«Io sono un povero peccatore e faccio quel che posso anch’io, ma che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva».
Queste le parole di don Enrico Torta, parroco di Dese nel veneziano scritte nel bollettino parrocchiale e rivolte ai fedeli dopo la vicenda dei tre suicidi avvenuti nei giorni scorsi a Civitanova Marche.
Ai fedeli dice anche: “Quando ho letto del biglietto dove marito e moglie dicevano “scusateci ma abbiamo una dignità”, mi sono sentito annichilito, meno di niente. Questo è un macigno che dobbiamo tutti portarci sulla coscienza, perché quanto successo, anche se in tono minore, ci sta attorno, quasi sempre vediamo simili situazioni ma non vogliamo guardarle e saperne portare il peso”.
E lancia parole di denuncia alla classe politica: “Cosa dicono di questo evento i nostri servitori delle comunità, ossia gli eletti nei partiti, che stanno facendo le meline attorno ai loro orgogli mentre la nave, con fatti simili, sta davvero affondando? Non hanno il coraggio, come dei vigliacchi, di un atto di intelligente umiltà, di prendere decisioni veramente politiche, a servizio della polis?. Vergogniamoci, dobbiamo tutti vergognarci”.
Questa la dichiarazione del parroco: “Bisogna costringere i ricchi a tenere per sé quello che gli serve per vivere e il resto prenderlo per la collettività. Perché la vita di un uomo non ha prezzo”. E proprio per le sue parole è stato ribattezzato “il parroco Robin Hood”.
✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬✰✬
Seguiteci sulla Fanpage di Facebook EticaMente