Carmen Consoli, cantante e polistrumentista italiana, è conosciuta per la sua voce unica, profonda, e i suoi testi che fanno vibrare le corde dell’anima. La sua piuma è fine, poetica, ispira frammenti di vita condivisi, emozioni a fior di pelle. Essa canta esperienze autentiche, vissute da ognuno di noi, come ne “L’ultimo bacio“, la storia di un addio al quale non è possibile sottrarsi e che la cantatessa ci invita ad a vivere sull’orlo delle parole, per poter andare oltre.
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Carmen Consoli, la storia di una grande artista
Carmela Carla Consoli nasce il 4 settembre 1974 a San Giovanni La Punta, da padre catanese che le trasmetterà l’amore per la musica e da madre veneta. Appena tredicenne si esibisce nei locali catanesi con un gruppo rock, i “Moon’s dog party”.
Nel 1995, collabora alla registrazione dell’album tributo Battiato non Battiato in onore del maestro siciliano col brano “l’animale”. Poi s’incammina verso la strada che porterà al riconoscimento nazionale del suo enorme talento con la partecipazione al Festival di Sanremo. Nel 1996, la canzone “Amore di plastica” incontra il favore del pubblico e porta alla produzione del suo primo album grazie al produttore e fondatore della Cyclope Records, Francesco Virlinzi.
Segue l’ album “confusa e felice” nel 1997, il suo primo disco di platino. Sarà poi inserito nella lista dei 100 migliori album italiani secondo Rolling Stone nel 2012. Nel 1998, viene pubblicato l’album “Mediamente isterica” (disco d’oro) e poi, due anni dopo, “Stato di necessità” che presenta al pubblico “L’ultimo bacio”, che ispirerà il titolo dell’omonima commedia drammatica scritta e diretta da Gabriele Muccino.
La carriera di Carmen Consoli proseguirà con numerosi album (Tra i quali “Eva contro Eva”, “Elettra”, “Eco di Sirene”,…), premi e riconoscimenti, sia nazionali che internazionali. Sarà ambasciatrice del Telefono Rosa e vincerà due premi Amnesty International Italia per i brani “Mio zio” e “L’uomo nero”, e verrà nominata Goodwill Ambassador dell’Unicef,… Oggi faremo assieme un viaggio tra le parole di una delle sue canzoni più famose: “L’ultimo bacio”.
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“L’Ultimo bacio”, di Carmen Consoli
Questo brano è estratto da “Stato di necessità”, album pubblicato nel 2000, scritto e composto da Carmen Consoli.
Cerchi riparo, fraterno conforto
Tendi le braccia allo specchio
Ti muovi a stento e con sguardo severo
Biascichi un malinconico Modugno
Di quei violini suonati dal vento
L’ultimo bacio, mia dolce bambina
Brucia sul viso come gocce di limone
L’eroico coraggio di un feroce addio
Ma sono lacrime
Mentre piove, piove (sono lacrime)
Mentre piove, piove (sono lacrime)
Mentre piove
Magica quiete, velata indulgenza
Dopo l’ingrata tempesta
Riprendi fiato e con intenso trasporto
Celebri un mite e insolito risveglio
Mille violini suonati dal vento
L’ultimo abbraccio, mia amata bambina
Nel tenue ricordo di una pioggia d’argento
Il senso spietato di un non ritorno
Di quei violini suonati dal vento
L’ultimo bacio, mia dolce bambina
Brucia sul viso come gocce di limone
L’eroico coraggio di un feroce addio
Ma sono lacrime
Mentre piove, piove (sono lacrime)
Mentre piove, piove (sono lacrime)
Mentre piove, piove
Un viaggio sull’orlo del cuore
“L’ultimo bacio” è un viaggio parallelo a “Piove” di Domenico Modugno, pubblicato nel 1955, una canzone di separazione tra due persone di cui riprende il tema, assieme ad alcune immagini evocative (“Biascichi un malinconico Modugno/ Di quei violini suonati dal vento”) e su questa traccia, l’artista delinea la sua opera, prosegue le orme lasciate dal maestro e le porta sull’orlo dell’anima e lì ci lascia, assieme ai ricordi riemersi dalla nostra memoria personale, ad affrontare l’addio, con un’ unica via d’uscita possibile in un’orizzonte dai colori tenui, frastagliati dai ricordi di una tempesta appena attraversata, non per scelta ma per necessità.
“L’Ultimo bacio” è una ballata drammatica, dal carico emotivo che traduce in sensazioni fisiche il dolore della separazione tra due persone che si amano. È una fotografia delle emozioni provate nel difficile momento del distacco ed interpreta la tristezza e l’abbandono, l’ineluttabile.
Il testo, scritto dalla cantatessa catanese, evoca la crudele necessità di lasciar andare una persona amata non per scelta, ma perché la vita lo impone. Di questi addii forzati è costellata la vita. A volte la separazione è dovuta alla distanza che separa le persone andate a vivere in paesi lontani, a volte alla malattia che inesorabilmente porta all’addio, o ancora per altri motivi che non lasciano altra alternativa che l’allontanarsi per sempre, in un modo o nell’altro.
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L’addio, un dolore da attraversare
La canzone si apre su una ricerca di consolazione. L’immagine delle braccia tese verso il riflesso nello specchio evoca l’affidarsi all’unica persona che può capire fino in fondo ciò che si prova in quella determinata esperienza. Il dolore emotivo si traduce in sensazioni corporee e aumenta nella consapevolezza degli ultimi attimi trascorsi assieme (“L’ultimo bacio, mia dolce bambina/ Brucia sul viso come gocce di limone”).
Il sentimento si proietta poi nel cielo, mostra quanto il nostro mondo cambia assieme ai nostri stati interiori. ( “Ma sono lacrime/ Mentre piove”). L’immagine dell’afflizione è narrata attraverso tre dimensioni diverse (materia, emozione, cielo) indicando la totalità dell’esperienza vissuta: la separazione affligge il corpo, il cuore e l’anima. Coinvolge l’essere nella sua totalità.
Le parole prendono per mano, ci accompagnano nel viaggio che attraversa questo lutto relazionale in divenire con profonda poesia fino a giungere ad un “dopo”. Nulla tornerà mai più come prima. E non deve farlo. Sarebbe come ignorare l’importanza di chi ora non è più al nostro fianco. Deve lasciare un segno, un solco scavato nel cuore, una scia lasciata dalle lacrime che scendono come la pioggia. Il dolore è profondo quanto la testimonianza lasciata dall’altro nella nostra vita. Poi diventa un vuoto. Il risveglio sta proprio in quello spazio vacante.
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Il momento è agrodolce nell’assaporarlo fino all’ultima lacrima che scorre sapendo che finirà, l’ultimo abbraccio è una stretta al cuore. La presenza sfuma, diventa man mano che il tempo passa sempre più assenza, mancanza. Ogni secondo avvicina ad una fine non voluta, ma che occorre attraversare con coraggio perché non v’è scelta (“L’eroico coraggio di un feroce addio”).
L’ultimo bacio segna un prima e un dopo, una fine preludio di un nuovo inizio. Le onde di tristezza lentamente lasciano spazio alla calma: “Magica quiete, velata indulgenza/ Dopo l’ingrata tempesta / Riprendi fiato e con intenso trasporto/ Celebri un mite e insolito risveglio”. Si va avanti, si va oltre l’addio. S’inizia ad intravedere tra le nuvole ancora scure che pesano sul cuore qualche timido raggio di sole.
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Fonti e approfondimenti
• Amnesty International: Carmen Consoli con “L’uomo nero”
• Carmen Consoli- il sito ufficiale
• Elena Raugei, Carmen Consoli. Fedele a se stessa, Arcana Edizioni srl, 2010.
• Telefono Rosa, le malmaritate