Non ci occupiamo di abiti firmati.
L’unica firma che conta per noi è la tua!
Questo lo slogan col quale la LAV invita tutti a sostenere la campagna contro le pellicce.
Ce l’aveva quasi fatta.
Dal 2005 al 2009 in Italia sono state acquistate
sempre meno pellicce.
Ma qualcuno aveva tutto l’interesse nel farle tornare di moda e così nel 2010 il settore inizia la sua ripresa grazie a un trucco: riproporre la pelliccia sotto forma di accessorio o inserto per cappotti, scarpe, borse e cappelli. Insomma, la pelliccia si trova ovunque. Come se fosse solo un dettaglio ma la sua industria rappresenta in media il 2,8% degli acquisti di abbigliamento con un fatturato superiore agli 800 milioni di euro.
Si stima che ogni anno nel mondo almeno 70 milioni di animali siano allevati per l’industria delle pellicce più altri 10 milioni catturati in natura.
Per ricavare un “normale” cappotto di pelliccia sono necessari: 12-15 linci, 10-15 lupi o coyote, 15-20 volpi, 60-80 visoni, 27-30 procioni,10-12 castori o 60-100scoiattoli. (Dati: Fur Free Alliance)
L’elenco delle specie sfruttate per l’allevamento è lunghissimo, le più diffuse includono: visoni e lontre, castori e conigli, ermellini e volpi, zibellini e scoiattoli.
Per poter rispondere al criterio commerciale qualità/quantità, negli allevamenti i visoni vivono:
• richiusi, singolarmente, in gabbie metalliche di dimensioni insufficienti con un fondo in rete metallica che ferisce le zampe
• esposti al gelo dell’inverno, perché così la pelliccia diventa più folta e preziosa
• esposti al sole estivo, a causa delle gabbie senza riparo, e quindi vittima di disidratazioni spesso mortali
• privati di un’alimentazione naturale
Considerata la preclusione alle attività motorie, ingabbiati gli animali sviluppano comportamenti stereotipi come:
• il succhiare o mordere il proprio manto o la propria coda, fino a procurarsi delle automutilazioni anche degli arti
• il compiere esercizi motori esasperati che non hanno finalità
• il dimostrare fenomeni di aggressività nei confronti dei propri simili
In queste condizioni la garanzia di vita è quella minima sufficiente a procurare il prodotto finale: la pelliccia. L’ esistenza dell’animale ‘da pelliccia’ dura anche fino a sette mesi, contro un’aspettativa di vita di 10 anni in natura
I sistemi di uccisione (di ‘abbattimento’ nel linguaggio tecnico) degli animali da pelliccia sono volti al minor danneggiamento possibile del manto, cioè dalla merce e le alternative prevedono:
• la rottura delle ossa cervicali,
• l’ asfissia,
• le scariche di corrente elettrica,
• il colpo alla nuca,
• la botta contundente al muso,
• le iniezioni letali
I visoni si sopprimono tramite soffocamento – in speciali camere a gas – con il monossido o il biossido di carbonio. La morte è lenta e provoca fitte lancinanti alle vie respiratorie.
Il 10 e l’11 Dicembre in piazza per dire
Basta alle pellicce!
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