Psicologia

5 passi per diventare persone più pragmatiche

Di Cristina Rubano - 13 Giugno 2022

Non c’è nulla di più pratico di una buona teoria recita una famosa frase di Kurt Lewin. E aveva indiscutibilmente ragione.

Nell’era del pragmatismo e del fare/avere tutto e subito rischiamo di farci un’idea distorta di cosa significhi essere pragmatici. Rifugiarsi frettolosamente nella concretezza del “fare” a volte è solo un meccanismo di fuga. Una fuga che rischia di lasciarci fermi lì dove siamo. Proviamo allora a mettere un po’ di ordine: che significa essere persone pragmatiche?

1. Essere persone pragmatiche significa pensare prima di fare

Non dobbiamo confondere un atteggiamento pragmatico con il vedere solo l’aspetto concreto e fattuale della vita.

Alle volte infatti ci accadono delle cose a cui non sappiamo subito dare un senso, ci troviamo di fronte problemi a cui non siamo in grado di trovare subito una soluzione. Per non parlare dei progetti di vita o di lavoro. Quando non abbiamo le idee chiare, quando non ci siamo ancora costruiti una “buona teoria” in mente, passare all’azione può essere rischioso. Può darci un falso senso di sicurezza, semplicemente perché rifugiandoci nel senso pratico siamo temporaneamente sfuggiti all’incertezza. Ma se quello che facciamo non corrisponde ai nostri obiettivi, ad un progetto che abbiamo nella mente o ai nostri valori ben presto ne pagheremo le conseguenze. Essere persone pragmatiche non è questo.

Essere persone concrete parte tutto dalla testa. La chiave è, prima di “fare”, quella di porsi obiettivi chiari e realistici. Gli studiosi hanno ribattezzato questa pratica con un acrostico: si tratta di avere obiettivi SMART. Vediamo di cosa si tratta.

2. Pensare per obiettivi S.M.A.R.T.

Per essere persone pragmatiche può rappresentare un vantaggio quello di avere a propria disposizione delle risorse di tempo limitate. Sempre più spesso di parla della settimana lavorativa di 4 giorni e dei vantaggi che, in termini di produttività, questa soluzione potrebbe portare. Sì perché meno tempo abbiamo a disposizione e meglio dobbiamo strategizzare i nostri obiettivi. Senza una “data di scadenza” nessun proposito si trasformerebbe mai in un obiettivo concreto! Lo sanno addirittura i romanzieri che stabiliscono con estrema disciplina le ore della giornata in cui si dedicano alla scrittura del libro.

In questa ottica pensare per obiettivi SMART può rivelarsi un modo utile per essere persone pragmatiche. Cioè tradurre idee, intuizioni e intenzioni in pianificazioni concrete. Proviamo allora a svolgere l’acrostico!

S come specifico. Per essere pragmatico un obiettivo deve tradurre una finalità vanga e generale in un qualcosa di definito e circoscritto. Ad esempio: non dirò che oggi voglio studiare di più. Ma che intendo finire quel dato capitolo del libro.

M come misurabile. Quando ci si pone un obiettivo è importante poter avere un criterio per quantificare se e quanto lo abbiamo raggiunto. Se non mi pongo un certo numero di pagine che intendo studiare, lo “studiare di più” diventa un concetto troppo vago che non mi permetterà di verificare se avrò fatto dei miglioramenti.

A come attuabile. Devo disporre delle condizioni necessarie per poter effettivamente perseguire il mio obiettivo. Se mi trovo in un ambiente rumoroso e di passaggio dove ho continue interruzioni difficilmente potrò concentrarmi sullo studio.

R come realistico. Per mantenere alta la motivazione è importante porsi obiettivi che non siano né troppo bassi né troppo alti. Nel primo caso rischieremmo di demotivarci in partenza. Nel secondo di sentirci in una lotta contro i mulini a vento…

T come temporalmente definito. Come si diceva prima: è fondamentale porsi una dead line.

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3. Pianificare per iscritto

Molti gradi pensatori del recente e del lontano passato annotavano per iscritto le loro idee. Fra questi basti pensare a Leonardo da Vinci, Einstein o Steve Jobs.

Scrivere ci aiuta a focalizzare meglio gli obiettivi. Ci consente anche di annotare su carta ciò che non vogliamo sforzarci inutilmente di tenere a mente, liberando così le nostre energie cognitive per generare nuove idee. Si narra che fosse proprio per questo motivo che Einstein rifiutasse di imparare a memoria il suo numero di telefono!

Inoltre, nel caso di una to do list, man mano che spuntiamo le cose fatte otterremo una più chiara visione di insieme di ciò che siamo o non siamo riusciti a fare.

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4. Essere persone pragmatiche significa definire le priorità

Credit foto
©Pixabay

Pensare che “tutto è importante” è una fake news che troppo spesso ci raccontiamo. In realtà, se vi sorprendete a pensarla in questo modo forse non vi state impegnando a darvi delle priorità.

Le “cose da fare” non sono tutte uguali ma molto più eterogenee di quanto possiamo pensare quando ci sentiamo schiacciati dallo stress. Ce ne sono almeno 4 tipologie diverse che possiamo imparare e riconoscere per costruire una griglia decisionale dei nostri obiettivi.

  • Le cose importanti. Sono i progetti a lungo termine, che non richiedono una soluzione immediata, ma una lenta e costante dedizione. E che potranno incidere significativamente sulla nostra vita a lungo termine.
  • Le cose urgenti. Sono le piccole e gradi incombenze e inconvenienti quotidiani, come quando buchiamo una ruota. Che richiedono il nostro immediato intervento ma che non influiranno sulla nostra vita futura.
  • Le cose da poter delegare. Se siete di quelli che ritengono che “come lo faccio io è meglio” forse non state gestendo al meglio il vostro tempo. Alcune incombenze “urgenti ma non importanti” rientrano tra ciò che potreste delegare ad esempio!
  • Le cose da poter eliminare. Nella nostra vita ci sono sempre piccole e grandi incombenze o interruzioni che non sono in realtà di alcuna urgenza o importanza per i nostri obiettivi di vita. A cui tuttavia dedichiamo tempo che potremmo utilizzare in altro. Pensiamo solo a quanto troppo spesso ci lasciamo distogliere dalle notifiche sui nostri smartphone.

“Chi fa molto lavoro è efficiente,

ma se trascura l’essenziale

non è efficace, perche fa soltanto

un “mucchio di cose”“

(Peter Drucker)

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5. Imparare a fare buon uso delle pause

Può sembrare un paradosso, ma per essere pragmatici e realizzare i propri obiettivi è anche necessario concedersi tempo di riposo. Un tempo per far vagare la mente anche senza meta. È risaputo per altro che a volte le idee migliori arrivano quando si è sovrappensiero o addirittura dopo una buona notte di sonno.

Siamo talmente assuefatti allo stile di vita pieno di impegni da aver dimenticato come strutturare il tempo in maniera più efficace.

Spesso prendiamo le pause tra un impegno e l’altro come un’ulteriore occasione di fare qualcosa, di darci da fare, di tenere la mente occupata… Molte persone non riescono più a smettere di essere occupate, la calma ed il non fare nulla le terrorizza, si perde l’abitudine a stare in pace con se stessi e ci si tuffa a capofitto verso un modo di gestire il tempo che genera ansia e stress

Come invertire questa tendenza?

È importante programmare regolarmente delle pause. Secondo alcuni studi le persone più produttive tendono a lavorare per 50 minuti seguiti da una pausa di 5-10 minuti (meglio fare pause brevi ma frequenti).

Anche fare del movimento fisico regolare aiuta corpo e mente. Alcuni possono anche apprendere degli esercizi di rilassamento (es. Training Autogeno) per imparare a “fermarsi” e a non cedere allo stress.

“Il momento giusto per rilassarsi è quando non hai tempo di farlo”

(Sidney J. Harris)





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