La figura del Buddha, in sanscrito “il risvegliato”, origina dalla vita di Siddhartha Gautama, il principe indiano che, divenuto lungo gli anni di ricerca spirituale filosofo e mistico, diede nascita alla filosofia religiosa basata sugli insegnamenti per raggiungere l’illuminazione: il buddhismo.
Chi era il Buddha: breve introduzione storica
Siddhartha nacque nel Nepal meridionale, a Lumbinī nel VI secolo a.C. da una coppia reale che attese a lungo un erede. Finalmente, il suo arrivo fu annunciato da un elefante bianco, simbolo sacro di purezza, apparso in sogno a sua madre la regina Maya, che morì sette giorni dopo averlo dato alla luce.
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Per assicurare una futura successione al trono, il rāja Suddhodana e padre di Siddhartha, crebbe il figlio nel palazzo reale dov’erano banditi la morte, la malattia e la sofferenza, creando intorno al giovane un mondo di perfezione e beatitudine illusoria dove nemmeno i fiori morivano (erano rimpiazzati di nascosto appena appassivano), per spingerlo a non desiderare altro che proseguirvi la sua vita. Il principe si sposò all’età di sedici anni con Yashodharā e tredici anni dopo il matrimonio nacque il loro unico figlio, Rahula.
Tuttavia, anche se era destinato al potere, Siddhartha manifestò sin da giovanissimo una natura più contemplativa che guerriera, che lo spinse giunto ai suoi 29 anni oltre le porte della sua prigione dorata dove vide per la prima volta la malattia. La seconda volta che si avventurò oltre i cancelli del palazzo scoprì la vecchiaia. Alla sua terza uscita incontrò la morte. Da qui iniziò la ricerca spirituale che lo portò sulla via della liberazione dalla sofferenza, la Via di Mezzo.
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Il Buddha come simbolo di pace e illuminazione
Dopo aver raggiunto un profondo stato di pace interiore ed aver interrotto il ciclo delle reincarnazioni (samsara), Siddhartha prese il nome di Buddha, “l’illuminato”. Da allora venne spesso rappresentato con un’aureola sulla testa o dietro la schiena e divenne un importante simbolo spirituale capace di infondere serenità, equilibrio interiore, pace.
Da allora, ogni sua raffigurazione custodisce un significato simbolico prezioso, un insegnamento da cogliere.
Cosa significano le diverse posture e gesti del Buddha
Le statue del Buddha rappresentano suoi molteplici aspetti, alcuni momenti peculiari della sua vita ed i suoi insegnamenti. Le posizioni raffigurate non sono casuali ma indicano alcuni asana che secondo l’ Hatha Yoga servono a purificare i canali sottili detti “nadi” ed incanalare l’energia.
Gli asana maggiormente raffigurati dal Buddha sono principalmente tre: seduto in meditazione, in piedi, sdraiato. Vi è anche una minoranza di sculture che lo rappresentano nell’atto di camminare. Ogni variante degli asana evidenzia un concetto, un insegnamento; a completarli vi sono i mudra, espressioni di un linguaggio gestuale rituale ed esoterico.
Il Buddha seduto
Il Buddha seduto a gambe incrociate con la pianta dei piedi rivolta verso l’alto in Padmasana, o posizione del loto, tenendo la mano destra alzata all’altezza della spalla simboleggia la protezione e la benedizione.
Quando sorregge a mani congiunte un vaso per la raccolta delle offerte, esso rappresenta la compassione verso tutti gli esseri senzienti.
Se invece dal vaso fuoriescono delle piante, ed è sorretto solo dalla sinistra mentre la destra è abbassata verso il suolo col palmo rivolto verso l’esterno nella posizione del Varada Mudra, siamo di fronte al Buddha della Medicina che esprime anche il concetto di trasformazione.
Esistono molte altre varianti del Buddha seduto, ognuna con un particolare mudra dal significato profondo ed articolato. Citiamo a titolo d’esempio: il Dharmachakra o “Ruota del Dharma”, il Bhumisparsha o la sottomissione del demone tentatore, o ancora il Dhyana mudra o “mettere in moto la ruota dell’insegnamento”.
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Il Buddha sdraiato
Quando la mano destra del Buddha sostiene la testa e gli occhi sono aperti, siamo di fronte alla raffigurazione del Sayana Buddhasana, il riposo del Buddha. Giunto a questo punto tutto è stato compiuto e il Buddha, in uno stato di totale quiete interiore, attende semplicemente il raggiungimento del Nirvana.
Vi è una seconda rappresentazione del Buddha questa volta ad occhi chiusi e il braccio posto tra la testa e il cuscino che raffigura la conclusione della sua vita terrena e la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni.
Il Buddha in piedi o mentre cammina
Le statue del Buddha eretto possono raffigurarlo mentre esegue il Vitarka Mudra che simboleggia l’insegnamento, oppure l’ Abhaya Mudra con una mano (“Riconciliazione dei Familiari”) o con due mani (“Calmando le Acque”, “Prevenire le calamità naturali”).
I simboli comuni nelle rappresentazioni del Buddha
L’impronta del piede con la ruota del Dharma (Dharmacakra) è spesso connessa al Buddha sdraiato e ricorda il racconto dei primi sette passi del Buddha e il suo percorso verso l’illuminazione. Secondo la tradizione, il Buddha avrebbe messo in moto la ruota del Dharma col suo primo sermone. Essa sarebbe secondo l’iconografia buddista un’arma sacra capace di colpire gli errori, gli attaccamenti e tutti gli ostacoli che impediscono agli esseri senzienti di risvegliarsi alla loro qualità di buddha (risvegliati) e raggiungere il Nirvaṇa.
Il vaso dei tesori che il Buddha tiene in mano è uno degli Otto Segni di Buon Auspicio (Astamangala) e simboleggia l’infinita qualità del Buddha nell’insegnare il dharma. I suoi insegnamenti sarebbero come un vaso che non si svuota mai.
Il parasole o chatra posto sopra la sua testa rappresenta la protezione degli esseri senzienti dalle forze malevoli e dalle malattie. È anche un simbolo di potere e regalità oltre che delle qualità protettrici del sahasrara (il settimo chakra). Secondo la tradizione, tutti gli esseri che dimorano nel Dharma vengono protetti dal chatra.
Il fior di loto sul quale il Buddha è spesso seduto simboleggia la purezza originaria, l’illuminazione.
…E il Buddha felice?
La rappresentazione del Buddha felice e panciuto viene spesso confuso col Buddha storico (Gautama Buddha) ma non ha nulla in comune con lui se non il raggiungimento dell’illuminazione (“bodhi”). Si tratta in realtà di Budai (chiamato anche Hotei in Giappone), un monaco cinese onorato sia nel buddismo che nel taoismo e nello shintoismo.
Budai, il “Buddha felice”, personifica la bontà come narrano le numerose leggende che testimoniano della sua natura generosa, sempre intento ad aiutare i bambini e i bisognosi, grazie alla sua bisaccia sempre colma di ogni bene. Nella tradizione popolare simboleggia la fortuna, l’abbondanza, la felicità.
Fonti e approfondimenti:
• Asana. Le posture principali del Buddha
• Museo delle Civiltà. L’origine dell’immagine antropomorfa del Buddha
• Standford University: Mudras of the Great Buddha. Symbolic Gestures and Postures (pdf)