In un altro articolo vi ho parlato di Babies, un film documentario dalla nascita ai primi passi dei bambini in diverse culture, precisamente: africana, giapponese, asiatica e americana.
Per poter vedere il documentario guardate —> Babies on Vimeo
Non vi racconterò tutto il film ovviamente perché mi auguro che lo guardiate voi nelle vostre case con i vostri bambini, ma vorrei parlare con voi delle considerazioni che ho avuto nel guardarlo. Il film comincia con due bambini africani che battono due pietre… Uno dei loro giochi preferiti. A mio avviso molto montessoriano!
La cultura africana, si comprende, è estremamente naturalista. Vivono seminudi, adulti e bambini, a contatto con la terra, al livello (inteso come livello del suolo) degli animali, liberi di strisciare, leccare, toccare… Sempre a contatto con la mamma, il seno come fonte di tutto il benessere, fisico e psichico. Nati e vissuti nella natura, madre terra, unico riparo una capanna di fango e paglia. Liberi. Estremamente liberi. Nessuna punizione, nessun intervento inadatto.
Vediamo poi nella cultura asiatica (basandosi sempre sulle immagini del film) come invece i neonati vengano subito fasciati e resi immobili, privati del minimo stimolo, senza contatto fisico. L’evoluzione della crescita avviene sempre nella più completa solitudine del bambino, che come unica fonte di stimolo ha gli animali che gli girano (anche pericolosamente) intorno e il fratello che rappresenta l’unica presenza umana costante, a volte anche ragionevolmente ostile. La madre si vede poco e talvolta solo per assolvere ai “doveri” fondamentali.
Nella cultura giapponese vediamo una madre presente, che cerca di alternare passeggini e fasce, che cerca di dilettare la figlia con corsi di vario genere, che partorisce in ospedale e cerca di immettere la figlia nella società sin da subito. Molto vicina al nostro tipico maternage.
La bimba americana mi sembra quella che si vede più spesso nelle nostre case… Una bimba super pulita e igienizzata, una casa ordinata, dei giocattoli a sua disposizione, la nonna che le legge i libretti, la mamma che le parla, mai libera di annoiarsi.
Considerazioni personali, certo, e il male non sta da nessuna parte, tutti si agisce credendo che sia il meglio per il proprio bambino o nipote, ma sfido chiunque di voi a non restare esterefatto dalla diversità estrema della gestione di un bambino, della sua crescita e del suo sviluppo nelle diverse culture.
Quale bambino sembra più felice? Quale bambino ha più possibilità di esplorare? Se vogliamo, per il nostro vivere quotidiano, sicuramente vedremo delle estremizzazioni nelle altre culture, ma altrettanto credo che potremo vederle nelle culture che più ci somigliano se guardassimo con occhi obiettivi. Per noi (molti di noi) tutto è fonte di pericolo più che di scoperta: il bebè e il suo biberon sono sterilizzati con i più sofisticati strumenti, non si possono sporcare perché subito li cambiamo, li riempiamo di creme, cremine ecc… Non gli permettiamo di toccare la terra perché è piena di germi, non conoscono la polvere naturale, le pietre per carità che si fanno male, niente coltelli, cibo sano e sterilizzato. Strisciare nelle pozzanghere? Per carità che si prendono una malattia! Insomma, tutto ciò che per loro è fonte di attrazione, per noi è pericolo!
Quindi tendiamo a bloccare, a vietare, non accorgendoci che così facendo vietiamo loro di sperimentare la vita. Chiaramente nessuno dice di non guardare i bambini e di fargli fare qualsiasi cosa, ma molte volte blocchiamo loro per nostre paure che se ci pensassimo bene non avrebbero ragione di essere.
Se ci pensiamo attentamente sono molto più pericolose le nostre case di un giardino esterno o una vita all’aria aperta. Cosa può capitare in un giardino? Mangia la terra? Un verme? Cade? Certo, può succedere, ma nulla che attenti alla vita. E le nostre case sono altrettanto sicure? Detersivi, medicine, corrente elettrica, mensole su cui arrampicarsi, televisione e mille altri dispositivi che possono esplodere, cadere ecc… Insomma, un covo di pericoli, senza pensare che generalmente riserviamo “un’accoglienza ironica“, come dice la Montessori, ai nostri neonati, poiché la casa non viene modificata per il nostro bambino, ma resta un mondo pieno di “gambe” se visto dai suoi occhietti. Guardiamo dunque con occhi obiettivi il nostro maternage e ascoltiamo i nostri bambini e i loro bisogni di esplorazione e di accudimento, di braccia calde che gli dicono che non è solo, di sorrisi rassicuranti di fronte ad una nuova esperienza!
Vivere Montessori vi augura una buona visione e buone riflessioni!
Educatrice Manuela Griso