioni. La necessità di ridurre la frammentazione delle popolazioni sul confine avrebbe condotto la Cina ad istituire, nel 2001, la riserva naturale di Hunchun a ridosso del Changbai settentrionale per creare un corridoio di passaggio – attraverso l’area protetta di Barsovy – verso quella russa di Kedrovya Pad e favorire la fusione tra le due popolazioni. La riserva di Hunchun ha un’estensione di circa 1.400 km2 e svolge un ruolo significativo per la protezione non solo della tigre, ma anche del leopardo dell’Amur.
 
 
Nel 2006, il governo locale ha annunciato un controverso piano di reintroduzione di alcune tigri allevate in cattività allo scopo di consolidare l’esigua popolazione selvatica.
Al 2007, la popolazione cinese della tigre dell’Amur si attestava sui 18-22 esemplari.

 




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