Cos’è la gratitudine e perché ha questo immenso potere? Siamo comunemente abituati a pensare a forme molto “prosaiche” e concrete di gratitudine, che spesso si confondono con educazione e buone maniere. Tutti noi abbiamo imparato a ringraziare, rendere un favore ricevuto, reciprocare un regalo offerto.
Ma la gratitudine intesa come stato mentale, come energia della psiche, è molto più di un semplice sdebitarsi con chi ci ha reso oggetto di benevolenza.
Anzi, può riguardarci anche quando qualcuno ci danneggia o ci delude…
“Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare.
La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l’oggetto buono
e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria.”
(M. Klein, Invidia e Gratitudine, 1957)
Che cosa significa esprimere gratitudine
Se proviamo ad analizzare l’etimologia della parola, possiamo scorgere dei significati interessanti del concetto di gratitudine.
“Ghar”, la radice sanscrita da cui derivano i rispettivi termini latini e greci, indica ciò per cui si prova amore, piacere, diletto. Ma anche ciò verso cui si prova desiderio, brama, passione fina anche avidità…
Questo concetto sembrerebbe dunque aver a che fare sia con il desiderio per qualcosa, sia con la gratificazione di quello stesso desiderio.
Non è quindi una condizione a senso unico. Si può essere grati per qualcosa che ci viene offerto solo se questa incontra un nostro bisogno, aspirazione o desiderio. E, all’inverso, ciò che diamo può essere valorizzato solo se l’altro è nella condizione mentale di poter riconoscere come vantaggioso ciò che gli viene offerto.
La gratitudine mette in gioco, infatti, almeno due persone. Da una parte qualcuno in grado di “dare” e, dall’altra, un altro in condizione di riconoscere/ricevere ciò che viene offerto.
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Nonostante la realtà sia imperfetta, difettosa, a volte deludente, abbiamo quasi sempre qualcosa di cui poter esser grati. Accedere a questo stato mentale che ci fa cogliere il bello là dove c’è anche il brutto; ci permette di imparare anche da ciò che è difficile e doloroso; ci fa apprezzare aspetti positivi di una persona nonostante i suoi inevitabili difetti…
Poter provare gratitudine ci permette di convivere con l’ambivalenza, la contraddittorietà e l’imperfezione del mondo traendone comunque ricchezza.
Che differenza c’è tra riconoscenza e gratitudine
Nel senso comune siamo più spesso abituati a confondere la gratitudine con la semplice riconoscenza. Questa rappresenta un sentimento più puntuale e ancorato ad avvenimenti concreti. La riconoscenza, in senso stretto, implica almeno due fattori. Da un lato che qualcuno abbia commesso un’azione deliberatamente vantaggiosa nei nostri confronti. Dall’altro che noi, in quanto oggetto di tale benevolenza, riconosciamo il favore ricevuto avendo in animo di ricambiarlo nei tempi e modi più opportuni.
La gratitudine, intesa come stato della mente, ha un raggio d’azione più ampio del singolo evento concreto. Non si ancora esclusivamente all’azione benevola di qualcuno e va al di là del singolo gesto di riconoscenza.
È ciò che consente, insieme a molte altre cose, di provare e agire anche riconoscenza verso qualcuno. Ma è anzitutto uno stato mentale, una posizione esistenziale.
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Cosa vuol dire essere grati
Pensiamo ad un uomo che diventa padre e che, dopo la nascita del suo bambino, provi un immenso sentimento di gratitudine verso la sua compagna.
O ad una persona, ormai adulta, che in un percorso di psicoterapia scopra di aver imparato molto anche da un genitore ritenuto fino ad allora solo inadeguato o deludente.
O, ancora, ad uno studioso che rintracci finalmente nelle parole o nelle ricerche di un autore del passato ciò che gli mancava per completare un pensiero, dare senso compiuto a un’idea, definire un progetto….
Ma anche ad un professionista che si sia ritrovato stritolato da un ingranaggio lavorativo insostenibile che lo costringe a compiere una scelta sofferta e radicale per definire la propria direzione professionale.
In tutti questi esempi manca la deliberata intenzione di far del bene, manca la possibilità di reciprocarlo, a volte manca il bene stesso (come nell’ultimo esempio).
Ma non manca la gratitudine. Questa non dipende da ciò che avviene fuori da noi, consiste invece in uno stato della mente, sempre presente dentro noi stessi, a cui possiamo accedere a seconda di come scegliamo di vivere ciò che ci accade.
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La gratitudine che non ti aspetti …
Non è (solo) nell’intenzione dell’altro che riconosciamo un dono. Ma in tutto ciò che ci accade e da cui possiamo sentire cambiati, toccati, in qualche modo influenzati in meglio.
Alle volte le persone intorno a noi arrivano intenzionalmente in nostro sostegno e percorrono un tratto di strada al nostro fianco.
Altre volte si rivelano presenze silenziose e inaspettate, che con un gesto, una testimonianza, un loro modo di essere ci fanno sentire sostenuti o riconosciuti come mai prima.
Altre ancora, ci deludono, intenzionalmente o meno, ci causano sofferenza o frustrazione. E proprio per questo ci spingono in qualche modo a prendere posizione, a fare delle scelte tanto coraggiose quanto determinati per la nostra esistenza.
Poter vedere tutto questo significa sentirsi grati. Occorre lasciarsi toccare dagli eventi. Riconoscere ciò che gli altri hanno di meglio o di diverso da noi senza provare invidie o rancori. E, ancora, poter valorizzare il cambiamento che hanno significato nelle nostre vite, a prescindere da quanto si siano rivelati all’altezza delle nostre aspettative.
Ci sono persone che senza saperlo, con un loro gesto o comportamento, vi hanno dato qualcosa di cui oggi potete dire di sentirvi grati?
“Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.”
(Maya Angelou)
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