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Cavalli che trainano carrozze: la sofferenza che non vogliamo vedere!

Di Gaia Di Giovanni - 30 Novembre 2014

Roma: un cavallo a terra per un malore davanti a Palazzo Chigi

Quasi un mese fa un cavallo si accasciava per le vie di Roma; era esausto e, sdraiato sulla strada, si rifiutava di muoversi ignorando completamente i richiami dell’uomo al quale apparteneva.

Era un lavoratore e svolgeva un servizio in favore dei turisti portandoli di qua e di là soltanto con l’aiuto della sua stessa forza, riusciva a trascinare una pesante carrozza come fosse la normalità.

E in effetti per lui era davvero la normalità, come per tutti gli altri cavalli che subiscono il medesimo destino e per tutta la vita sostano accanto ad un marciapiede in attesa di turisti troppo stanchi per poter camminare ancora sui loro piedi e bisognosi di un aiuto per scoprire qualche altro angolo della città comodamente seduti su quel mezzo di trasporto.

Ognuno di noi ne ha incontrati migliaia, in ogni città, in ogni strada e in ogni stagione, soprattutto in estate ma fondamentalmente tutto l’anno e a qualsiasi ora; ma siamo così distratti e tanto abituati a vederli tra noi che quasi non ci facciamo più caso, non sentiamo quasi più quella sensazione di fastidio che ci pizzica dall’interno e ci fa venir voglia di protestare ma non capiamo perché, perchè in quello che vediamo c’è qualcosa di sbagliato, lo sentiamo, ma è complicato capire cosa.

Beh, di sbagliato c’è tanto, è sbagliato che il cavallo trasporti una carrozza, è sbagliato che venga percosso affinchè si muova ed è sbagliato che i turisti salgano lì sopra, ma il fatto che la società accetti completamente questo sotto ogni aspetto forse rende quel fastidio, se ancora lo sentiamo, molto strano, quasi fosse fuori luogo perché il nostro mondo funziona così ed è stupido scontrarsi con le sue leggi, sono ormai troppo radicate e saremmo ridicoli.

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È proprio a questo punto che dovremmo rimanere ben saldi per mantenere a tutti i costi la nostra convinzione, pur sembrando ridicoli, esageratamente etici e pignoli, ce lo diranno in tanti ma solo il fatto di sentire, anche leggermente, quel fastidio alla vista di una botticella, significa che qualcosa di sbagliato c’è davvero, e non stiamo esagerando, osserviamo solo la realtà e, piuttosto che dimenticarla dopo un momento, la imprimiamo nella mente e ci riflettiamo su, ed è proprio a quel punto che siamo capaci di diventare critici e iniziamo a combattere contro una cosa che non riteniamo giusta, con convinzione e forte motivazione.

Solo quando quel cavallo è caduto ed è rimasto immobile è stato degnato di qualche sguardo in più, erano solo curiosi, pochi davvero preoccupati, ma finalmente tutti si sono accorti che, non solo il cavallo era gravemente esausto, disidratato, assetato e affamato, ma sul suo corpo erano fin troppo visibili i segni del suo lavoro.

Ovviamente gli animalisti sono insorti ma non perché, come spesso si pensa, hanno voglia di far tragedie e ne godono, ma perché ormai da troppo tempo è stata fatta più volte richiesta a vari personaggi al potere di eliminare questo genere di servizio che schiavizza palesemente esseri viventi e sostituirlo con veri servizi, moderni e efficienti che, ad esempio, trasportano i turisti su carrozze elettriche.

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Ogni animalista si è chiesto se è davvero necessario, tutte le volte, far accadere simili episodi prima di accorgersi che forse c’è qualcosa che non va; con poco una realtà triste potrebbe essere capovolta e diventare rispettosa nei confronti di chi ne ha sofferto.

E sempre gli animalisti si sono chiesti se è giusto definire animalista chi si preoccupa del bene degli esseri viventi e se non sarebbe il caso di mettere da parte classificazioni e denominazioni e considerarci semplicemente persone vere.

Ma ancora, dopo questo episodio nessuno si muove tranne, come al solito, gli animalisti che, dopo aver atteso e aver sentito solo silenzio, hanno deciso di scrivere direttamente al Parlamento Europeo nella speranza che almeno lì qualcuno stia ascoltando.

Questa è la PETIZIONE, firmiamola per esprimere la nostra voglia di cambiamento per una società migliore.

Gaia di Giovanni

 





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