E’ tradizione cinese uccidere, cucinare e mangiare i cani. E’ un’abitudine consentita dalla legge.
Ѐ la città di Yulin, nella regione del Guangxi Zhuang, a essere il fulcro principale di questa pratica.
Il mondo si inorridisce di fronte a ciò. Sul sito www.cani.com si legge a tal proposito “nelle foto che circolano nel web si vedono poveri quattro zampe, tra cui anche parecchi gatti, portati ancora vivi nei locali, stipati in delle gabbie minuscole e in condizioni disumane. Una volta arrivati a destinazione, i poveri cani sono uccisi barbaramente, fatti a pezzi e poi cucinati davanti agli occhi degli acquirenti”.
Se il modo di trattare i cani in Cina ci fa giustamente rabbrividire dobbiamo però essere coerenti e provare le stesse emozioni riguardo alla carne che solitamente viene mangiata in Occidente. La precedente descrizione della macellazione dei cani è simile a ciò che accade a mucche, maiali, cavalli, conigli: l’unica differenza è che per i cani cinesi tutto è eseguito alla luce del sole mentre da noi gli animali da macello vengono uccisi in luoghi ben nascosti.
Cambiano solo gli animali: in Cina il cane non è considerato un animale da compagnia, in Occidente sì. E’ la prospettiva culturale che muta ma il modo barbaro di trattare gli animali da macello è identica in tutto il mondo.
In Cina il cane è un animale di serie B, la stessa sfortunata serie a cui appartiene il maiale o il coniglio in Occidente: ma chi ha il diritto di fare questa distinzione? In base a quale criterio?
In fondo gli animali, come gli uomini, non hanno tutti uguali diritti?