Un giorno, un uomo disse: “Un padre tiene la mano di suo figlio per un breve periodo, ma tiene il suo cuore per sempre”. Aveva ragione: anche quando non ci sono più, i papà continuano ad abitare il cuore dei figli che lasciano dietro di loro, con in eredità un patrimonio di ricordi dolci come il miele e salati come le lacrime che scendono al loro ricordo. Ma c’è dell’altro.
I papà che non sono più tra noi costruiscono un ponte tra il nostro cuore e il cielo attraverso il quale scorre un amore speciale, prezioso, che varca i confini della vita e della morte. È un piccolo assaggio dell’eternità e della potenza dei legami che tessiamo con chi ci è molto caro.
Celebrare i papà scomparsi può essere un meraviglioso gesto d’amore perché se possiamo sentirci orfani in terra, provare la dolorosa mancanza di quella voce che non sentiamo più, del corpo che non possiamo più stringere forte tra le nostre braccia, siamo ancora figli dei papà che sono ora lassù, figli dei padri in cielo.
Tra i raggi del sole possiamo sentire il calore della loro carezza che asciuga le lacrime e conforta l’anima per ricordarci che non siamo soli. È solo la nebbia di dolore che separa i nostri cuori ma al di là, la loro luce splende sempre più forte.
“La luce dei padri vale sette volte la luce.”
(Proverbio giapponese)
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L’amore per i papà scomparsi va oltre i confini del mondo
Ci sono dei momenti nella vita in cui sembra che la terra manchi sotto i nostri piedi. Ci sentiamo orfani, soli, senza radici. Può capitare quando viene a mancare il papà. Il senso di vuoto sembra incolmabile. Manca un pilastro nella nostra vita che ci faceva stare in equilibrio nel mondo e ora ci ritroviamo a dover proseguire la nostra esistenza senza quella presenza gentile, rassicurante, che ci faceva sentire al sicuro.
Quanto più il papà ha occupato un posto importante nella nostra vita, più grande è la sensazione che ci manchi un pezzo di cuore quando se ne va. E se questo senso di vuoto fosse invece un’espansione, un allargarsi del nostro cuore al di là dei limiti che gli abbiamo sempre riconosciuti?
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Amare chi oltrepassa il grande velo è difficile. Siamo esseri sensoriali, abituati a percepire la realtà attraverso il tatto, la vista, l’udito,… Questi canali percettivi sono utili perché ci mettono in contatto con la nostra realtà ma l’amore è più di un’esperienza percettiva. Vivere un dolore così grande come quello che deriva dalla perdita del proprio padre è un passaggio delicato nella vita di ognuno, richiede tempo, ma quando le onde del dolore che ci investono iniziano piano piano a diminuire d’intensità, possiamo scorgere all’orizzonte la forza, la potenza dell’amore che i padri hanno seminato dentro di noi durante l’arco della loro vita.
Questo sentimento così forte, così potente ci guida verso una nuova consapevolezza che sentiamo profondamente dentro di noi, quasi visceralmente: l’amore non conosce confini. Questi papà scomparsi non lasciano solo un vuoto dentro di noi ma anche una pienezza talmente onnipervasiva da essere difficile da avvertire, così come non percepiamo l’aria intorno a noi, eppure è lì. È sempre stata lì e lo sarà per sempre. Allo stesso modo, l’amore che unisce i padri e i figli li avvolge come l’aria che hanno condiviso, va oltre i confini dell’indicibile, come un soffio d’anima.
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Radici e ali, con tanto amore in mezzo
I padri ci fanno sentire al sicuro, contengono il nostro piccolo mondo per permetterci di crescere in un ambiente protetto e col quale relazionarci secondo i tempi della nostra crescita, creano un luogo in cui possiamo mettere su radici forti e ben salde alla realtà.
Tuttavia, il mondo è talmente grande che il rischio di perdersi dentro è grande e i papà lo sanno bene, ecco perché ci danno dei limiti. Sanno fin dove possono proteggerci ma non fino dove possiamo arrivare noi. Allora creano uno spazio condiviso, tra le radici e le ali, un luogo sospeso, così sapremo che saranno sempre al nostro fianco anche se andremo lontano. Saranno il vento che sosterrà le nostre ali, la voce nella notte che placcherà i nostri pianti, la guida che ci incoraggerà nel superare le nostre sfide, il silenzio per risposare i pensieri. Saranno nella luce della stella che pregheremo nel cuore della notte quando sentiremo la loro mancanza. Lontani ma vicini allo stesso tempo, per sempre.
E forse, questo 19 marzo, la festa dei papà, può essere un giorno in cui sentire ancora più vicina la presenza dei papà che se ne sono andati via, celebrarli con amore e gratitudine e guardare con tenerezza a tutte quelle piccole manie che avevano quando eravamo piccoli e che ci facevano spazientire, perché ora sono questi piccoli gesti che ripetiamo ora anche noi che ce li fanno sentire accanto.
Però, c’è un altro modo per scorgere la loro presenza: l’eco del loro cuore rimbomba in ogni nostro battito. Lì c’è il regalo più prezioso che ci hanno donato: un po’ della loro vita scorre attraverso di noi, anche se loro non sono più qui. Ogni nostro battito di cuore può essere un canto chi si eleva verso l’alto, per festeggiare quel dono di Dio che molti di noi chiamano “papà”.
“Mi comparvero allora tutti i padri del mondo quando, prendendo i bambini tra le braccia, li sollevano più in altro della propria testa e sussurrano: andrai più lontano di me.”
(Antonio Infantino)