La medicina della tradizione asiatica ha fatto uso di bile per tantissimi anni, e continua ancora oggi, come uno degli elementi fondamentali per creme, lozioni, non solo veri e propri medicinali ma anche prodotti per la cura di sé e del corpo.
La bile viene estratta dagli orsi tibetani, sfruttati all’interno delle fattorie della bile per l’intera durata della loro vita, all’incirca 20 anni, quando finalmente sopraggiunge la morte.
Anni fa era legale e praticata la caccia all’orso e dai cadaveri degli orsi uccisi veniva estratta la bile, fonte di grandi guadagni per il mercato asiatico e prodotto fortemente richiesto dagli acquirenti.
Quando il governo cinese decise di preservare la specie, vietò l’uccisione degli orsi fermando, o almeno questa era l’intenzione, gli avidi cercatori di bile degli orsi; ma si accorse però immediatamente che la decisione presa aveva messo in moto una macchina distruttiva per la vita di questi animali.
Infatti, mentre rimane illegale la caccia all’orso, non lo è invece la produzione della bile degli orsi che, da quel divieto, viene estratta direttamente dagli orsi vivi con grandi benefici dei produttori che ricavano bile per tempi prolungati, praticamente finchè gli orsi rimangono in vita, mentre in precedenza, dal cadavere dell’animale era possibile effettuare una sola estrazione.
Gli orsi catturati sono costretti all’interno di gabbie grandi quanto lo stesso animale; la mancanza di spazio, l’assunzione di posture scorrette e dannose, il dolore dato dal catetere impiantato nell’intestino dell’animale e mai tolto per una vita intera, la denutrizione, le pessime condizioni igieniche, l’innaturalezza di tutto ciò porta gli orsi alla pazzia che li accompagnerà alla morte.
Sono animali molto forti e proverebbero ad uccidersi a causa dell’infinita tristezza della loro vita, se non fosse che sia unghie che denti vengono estratti o limati affinchè non facciano del male a se stessi causando un danno economico enorme.
Ogni animale, compreso l’uomo, è consapevole della propria vita, ogni specie sa bene in cosa questa dovrebbe consistere, sta scritto nel dna di ognuno.
Allo stesso modo, questi orsi si chiedono il perché di un simile trattamento, è tutto sbagliato, sia ciò che accade sia il posto in cui si trovano perchè non era questo ciò che era stato progettato per loro, è fin troppo chiaro e lo dimostrano i tentativi, inefficaci, di suicidio, gesto troppo umano e osservato negli animali soltanto da quando noi uomini abbiamo invaso il loro mondo con l’assurda pretesa di apportare modificazioni ai loro comportamenti, convinti del fatto che gli animali, come noi, debbano essere “educati” e addestrati.
Ecco che i delfini nei delfinari smettono di respirare, i serpenti cominciano a divorarsi dalla coda, i prigionieri degli zoo si lasciano morire di fame, gli orsi in gabbia si infliggono gravi e profonde ferite.
Jill Robinson è l’attivista fondatrice di Animals Asia Foundation che alcuni anni fa ha deciso di combattere questa difficile guerra e, dopo le prime battaglie solitarie, è riuscita a far sentire la propria voce in nome degli animali che non possono urlare la parola libertà anche se gli risuona dentro e hanno bisogno che qualcuno urli per loro.
Questa donna ha ben chiarito gli obiettivi e, dopo aver ricavato spazi per gli orsi sfruttati è corsa a tirarli fuori dal loro inferno per restituire ad ognuno il senso di una vita dignitosa.
Nel sito di Animals Asia c’è tutto il suo lavoro, andiamo a vederlo per conoscere bene questa realtà e, se possiamo, per aiutare concretamente chi già si impegna per cambiare le cose.
Gaia Di Giovanni