Significati Simbolici

Alla scoperta del sacro in natura: l’albero di mele

Di Sandra Saporito - 6 Agosto 2024

Uno dei miei primi ricordi felici è legato al ramo di un albero carico di mele con due corde e una piccola tavola di legno. Quel vecchio melo aveva quasi 100 anni e troneggiava come un vecchio saggio nel fondo del nostro giardino. Ho perso il conto dei pomeriggi spensierati trascorsi all’ombra della sua chioma, andando su e giù sull’altalena per cercare di toccare le nuvole tra una risata e l’altra. È stato il mio primo compagno di gioco ma anche un riparo sicuro dalle improvvise piogge estive e il mio primo maestro sullo scorrere del tempo.

Ho compreso la magia delle stagioni osservando i suoi fiori trasformarsi in frutti mentre la sua chioma cambiava colore per poi spogliarsi totalmente e infine, coi primi tepori, rinascere. Ma come ogni discendente di una lunga stirpe di alberi sacri come lui, il vecchio melo aveva molto ancora da insegnare.

L’albero di mele e il ricordo del paradiso

L’ albero di mele (malus domestica) deriva dal melo selvatico europeo (Malus sylvestris), figlio girovago del più antico Malus Sieversii. Le sue lontane origini risalgono alle Montagne Celesti, sul confine tra il Kazakhstan e la Cina, ai piedi delle quali sorge l’antica capitale Almaty, il cui nome antico, “Alma-Ata”, significa “nonno della mela” in lingua kazaka, indicando l’importanza che questo frutto rivestì nella storia locale per più di 6000 anni.

Il melo è il più antico albero coltivato d’Europa. Le origini antichissime di questo albero venerato da molte culture, e al quale erano dedicate offerte votive, sono intimamente legate a quelle dell’uomo di cui ha sostenuto la sopravvivenza sin dal Neolitico fornendogli cibo e medicina e diventando un simbolo ancestrale di vita e fertilità.

Un albero carico di mele
Credit foto © Pexels

Degli scavi archeologici hanno evidenziato la presenza di mele in tombe datate di 5000 a.C. che testimoniano l’importanza rituale dei frutti del melo nelle popolazioni dell’Età del Bronzo. La mela rappresentava il cibo per lo spirito del defunto oltre che un’offerta propiziatoria, simbolo di rinascita.

Se il melo origina dall’Asia Centrale, in molte leggende questo albero emblematico affonda le radici in luoghi idilliaci associati al paradiso: il giardino delle Esperidi della mitologia greca, l’Eden della Genesi o ancora la leggendaria Avalon, l’isola dei Beati nelle terre oltre il tramonto. Per molte culture, l’albero di mele apparteneva pertanto alla realtà ultraterrena e i suoi frutti vantavo proprietà quasi miracolose.

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Albero sacro nella cultura celtica

Il melo fu considerato per molto tempo un albero sacro, soprattutto dalle tribù celtiche. I suoi fiori adornavano le camere nuziali, riempiendole con un profumo sensuale che secondo le credenze dell’epoca era in grado di aumentare il desiderio. I delicati boccioli di colore bianco e rosa erano pressoché onnipresenti nei matrimoni, simboleggiando amore, bellezza, guarigione e immortalità.

Un melo in fiore

L’albero, per la sua affinità col vischio, era tenuta in massima considerazione e protetto da leggi severe: chi osava tagliarlo era punito con la morte. Grazie ai suoi frutti veniva prodotto una bevanda alcolica fresca e dissetante: il sidro, motivo per il quale l’albero era associato anche all’ispirazione divina e alla poesia.

I druidi usavano il legno di melo per costruire le loro bacchette rituali e spesso impartivano i loro insegnamenti sotto la sua chioma. Prima di profetizzare, i saggi bretoni mangiavano una mela per connettersi con la saggezza divina.

Il lato ambivalente del melo

Tra le molte leggende che hanno il melo come protagonista, vi è il mito del paradiso terrestre della Genesi dove si ergeva l’albero della Conoscenza del bene e del male di cui tuttavia non viene menzionato chiaramente il nome. L’identificazione con l’albero di mele deriva dal cristianesimo e più precisamente da un’allegoria latina che vede nel nome botanico dell’albero (“malus”) il significato sia di melo che di male. Nel Medioevo il melo divenne quindi l’emblema della tentazione, del desiderio, della perdita dell’innocenza, della lussuria, in quanto il suo frutto era stato all’origine della cacciata di Adamo ed Eva, nei quali aveva suscitato i pensieri più peccaminosi. D’altro canto, nei paesi balcanici si narrava che era in grado di rendere feconda una donna sterile.

Nella mitologia greca, Era, moglie di Zeus, ricevette come dono di nozze da Gaia, la Madre Terra, un albero di mele d’oro che assicuravano l’eterna giovinezza. L’albero sacro era custodito dalle Esperidi e dal drago Ladone su un’isola ad Ovest, al di là del tramonto. Una di queste mele venne regalata da Paride ad Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, omologa greca di Ishtar, fatto che diede iniziò alla terribile guerra di Troia e da allora la mela d’oro fu chiamata “pomo della discordia”. Sotto la protezione della dea della bellezza, la mela divenne un simbolo d’amore e fertilità, quasi onnipresente nei rituali e nelle cerimonie d’amore, che giungerà fino ai tempi nostri.

Credit foto © Pexels

Un altro esempio di ambivalenza dell’albero di mele è dovuto al veleno contenuto nella sua corteccia e nei suoi semi. Il cianuro, che ha un caratteristico odore simile alla mandorla amara, è infatti una sostanza tossica che l’albero produce per proteggersi dagli erbivori e che può avere effetti letali. Secondo le credenze antiche era proprio nel legno che risiedeva lo spirito dell’albero.

Il lato oscuro del melo ci offre una grande lezione in quanto riguarda principalmente l’uso sconsiderato che l’uomo fa dei suoi doni, ad eccezione del cianuro naturale che l’albero usa solo a scopo protettivo.

Il melo e la connessione con Venere

La simbologia ultraterrena del melo, si ritrova anche nel mito sumero di Dumuzi (Tammuz), dio pastore legato all’abbondanza, sposo di Innana (Ishtar), dea della fertilità, della bellezza e dell’amore. Secondo il mito, Innana dovette scendere per un certo periodo negli Inferi ma al suo ritorno s’infuriò nel vedere che il suo sposo non aveva osservato il lutto, ma anzi, “sedeva con maestà vicino al melo di Kulaba”.

La dea scatenò contro di lui la sua ira. Dumuzi chiese allora aiuto ad Ulu che lo trasformò in serpente per facilitare la sua fuga ma fu catturato sotto forma animale vicino al melo e lì sprofondò negli Inferi, lì “dove tutto esiste e non esiste allo stesso tempo” per rimpiazzare Innana nei suoi doveri nell’Oltretomba, dando nascita alle stagioni, similmente al mito di Persefone.

Innana/Ishtar era la raffigurazione del pianeta Venere, la stella del mattino, e lasciò nel cuore dei frutti del suo albero prediletto la sua testimonianza: tagliando una mela orizzontalmente troviamo la stella a 5 punte, simbolo di Venere; il pianeta traccia infatti un pentacolo perfetto sull’eclittica ogni otto anni, unendo in questo modo il ricordo della stella del mattino nel cuore del frutto della conoscenza.

Il melo ci offre un profondo significato simbolico che unisce in sé due aspetti che potrebbero sembrare opposti ma che costituiscono la chiave della conoscenza stessa: il veleno nel suo legno e la medicina nel suo frutto, il peccato originale e la rinascita nell’isola dei Beati, il ricordo delle stelle sulla Terra, la promessa dell’eterna giovinezza e il passaggio verso l’Oltretomba.

L’unione di questi significati nell’albero che più a lungo ha vissuto al fianco dell’essere umano lo rende di certo degno di un rispettoso saluto durante le nostre passeggiate. E chissà, meditare sotto la sua gentile chioma potrebbe essere un’esperienza preziosa ricca di insegnamenti!

→ Potrebbe interessarti anche: “Lo Spirito degli Alberi”, il libro che svela il tesoro di ogni albero che incontri

Fonti e approfondimenti

• Fred Hageneder, Lo Spirito degli Alberi. Una chiave per la vostra espansione, Crisalide Edizioni, 2010.
• Gli alberi sacri e il druidismoIl melo, storia e arteLa madre di tutte le mele sarà seminata in Italia 
• James George Frazer, Il ramo d’oro. Studio della magia e la religione, Ed. Bollati Boringhieri,  collana I grandi pensatori, 1990.

Sandra Saporito





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