Psicologia

Ferie finite: come rendere la quotidianità una vacanza

Di Redazione - 4 Settembre 2024

Settembre è arrivato e con esso la fine delle ferie e il ritorno al lavoro. Il ritorno dalla pausa estiva è un’occasione preziosa per riguardare alla nostra vita e porci delle domande nuove: “la mia quotidianità è come la voglio?”, “posso migliorare qualcosa tutti giorni per rendere più ricca la mia giornata?“. Abbiamo voluto affrontare queste grandi questioni chiedendo consiglio a Selene Calloni Williams, scrittrice, viaggiatrice, documentarista, autrice di numerosi libri e documentari che trattano di psicologia ed ecologia profonda, di sciamanismo, yoga, filosofia e antropologia. Selene è spesso ospitata tra le pagine di Eticamente poiché la sua visione del mondo e dell’interiorità umana è fonte d’ispirazione per tutti noi. Ecco le sue preziose risposte alle nostre domande.

1) Sta finendo l’estate e per tutti ormai è ora di tornare al lavoro e alla quotidianità: la vacanza è spesso considerata una soluzione temporanea a una vita insoddisfacente. Secondo lei, Selene, è possibile trasformare la quotidianità per renderla simile a una vacanza continuativa? Se sì, in che modo?

Il verbo latino “vacare”, da cui deriva il termine “vacanza”, significa “essere vuoto”, “libero”. Quando si è “in vacanza” si può essere vuoti, liberi dal ruolo sociale che si riveste durante tutto il resto dell’anno. In pratica si può cessare di essere “qualcuno” e si può essere “chiunque”. Si possono fare cose che normalmente non si fanno -magari oziare- cose che, a volte, sorprendono la nostra stessa mente. È un processo di de-personalizzazione, in cui ci si può togliere la maschera (il termine “persona” viene dall’etrusco “phersum” che indicava la maschera degli attori) e si può smettere di recitare il proprio ruolo sociale. Questo è un toccasana per l’anima, la quale non ha il senso dell’individualità ed è costretta dentro i limiti dell’Io per tutto il resto dell’anno.
L’ozio della vacanza è sacrosanto, permette all’anima di respirare e, infatti, è proprio nei momenti di ozio che si hanno le idee migliori e si possono rigenerare le energie. La creatività, le grandi idee, hanno bisogno del dolce far niente per manifestarsi.
Quanto più si è prigionieri del proprio Io e del proprio ruolo sociale, quanto più ci si stanca e ci si annoia e si ha bisogno di andare in vacanza.

Il termine individuo (dal latino “in” privativo e “dividuus” “diviso” significa “indivisibile”). Nell’antica Grecia – dove non esisteva il senso dell’Io così inteso – non esisteva il concetto di vacanza.
Perché fuggire da se stessi quando nessun uomo era qualcuno, ma ogni uomo poteva essere tutti gli uomini e la natura nel suo complesso; in sostanza un canale di forze cosmiche chiamate gli dei?
La vacanza è un momento di scissione dell’identità in cui possiamo sentire dentro di noi l’energia del mare, del sole, delle montagne, delle foreste e ascoltare la natura che ci parla. Così, quando siamo in vacanza possiamo destrutturare il nostro Io e ritrovare un’unione con la natura, comprendendo le forze, le voci e le istanze che ci popolano: il corpo, l’anima, l’intelligenza, l’emozione: tutte voci che hanno finalmente il diritto di farsi sentire. Per gli antichi queste voci erano gli dei (“eidola”), per noi sono immagini e situazioni attraverso le quali scarichiamo tensione nervosa e ci sentiamo ispirati e rigenerati.
A questo punto è quasi scontato dire che, se siamo capaci di non cadere mai vittime o prigionieri del nostro Io e del nostro ruolo sociale, se siamo capaci di ascoltare la voce degli dei, delle emozioni e delle istanze naturali, non abbiamo bisogno di andare in vacanza, cioè dell’“essere vacanti”, perché possiamo essere sempre “in vacanza”.

Non essere distratti dalla maschera sociale, essere attenti alla propria natura, in una parola “ascoltarsi”: questo è essere in vacanza. Si tratta di una condizione conquistabile a gradi di intensità crescente. C’è, infatti, chi va in vacanza e non si riposa per niente perché non riesce a togliersi la maschera, cioè a staccare dal proprio ruolo sociale.
Ciò che può davvero aiutarci a fare di tutta la nostra vita una vacanza è la meditazione. Che si tratti di meditazione buddhista, yoga, cristiana o di altra tradizione ancora, il cammino spirituale è ciò che può portare la nostra vita in vacanza 365 giorni all’anno.
Vacanza, infatti, non è mancanza di impegno, ma assenza di sforzo. Questa è una condizione che si
verifica quando agiamo con passione e non controvoglia.
Ascoltare le istanze della nostra natura, delle emozioni, del corpo dell’intelligenza, le “voci degli dei”, è fondamentale per agire con passione. Abbiamo bisogno di più spiritualità e di meno indottrinamento. E poi abbiamo necessità di arte, che è ciò che vi è di più simile all’autentica spiritualità.

Portare l’arte, la cultura e la spiritualità nella vita di tutti i giorni ci aiuta ad essere quotidianamente nello stato della vacanza, cioè della libertà, ed azzera il bisogno di evadere da una vita frustrante.

2) Siamo spesso insoddisfatti della nostra vita: è sempre stato così anche in passato oppure qualcosa nel tempo è andato storto? Da dove arriva tutta questa nostra insoddisfazione?

Non è facile. È semplice perché è naturale, ma non è facile non sentirsi insoddisfatti. L’anima è imprigionata nell’Io, nella “persona”, nella “maschera”. In questo stato non importa quale lavoro facciamo, fosse anche il più bello e gratificante del mondo, prima o poi sentiamo insoddisfazione e il bisogno di evadere. Chi prova insoddisfazione è l’anima. Non era così prima della nascita dell’Io inteso come individualità indivisibile, cosa che è avvenuta con le religioni abramitiche (un solo Dio, un solo leader, un solo capo, cioè un solo Io) e si è rinforzata con il razionalismo.

Abbiamo bisogno di superare la mente razionale attraverso la scoperta di un istinto ordinato e consapevole, capace di guidarci in una vita appagante.

Selene Calloni Williams
Credit foto per gentile concessione di Selene Calloni Williams

3) Può consigliarci 3 abitudini quotidiane che possono migliorare le nostre giornate?

Mangiare sano, meditare, praticare uno yoga iniziatico.

4) Quando ci sentiamo sopraffatti dai nostri impegni quotidiani cosa possiamo fare? C’è una tecnica da mettere in atto che potrebbe aiutarci in questi momenti di difficoltà?

È necessario comprendere che il senso della vita è essere impegnati. Essere molto impegnati non è essere sopraffatti, se stiamo agendo con passione, infatti, ci troviamo nella cosiddetta “esperienza di flusso”. Parlo della “flow experience” nel mio libro “Ikigai, ciò per cui vale la pena vivere” in cui descrivo come scoprire ciò che devi fare e come farlo con decisione.
L’esperienza di flusso ti accade quando sei totalmente immerso in quello che stai facendo e ti senti pienamente realizzato in quello che stai facendo al punto da perdere la cognizione del tempo, da ignorare spontaneamente le distrazioni e sperimenti appagamento e piena realizzazione.
Quindi, se ci sentiamo sopraffatti dobbiamo chiederci se quello che stiamo facendo sia qualcosa che ci dà ancora piacere o se abbiamo bisogno di muoverci verso nuove sfide sulla scia delle nostre passioni. È una questione di coraggio, di fede nella vita e nel proprio destino.

5) Qual è la sua giornata tipo?

Mi sveglio alle 5,30, faccio le pratiche dello yoga sciamanico e la meditazione poi, verso le 7/7,30 faccio una diretta social; quindi, prendo una tisana o anche acqua calda con un po’ di limone. Alle 8 inizio le masterclass online con gli studenti dell’Imaginal Acadamy. Verso le 11 faccio colazione.
Alle 11,30 inizio una lunga camminata in natura con i miei cani. Quando torno mi cucino il pranzo, seguendo i principi della “cucina immaginale” di cui parlo nei miei libri. Dopo pranzo scrivo, ho quasi sempre un nuovo libro in elaborazione, un articolo o una dispensa per i miei allievi da preparare. Rispondo anche alla posta e faccio riunioni su zoom con i miei collaboratori. Quando sono al computer sono sempre in una posizione yoga, per esempio a gambe incrociate o nella posizione dell’eroe (virasana), seduta sui talloni. Ogni venti minuti circa interrompo e mi muovo, anche solo per cambiare posizione. Un paio di volte nell’arco del pomeriggio mi concedo pause più lunghe in cui faccio una sauna o una nuotata in piscina. Prendo anche uno spuntino macrobiotico a metà pomeriggio che mi preparo al momento, per esempio semi di chia e yogurt di soia o tofu scottato o una piadina di grano saraceno con un po’ di miele.
Alla sera cerco di mangiare presto e leggero per poter completare la digestione prima di andare a letto. Dopo cena faccio le pratiche di mindfulness e yoga sciamanico oppure una breve camminata. Vado a letto presto. Do molta importanza al cibo e al sonno.

6) Vuole salutare le persone che stanno leggendo con un augurio di vita?

Ti auguro di essere abbastanza folle da seguire sempre le tue passioni e non farti convincere dal buon senso comune.
Ti auguro di essere ribelle al punto da poter sempre rompere il luogo comune.
Ti auguro di poterti sempre ricordare che sei incondizionatamente amato e di poter sempre amare molto.

E con questo meraviglioso augurio vi auguriamo anche noi della redazione un rientro alla quotidianità ricco e consapevole!

Questi gli altri contenuti di Selene ospitati tra le pagine di Eticamente:

—> “Kintsugi”, il libro di Selene C. Williams che insegna a riparare le ferite dell’anima

—> Guerrieri Immaginali: il nuovo libro di Selene C. Williams

—> “Daimon”: il libro per guarire le ferite dell’anima grazie ai miti

—> Mudra e Meditazioni per Viaggiare Tra i Mondi: l’ultimo libro di Selene Calloni Williams

—> Wabi Sabi, lo splendore della vita imperfetta

—> “Andate a teatro per nutrire l’anima!”: l’invito di Selene C. Williams

—> Selene C. Williams: 8 percorsi formativi per aprire cuore e mente





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