Conoscete Hachiko?
È il protagonista di una storia commovente, dalla quale alcuni anni fa è stato tratto un drammatico film; era un cane che, dopo aver perduto il padrone, pur sapendo che non sarebbe più potuto tornare, non si rassegnò a quella ingiusta morte e per 10 lunghi anni, tutti i giorni, rimase ad attenderlo di fronte alla stazione della sua città, con pazienza.
Di Hachiko ce ne sono tantissimi, animali che riescono, soltanto con la loro silenziosa presenza, a raccontarci il loro dolore, perché quando il loro umano compagno viene portato via è come se il cuore del cane, ancora in vita, andasse in pezzi scatenando un dolore immenso.
Possiamo affermarlo perché è così grande che ognuno di noi può riuscire a sentirlo, quasi a toccarlo, e la nostra emozione, che si scatena quando una di queste storie ci viene raccontata, è proprio la percezione e la comprensione di quel dolore.
E allora concetti come empatia, comprensione, intuito, percezione, sensazione, non sono umani, noi gli abbiamo solo dato un nome, ma ognuno di questi è nato col mondo e appartengono perciò a tutto ciò che fa parte del mondo, niente escluso.
Qualche anno fa arrivò fin qui dalla Cina la storia di Lao Pan e del suo cane; quando Lao Pan morì, dell’animale si persero le tracce finchè qualcuno lo trovo lì, sulla tomba dell’uomo, a vegliare su di lui che era la sua ragione di vita.
E ancora, Miguel Guzman, un uomo argentino, e Capitano, un meraviglioso Pastore Tedesco, che da un giorno all’altro subì la perdita del padrone, morto in ospedale e subito portato presso un cimitero.
Capitano si trovava in casa, non sapeva cosa stesse succedendo ma dopo aver atteso Miguel per alcuni giorni, capì; sembra incomprensibile, ma senza perdere altro tempo, andò dritto sulla tomba dell’uomo, come se conoscesse già la strada, senza alcun dubbio o incertezza, e da quel giorno si trova lì, solo a vegliare.
In Italia, Massimo e Pepe erano inseparabili; quando Massimo venne a mancare, Pepe dimostrò grande forza e dignità e, seppur distrutto dal dolore, prima in chiesa e poi al cimitero non negò al defunto la sua presenza in onore del profondo amore nei confronti del suo inseparabile amico.
Una donna, un giorno, durante il funerale della madre, di fronte all’arrivo di un branco di randagi, affermò con certezza che quelli non erano soltanto i cani di cui l’anziana si era presa tanto cura, ma erano veri e propri angeli, non aveva alcun dubbio.
Quegli animali, in Messico, apparentemente ignari di quanto successo, erano partiti dalla loro città camminando per chilometri per raggiungere il paese in cui era in corso la veglia della donna.
Non potremo mai capire come, ma tutti loro sapevano bene che l’anziana signora aveva perso la vita e sapevano ancor meglio il luogo esatto in cui si trovava e, ancora, cosa avrebbero dovuto fare arrivati a destinazione, adagiarsi e vegliare.
Erano angeli? O la forza dell’amore porta ogni essere vivente a vedere oltre, a capire senza sapere, a sentire quello che nessuno gli racconta?
Gaia Di Giovanni