Psicologia

Restaurare vecchi mobili, l’arte di riparare la vita

Di Sandra Saporito - 15 Maggio 2024

Ho da poco adottato una vecchia piattaia e una credenza in noce che profumano di un tempo passato. Questi vecchi mobili avevano condiviso la vita di una famiglia numerosa per molti anni, erano passati dai genitori ai figli, partecipando ai ricordi di famiglia: feste, compleanni, pranzi della domenica,… Poi, i figli dei figli sono cresciuti e questi pezzi di storia famigliare sono stati accantonati in un angolo buio della casa, puniti per ciò che erano: vecchi. Molte persone decidono di mandare al macero dei mobili di ottima fattura, solidi e di carattere, soltanto perché non rispondono più alle mode di oggi; e se invece di buttarli decidessimo di dare loro una seconda vita, e permetterci di cambiare assieme a loro?

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Perché restaurare i vecchi mobili?

Quando osserviamo i vecchi mobili, vediamo in primis un colore che si scrosta, una forma non attuale, ma sotto la vernice ci sono molte storie da riscoprire: c’è quella di una foresta che ha visto nascere gli alberi che hanno fornito il legno, le mani di un artigiano che con la sua arte l’ha segato, tagliato, sagomato, per far nascere un oggetto solido che avrebbe accompagnato la vita di una famiglia, a volte più di una attraverso 2 o 3 generazioni. Il legno, quello vero, è una materia nobile, viva, che merita una seconda possibilità.

Decidere di restaurare oppure “svecchiare” i vecchi mobili di legno, che sia perché ci siamo affezionati, per rispetto di una filosofia di vita più ecologica, per risparmio, oppure per passione, è prima di tutto un processo di trasformazione che implica di vedere oltre le apparenze. Se la materia ha accusato i segni del tempo, della poca cura, saranno le mani a riportare alla luce, con gentilezza e decisione, la sua bellezza.

Spesso, basta ripristinare la pattina di un vecchio mobile per riscoprire un oggetto di carattere, oppure adattarlo alle proprie esigenze decidendo per esempio di cambiargli abito grazie all’uso sapiente delle pitture. Ed è qui che la magia opera. Quando le mani iniziano a prendersi cura di quel passato spesso bistrattato, il legno accoglie la rinascita e regala grandi soddisfazioni.

Nel caso del restyling, il mobile rinasce e cambia temperamento: shabby chic, gustaviano, provenzale, country, scandinavo, industriale, moderno, vintage o chippy, a secondo di ciò che la nostra casa racconta di noi… Il legno non conosce limiti se non ne poniamo per primi alle nostre mani.

restaurare vecchi mobili in stile gustaviano
Credit foto © Unsplash

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Il restauro è un processo che parla di noi

Prendere in mano gli oggetti del passato ci connette alle storie che hanno vissuto, ai nostri ricordi personali, a frammenti di vita accantonati in un cassetto polveroso della nostra memoria, motivo per il quale è possibile vivere un restauro conservativo o un restyling non solo come un processo che richiede pazienza, tecnica e manualità, tutte qualità che si possono allenare, ma anche come un lavoro introspettivo, intimo, mai serioso.

La giocosità rappresenta la chiave di volta di un cambiamento atto ad abbellire non soltanto la nostra casa ma soprattutto a riconoscere l’unicità, il valore, di ciò che ha fatto il suo tempo permettendogli di evolvere attraverso le nostre cure.

Restaurare o riparare un vecchio mobile diventa allora un atto di ribellione: non solo al consumismo dilagante che ci porta a buttare via ciò che dura da una vita soltanto per comprare arredamenti trendy che resistono (forse) 15 anni, inquina l’ambiente e il nostro organismo ed esaurisce le risorse del pianeta e i nostri portafogli, bensì si oppone alla cancellazione della storia che gli oggetti si trascinano dietro e dell’artigianato che sta purtroppo sempre più scomparendo. Ci si contrappone in questo modo ad una narrazione che ci allontana dai lavori manuali e dai loro insegnamenti.

Dietro ad ogni restauro c’è un invito a fidarsi delle proprie capacità: quella di trasformare e guarire una materia dimenticata, un oggetto che avrebbe ancora molto da offrire sia in tema di utilità, di bellezza, che di soddisfazione. Imparare nuove abilità e tecniche, fidarsi della propria creatività, sarà il leitmotiv di un futuro più ecocentrico e circolare e meno schiavo dell’obsolescenza programmata.

Un vecchio tavolo in legno
Credit foto © Unsplash

Esistono molti tutorial su Youtube per chi è alle prime armi e desidera restaurare vecchi mobili, come quelli di Restaura con Gianni per chi ama il restauro conservativo, oppure il canale di Elisa Lunardon, conduttrice del programma televisivo I love restyling, per esempio.

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Prendersi cura del passato

Darsi il tempo di osservare il mobile da restaurare permettendosi di comprendere le sue necessità, è una modalità interessante per coniugare il fare con l’essere in quanto ci consente di stare in ascolto delle nostre sensazioni. Spesso è il mobile stesso a guidare le mani. La mente molla i redini e scopriamo il mondo con i nostri sensi, prima di tutto col tatto, come quando eravamo bambini.

Il processo di restauro, o di riparazione a secondo dei casi, diventa un gioco e una meditazione allo stesso tempo. Toccare il legno, sentirne le venature sotto le dita, mescolare i colori per poi riconoscere al passato la sua dignità, permettendogli di evolvere assieme a noi, regala benessere, nutre l’autostima.

La nostra interiorità partecipa a questo processo grazie al gioco di proiezioni per cui attraverso le nostre mani non diamo soltanto una nuova vita ad un pezzo di arredamento, ma ripariamo anche delle parti di noi, della nostra vita.

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Riuscire a cogliere l’essenza di un oggetto, sognarne la rinascita attraverso un atto di pura e giocosa creatività è un dono che non facciamo soltanto all’ambiente ma anche a noi stessi grazie all’applicazione di un’azione trasformativa. Togliere la vecchia vernice, pulire in profondità, riparare colmando i vuoti, rendere la superficie dolce al tatto, pitturare e/o proteggere, è prima di tutto una questione personale. La dimensione intrapsichica innesca il processo di “salvataggio”, rispondendo ad una necessità personale di guarire i contenuti personali legati al passato.

Un vecchio mobile restaurato
Credit foto © Unsplash

La bellezza ritrovata diventa allora sinonimo di cura; forse è di questo di cui il nostro mondo ha bisogno in questo momento storico? Al di là della produzione sfrenata, delle mode che creano insoddisfazioni ed infelicità, forse abbiamo bisogno di recuperare il legame con la dimensione materiale del mondo e riequilibrare la nostra relazione col passato attraverso un atto creativo e trasformativo per raggiungere una maggiore serenità.

Se è vero che la casa è un’immagine della nostra dimensione interiore, restaurare vecchi mobili e dare loro una nuova vita, cambiando, perché no, anche la loro destinazione d’uso non è soltanto un gesto di ribellione al sistema, ma un atto di guarigione interiore. Ci prendiamo cura di noi e di tutte le storie che quel vecchio legno racchiude. Foresta compresa.

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Fonti e approfondimenti

Argentieri, S. Creatività, vandalismo e restauro nella dimensione intrapsichica. PsicoArt – Rivista Di Arte E Psicologia, 1(2010)Perugini Alessandra, Psicologia e restauro. Metafore e intrecci, Academia, 2015. 

Sandra Saporito





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