Significati Simbolici

Il mito di Andromeda, i pericoli spirituali della vanità

Di Sandra Saporito - 2 Luglio 2024

In queste notti d’estate, possiamo trascorrere più tempo sotto il luccichio delle stelle per ammirare la loro bellezza e leggere le storie che i nostri avi disegnavano nel cielo con la punta delle dita. Le costellazioni ci raccontano di miti lontani, di leggende e mostri marini ma anche di drammi famigliari, come quello di Andromeda, a volte così tanto vicini a noi. I simboli e le immagini che brillano nella volta celeste a volte veicolano messaggi importanti capaci di ispirare, di guarire l’anima.

→ Potrebbe interessarti anche: “Daimon”, il libro per guarire le ferite dell’anima grazie ai miti

Andromeda e il peccato di vanità della madre

Il mito di Andromeda (dal greco Ἀνδρομέδα, “colei che governa gli uomini”) è un dramma famigliare che illustra quanto la colpa dei genitori possa ricadere sui figli, ma è anche una storia di redenzione. In questo caso, la colpa è il peccato di vanità di Cassiopea, madre di Andromeda, che si vantò di essere più bella delle Nereidi, le affascinanti ninfe del mare (in alcune versioni, Cassiopea incluse nella sua dichiarazione anche la sua innocente figlia).

La sua vanagloria irritò a tal punto Poseidone, il dio del mare, che decise di punire la superba Cassiopea in modo esemplare. Mandò pertanto Ceto, un suo mostro marino, a devastare il paese e a divorarne gli abitanti. Furono le rive per prime a subire la collera di Ceto, quando il re Cefeo, padre di Andromeda e marito di Cassiopea, decise di rivolgersi all’oracolo di Ammone per scongiurare una catastrofe.

Il furore del mare
Credit foto © Pexels

Quando la vanità divora l’impulso di vita

Paragonando la sua bellezza a quella delle Nereidi, Cassiopea fa prova di una grave superficialità in quanto l’armonia estetica era nell’Antica Grecia lo specchio della moralità, della virtù interiore. La sua affermazione insolente non è pertanto da cogliere solo sotto l’aspetto estetico bensì come una dichiarazione di perfezione dell’anima. La vanità offende la dimensione spirituale, simboleggiata dal mare, che richiede in sacrificio l’arresto dell’impulso vitale (la figlia, il futuro, Andromeda) per il suo oltraggio. Simbolicamente, possiamo vedere in questa vicenda le profondità dell’inconscio ribellarsi alla vana ricerca di superiorità al divino.

Lì dov’è perfezione, o presunta tale, l’essere umano stagna e non evolve più, portandosi verso la degenerazione, il pervertimento morale, la rovina, la morte, come illustra il mito. L’impulso vitale si arresta. Quale migliore pegno per evitare la totale distruzione di un regno se non la richiesta di sacrificio dell’impulso stesso verso il futuro, la prosecuzione della genia della regina personificata da Andromeda?

Il mito di Andromeda
Credit foto © Pexels

Andromeda sarà sacrificata al mostro per salvare il paese, incatenata nuda ad una roccia in attesa del suo triste destino. Ma giunge Perseo dal suo ritorno dall’antro di Medusa, la terribile Gorgona che resta ammaliato dalla bellezza della principessa e s’innamora. Si avvicina a lei, le chiede il suo nome e la ragione della sua prigionia.

Lasciamo Ovidio, autore latino, proseguire la storia: “Dapprima essa tacque, non osando – lei una vergine – rivolgersi a un uomo, e per la timidezza si sarebbe nascosta il volto con le mani, se non fosse stata legata. Gli occhi le riempirono di lacrime: solo questo poté. Ma lui insisteva, e allora, perché non pensasse che volesse celargli un delitto veramente commesso, gli rivelò il nome della regione e il suo, e quanto sua madre fosse stata superba della propria bellezza. Non aveva ancora raccontato tutto, che le onde scrosciarono e apparve un mostro che ergendosi sull’immenso mare veniva avanti e col petto copriva gran tratto di acque”.

L’eroe vola verso i genitori angosciati e propone un patto. Se ucciderà il mostro si guadagnerà la mano di Andromeda. Cefeo e Cassiopea accettano. Perseo si lancia contro il mostro, sferza colpi assassini, il mostro arranca, sanguina copiosamente, il dolore aumenta il suo furore. La lotta è terribile ma il figlio di Giove è veloce e scaltro. Il mostro soccombe. Il mare si tinge di rosso. Il mostro verrà posto tra le stelle dal dio del mare addolorato per la perdita del suo fedele alleato. Diventerà la costellazione della Balena, Cetus. Perseo è vincitore. “Cassiope e Cefeo, il padre, esultanti, lo salutano come genero, lo chiamano soccorritore e salvatore della famiglia. Liberata dalle catene, avanza la vergine, ragione e premio di quella fatica.”

Andromeda sposerà Perseo, non senza problemi in verità in quanto era stata precedentemente promessa a suo zio paterno Fineo, ma ancora una volta Perseo avrà la meglio. Sposerà la principessa, governeranno assieme Tirinto e avranno sette figli.

→ Leggi anche: La magia del numero 7 e il suo significato simbolico

Una lettura simbolica del mito

Il mito di Andromeda ha molti livelli di lettura ed è assai arduo delinearli tutti; ciononostante possiamo riconoscere la stretta connessione al mito di Medusa, un racconto iniziatico che attinge al potere quasi dimenticato delle antiche divinità femminili.

Ceto, il mostro marino mandato da Poseidone è secondo alcune fonti la madre di Medusa. Plinio scrisse che a Iope esisteva il culto della leggendaria dea Ceto. A suo proposito si raccontava che esistesse prima del diluvio. Era situato su un colle, e di fronte vi era una roccia sulla quale c’erano i segni lasciati dalle catene della giovane Andromeda.

Rocce marine, testimonianza del passato
Credit foto © Pexels

Alcuni autori avvicinano questa divinità arcaica alla dea Atargatis chiamata in Grecia con nome Derceto, e raffigurata come una donna con la coda di pesce includendo nel significato già complesso del mito tutta la simbologia legata al pesce, il guardiano delle abissi dell’inconscio.

→Leggi anche: Il significato simbolico del pesce, il custode dei segreti del mare

La complessità del mito è quindi notevole. Molti indizi vertono comunque verso un significato simbolico legato al tema delle dee madri e al loro aspetto terribile, alla trasformazione, alla possibilità di redenzione dell’anima incatenata, costretta a pagare a caro prezzo gli errori del passato che pesano su di lei.

L’elemento decisivo che permette alla vita di proseguire è l’intervento di Perseo (il coraggio) che giunge su quelle terre con Pegaso, il mitico cavallo alato, simbolo dell’unione stabile tra terra (materialità) e cielo (spiritualità) tale un arcaico San Giorgio, uccisore del drago. La messa a morte del mostro marino, reminiscenza archetipica del principio femminile oscuro, delle antiche dee madri, permette ad Andromeda di essere liberata. L’uccisione diventa lo smembramento rituale, la morte come preludio della rinascita.

La trasformazione è in atto, la guarigione opera: la vergine innocente viene salvata dalla colpa della sua genia, dalla vanità divoratrice di vita, potrà diventare sposa, regina, e infine madre a sua volta. L’anima può finalmente proseguire la sua evoluzione, proiettarsi in un orizzonte lontano dalle catene famigliari del passato.

catene corrose dall'acqua salina
Credit foto © Pexels

→ Potrebbe interessarti anche: Carl Gustav Jung e la sua meravigliosa teoria degli archetipi

Fonti e approfondimenti

Interpretations of the myth of Andromeda at Iope 
• Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi, traduzione a cura di Bernardini Marzolla P., Einaudi, Torino 1994.

Sandra Saporito





Newsletter
Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi subito una speciale meditazione in omaggio!




© 2022 Copyright Media Data Factory S.R.L. - I contenuti sono di proprietà di Media Data Factory S.R.L, è vietata la riproduzione.
Media Data Factory S.R.L. sede legale in via Guercino 9 20154 Milano - PI/CF 09595010969