Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.
(Antoine de Saint-Exupéry)
Che cos’è l’invisibile e come può essere percepito dall’uomo? Questa è la regina delle domande, è il quesito che muove ogni ricerca interiore, è il motore di tutta la nostra vita.
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Cosa s’intende per “invisibile”?
L’invisibile è ciò che non si può vedere. E, per come abbiamo abituato il nostro pensiero, ciò che non riusciamo a vedere siamo convinti che non possa esistere. Di conseguenza ci aggrappiamo alla materia, a ciò che è tangibile, per dimostrarne l’esistenza. Il resto è pura teoria, nei casi più estremi la consideriamo pura follia.
Ma non è forse la nostra vita immersa completamente nella materia ad averci chiuso gli occhi del cuore? Quegli stessi occhi che possono vedere tutto, anche l’invisibile? Siamo circondati da un numero spropositato di oggetti, i nostri impegni quotidiani non ci permettono di fermarci nemmeno un secondo per rivolgere lo sguardo all’interno di noi stessi, siamo stanchi, apatici, spenti. Come possiamo, in un terreno così poco fertile, far germogliare i fiori della spiritualità?
Il tempo, la forza di gravità e l’amore. Tutte le forze che fanno girare il mondo sono invisibili.
(David Mitchell, Cloud Atlas)
La spiritualità non appartiene più alle nostre vite, l’abbiamo persa per strada per il troppo benessere, per i troppi agi, per la comodità della nostra esistenza. Ma senza il lato spirituale della vita non possiamo vivere in modo autentico.
La spiritualità è un qualsiasi collegamento con il divino: può essere vissuta nella meditazione, nella canzone, in una danza, nella lettura di un libro. L’incontro con il divino avviene quando vi è consapevolezza, totale presenza, partecipazione amorevole a ciò che si sta facendo. C’è chi riesce ad avere questo contatto in una chiesa, chi recitando una preghiera, chi ancora passeggiando in un bosco fitto. Non esistono vie prestabilite di accesso all’invisibile: ogni individuo è chiamato a trovare le proprie, a sperimentare, a cambiare via. Ognuno di noi è chiamato a trovare la propria fonte di energia vitale.
Ciò che sembra accomunare tutte queste vie che fanno accedere all’incontro con il divino è la perdita del controllo mentale, intensa come abbandono delle nostre credenze. Viviamo una vita volta solo a confermare i nostri pensieri, spendiamo una quantità di energia vitale inimmaginabile solo per assecondare le nostre aspettative. Siamo chiusi alla vita, alla morte, alla spiritualità. Riuscendo a toglierci di dosso convinzioni e pregiudizi si aprirebbero una marea infinita di possibilità. E allora sì ci verrebbe naturale affidarci anche all’invisibile!
Il cielo è pieno di stelle, invisibili di giorno.
(Henry Wadsworth Longfellow)
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Come avvicinarsi all’invisibile
Come scritto in precedenza non esistono vie univoche di avvicinamento con l’invisibile. E nemmeno nomi per definirlo: già solo il fatto di dare un nome a un qualcosa di così grande e misterioso rischia di imprigionarlo nelle nostre etichette mentali e di fargli perdere così tutto il suo immenso esistere.
Ci sono però dei modi di avvicinamento all’invisibile che possono essere sperimentati, che facilitano questo contatto, che possono rendere la nostra vita meno legata alla materia e più vicina al divino. Modi messi in atto da persone che sono riuscite a rendere la propria vita più spirituale e dalle quali possiamo prendere spunto. Un primo passo per poi riuscire a trovare la nostra via, che sarà unica e irripetibile.
1- Allontanarsi il più possibile da ciò che non è utile nella nostra vita. Oggetti, relazioni e attività giornaliere che occupano il nostro spazio temporale e risucchiano le nostre energie vitali sono da eliminare. Non abbiamo uno spazio interiore illimitato: siamo noi a dover scegliere cosa tenere e cosa lasciare, cosa è importante e cosa non lo è, dove indirizzare la nostra attenzione, la nostra presenza, il nostro esserci. Prima di qualsiasi cammino interiore è doveroso compiere un grande atto di pulizia.
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2- Trovare il nostro punto di connessione con il divino. Ogni individuo è diverso e ciò che appassiona uno può far annoiare l’altro. Di fondamentale importanza è quindi trovare il nostro punto sensibile, quello che vibra più di tutti, quello che ci fa stare bene, che ci entusiasma, che ci fa sentire vivi. Può essere la danza, la preghiera, la semplice passeggiata in natura, la musica, lo yoga e via dicendo. Cosa ti fa sentire vivo? Cosa ti nutre nel profondo? Cosa ti fa perdere il controllo mentale? Scopriamo queste nostre attitudini e iniziamo a considerarle non banali passatempi ma vie importanti, privilegiate e tenaci di accesso spirituale.
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3- Cerchiamo di trascorrere del tempo in solitudine. L’uomo è un animale sociale ma necessita di lunghi momenti in solitudine. Solo rimanendo da solo può mettere a tacere il rumore del mondo e ascoltarsi, percepirsi, viversi in modo autentico. In solitudine si possono aprire vie del cuore mai aperte prime. Se poi trascorriamo questo tempo in natura dove tutto ci parla e dove l’invisibile si mostra attraverso gli elementi naturali, potremo davvero creare una connessione importante e vera con tutto l’Universo.
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4- Ogni giorno cerchiamo di essere presenti a noi stessi. Esiste un impegno, una promessa, un accordo che ogni persona può compiere con se stessa per potersi avvicinare al proprio centro e quindi alla spiritualità: l’essere presenti completamente a ciò che si vive. Ciò comporta il mangiare in modo consapevole, il muoversi in modo consapevole, il parlare, ascoltare, guidare, camminare, osservare e via dicendo, in modo consapevole. In una società basata sulla distrazione di massa l’impresa diviene ardua e faticosa ma l’intento che ci muove deve superare ogni tentazione quotidiana.
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“Quello che danneggia lo spirito è il fatto di avere qualcuno sempre al fianco che ti tormenta e ti dice che cosa devi o non devi fare.” (Carlos Castaneda)
4 piccoli grandi passi per avvicinarci ad una vita più vera, 4 passi da insegnare nelle scuole, 4 sfide per raggiungere l’infinito.
Ogni incontro con l’invisibile sarà diverso da persona a persona ma questo contatto verrà di certo riconosciuto. In quel momento verrà naturale affidarsi al divino e ai suoi disegni terreni…