Il fuoco è un elemento così intensamente legato all’esistenza umana che a distanza di migliaia di anni continua ad esercitare su di noi un fascino senza tempo. La danza delle fiamme ci ipnotizza e sembra parlare alla nostra anima un linguaggio che la mente ha dimenticato.
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Fuoco e sacro e focolare
Il fuoco è da sempre impresso nella nostra memoria. Nella Preistoria, gli uomini nomadi che dovevano lottare per la sopravvivenza veneravano come simbolo di vita il fuoco rubato alla folgore che divorava tra le fiamme l’albero sul quale si era abbattuta. Vedevano in questo fenomeno naturale un dono divino. Ma per continuare ad ardere, il fuoco necessitava di essere nutrito, fu in quel momento che l’uomo capì che occorreva accudirlo affinché non morisse.
Da quel giorno il fuoco divino fu addomesticato, entrò prima nelle caverne, poi nelle abitazioni, nei templi, nei luoghi importanti per santificarli. Divenne il cuore della casa intorno al quale si riuniva la gente, sia per proteggersi dal freddo, dal buio, che dai pericoli che si nascondevano nell’ombra.
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Con l’avanzare delle civiltà, il fuoco prese le sembianze delle numerose divinità che ritroviamo nelle mitologie di tutto il mondo: Agni, nella religione induista, Kagutsuchi, nella mitologia giapponese, Logi, nella mitologia norrena, per citarne alcuni.
Nell’Antica Grecia, il fuoco prese le sembianze del dio Efesto e della dea Estia. Mentre Efesto rappresentava il potere del fuoco creativo, quello che forgia, plasma e trasforma, Estia era la dea del fuoco sacro, della casa, della famiglia e del focolare. Il braciere che troneggiava al centro delle mura domestiche benediva la dimora e la famiglia, offrendo la protezione divina.
La fiamma che non doveva spegnersi mai veniva offerta alle giovani coppie che si univano in matrimonio per consacrare la loro abitazione. I neonati ricevevano il loro nome quando le levatrici prendevano il bambino tra le braccia e giravano con esso intorno al fuoco della casa per presentarlo agli dei del focolare durante l’antico rito delle anfidromie. Questo “battesimo del fuoco” iscriveva ufficialmente il bambino come membro della famiglia.
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Il fuoco nel camino è il cuore della casa
Quando il fuoco brucia nel camino o nella stufa a legna, il suo chiarore riscalda e ispira. I pensieri si calmano e entriamo in profonda connessione con una parte atavica di noi. Le fiamme che danzano diventano una presenza gentile, affettuosa, protettrice. Il fuoco attira naturalmente le persone come se volesse avvolgerle in un abbraccio, le prende per mano e le riunisce in cerchio intorno a lui, creando così un luogo di relazioni e condivisioni, di trasmissione delle storie e dei racconti dei tempi passati, di espressione della propria creatività oltre che di contemplazione.
Vicino al fuoco si accolgono volentieri i lunghi silenzi mentre gli sguardi si perdono nel crepitio della legna che arde nel focolare, si condividono piacevolezze assieme alle persone care. Il suo calore agisce su di noi come una carezza che penetra fino a dentro le ossa, scaccia via i pensieri cupi, cuoce le pietanze genuine, dal sapore di una volta. E se dentro le pentole che borbottano sulla cucina economica ereditata della nonna ci sono le verdure dell’orto, il pasto diventa una comunione, un rituale sacro intorno al quale anche i ricordi s’invitano a cena per regalarci ad ogni boccone un poco di quel cibo che nutre il corpo e l’anima.
Il fuoco è da sempre il simbolo della famiglia, dell’accoglienza, del calore umano, della convivialità. Basta pensare che in un tempo in cui non esisteva ancora l’anagrafe, si contavano i comignoli per individuare il numero di nuclei familiari.
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Come il fuoco ci trasforma attraverso i piccoli rituali
Ancora oggi, la contemplazione del legno che scoppietta nel camino porta serenità, un senso di bellezza atemporale, spirituale e materiale allo stesso tempo perché occorre prendersi cura del fuoco che arde, comprendere il suo linguaggio; chi vive a stretto contatto col focolare impara presto a riconoscere questo idioma “elementale” nel colore e nel movimento delle fiamme.
Occorrono tempo, pazienza, premura, attenzione nella cura del focolare: ancora prima di essere acceso, il fuoco agisce su di noi: la trasformazione opera attraverso il rituale mattutino dell’accensione. Dal letto di cenere appare il tizzone ardente che man mano sotto il soffio diventa sempre più rosso e vivo, la legna molto sottile nutre le prime fiamme ed eccolo che rinasce tale una fenice, prende vigore e regala il primo, meraviglioso, tepore!
Accendere il fuoco regala una gioia primordiale, quasi inspiegabile! È forse un modo per riallacciarsi alle nostre radici, ripercorrere i gesti dei nostri avi e sentire la vita che fluisce attraverso le generazioni racchiuso in questo rituale semplice? Forse. Dopotutto, è passato poco meno di un secolo da quando gli altri sistemi di riscaldamento hanno soppiantato quello a legna. Dentro di noi probabilmente arde il ricordo di tanti fuochi quante sono le stelle nel cielo.
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I doni del focolare
L’origine del fuoco risale secondo i miti e le leggende alla volta celeste. A volte un eroe rubava una fiamma agli dei per salvare l’umanità, come Prometeo, altre volte il Creatore ne faceva dono grazie all’intercessione di un’anima gentile che si sacrificava per i suoi simili, come nella commovente leggenda di Rainbow Crow. Qualunque sia stata la sua mitica origine, giunto sulla Terra il fuoco necessitava di cure costanti.
Nell’Antichità, fu istituita una classe sacerdotale dedicata al mantenimento del fuoco sacro, spesso composta da donne: come le Vestali nell’Antica Roma. Nelle case, le donne erano le guardiane del fuoco che riscaldava la casa, proteggeva dal buio e dal freddo, preparava le pietanze: il focolare diventava la fucina di molte creazioni, sosteneva la vita domestica. Ancora oggi questo stretto legame sopravvive nelle case dove troneggiano in bella mostra i camini e le stufe a legna.
La vista della legna che arde regala le stesse sensazioni che in passato. Gli elementi trovano nel camino e nella stufa una perfetta armonia: la legna seccata dal vento e dal sole e l’aria comburente sono indispensabili per sviluppare un buon calore nel focolare e una combustione pulita. S’impara a riconoscere gli alberi dalla loro corteccia, a comprendere attraverso il tocco e la vista quando il legno è abbastanza asciutto e quando invece occorre ancora aspettare prima di bruciarlo. Ci vuole pazienza in questo processo perché occorrono almeno due anni affinché sia pronto. I più anziani, con una vita di esperienza alle spalle, sostengono che pure la Luna gioca un ruolo fondamentale nella preparazione della legna da ardere e con essa non si scherza!
La casa riscaldata con il fuoco a legna è strettamente connessa ai ritmi della natura, ne segue i cicli e mantiene la memoria degli antichi saperi. Dopotutto, gran parte delle ricette del nostro patrimonio culinario sono nate sulle cucine economiche o putagè. E la cottura lenta e omogenea regala ai cibi tutto un altro sapore. Provare per credere!
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Fonti e approfondimenti: • Andrea Carandini, Il fuoco sacro di Roma. Vesta, Romolo, Enea, ed. Laterza, 2015. • Il simbolismo del caminetto • Giulia Lazzari Turco, L’antico focolare. 690 ricette dell’ottocento da riassaporare, ed. Reverdito, 2012. • Perché il fuoco del caminetto ci fa bene