Per Carl Gustav Jung i sogni possono essere espressione degli archetipi dell’inconscio collettivo, oltre che del simbolismo individuale. Possono inoltre indicare non solo problematiche o squilibri attuali, ma tracciare anche profeticamente direzioni future a cui l’attività psichica inconscia potrà andare incontro.
L’analisi junghiana dei sogni è per questi aspetti diversa da quella freudiana.
“Il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l’attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l’autore, il pubblico e il critico.”
(Carl Gustav Jung)
Jung e i sogni dentro la psicoterapia
È stato suggerito (Vegetti Finzi, 1986), per esemplificare in forma naturalmente aneddotica la differenza di prospettiva fra Freud e Jung, che, là dove di fronte a un paziente il primo sembrerebbe chiedere “da dove vieni?”, il secondo si domanderebbe “dove vai?”.
L’interpretazione dei sogni entro la prospettiva junghiana analizza effettivamente il simbolismo dei sogni anche secondo una visione evolutiva e prospettica. Non solo, dunque, rivolta ai conflitti generati dalle problematiche del passato.
Va però precisato che per interpretare i sogni – secondo qualunque orientamento teorico – è indispensabile essere dentro una relazione terapeutica. Sebbene il simbolismo dei sogni possa apparire molto suggestivo ed esistano immagini oniriche che rimandano a dimensioni universali dell’esistenza umana.
Perché questo? Perché non è possibile, e anzi fuorviante, prendere uno dei tanti “manuali” dei sogni e interpretare i sogni propri o altrui?
Semplicemente perché ogni immagine onirica, ogni simbolo per quanto di carattere anche universale, va ad assumere significati assolutamente peculiari nella psiche soggettiva di ognuno.
Pensiamo ai grandi archetipi junghiani come la Grande Madre ad esempio. È fuor di dubbio che nell’inconscio di ognuno di noi alberga un’idea psichica del materno ereditata dallo psichismo collettivo (tutti i popoli e le persone condividono questa dimensione). Ma come essa si muova e si rappresenti nella psiche individuale è tutt’altra cosa. Queste componenti assolutamente soggettive dei sogni – quelle che poi fanno la differenza – possono essere interrogate, esplorate e comprese solo entro un percorso di analisi o psicoterapia.
“L’interpretazione del sogno è di regola un compito arduo. Essa presuppone penetrazione psicologica, capacità di combinare insieme cose diverse, intuizione, conoscenza del mondo e degli uomini e soprattutto conoscenze specifiche che implicano tanto nozioni assai estese, quanto una certa ‘intelligence du coeur’.” (Carl Gustav Jung
Leggi anche —> Diario dei sogni: 3 buone ragioni per tenerlo e come scriverlo
Sogni e psiche individuale e collettiva
Dicevamo che una prima differenza fra la concezione dei sogni di Jung e quella di Freud è che le immagini oniriche, per Jung, sono interpretate anche alla luce di dimensioni sovra-personali appartenenti all’inconscio collettivo. In esso Jung colloca tutti quegli archetipi che fanno parte da sempre dell’umanità trasversalmente a tempi storici e culture.
Nella Psicologia Analitica di Carl Gustav Jung gli archetipi sono disposizioni psicologiche, modelli di comportamento e di pensiero/sentimento trasversali alle singole persone, culture o gruppi umani. Gli archetipi esprimono elementi dell’inconscio collettivo, potenzialità della psiche comuni a tutta l’umanità che possono trovare variamente espressione negli atteggiamenti e nella personalità individuale.
Pensiamo appunto all’archetipo della Grande Madre, spesso presente nei sogni. Si tratta dell’dea di madre, intesa non nella specificità di una particolare persona, ma come concetto psicologico.
È qualcosa che appartiene all’inconscio collettivo e che ritroviamo in ogni cultura e persona.
Come tutti gli archetipi, anche quello materno è connotato di ambivalenza. Può riferirsi alla Madre intesa come nutrimento totalmente benevolo e benefico. O alla Madre “divorante”, colei che, proprio nell’accogliere e portare a sé, può realizzare una fusionalità mortifera che impedisce l’autonomia e la crescita dell’altro.
Nei sogni per Jung possiamo rintracciare espressioni di tale archetipo che poggiano su immagini e simbolismi appartenenti alla storia dell’umanità e non di rado comuni anche al simbolismo presente nei miti e nelle fiabe.
“Un sogno è una porta nascosta nel santuario più profondo e più intimo dell’anima.”
(Carl Gustav Jung)
Leggi anche —> Come affrontare la propria ombra secondo Jung
Jung e i sogni che guardano al futuro
Nella concezione dei sogni di Jung è presente un elemento prospettico assolutamente peculiare che possiamo rintracciare in due modi.
In primo luogo, come si accennava, le immagini oniriche possono indicare non solo problematiche o complessi irrisolti dal passato. Ma anche una direzione che l’inconscio della persona sta prendendo. Direzione ancora non apprezzabile nella vita cosciente, ma che già rappresenta un potenzialità che germina nella psiche in attesa di fiorire. Può trattarsi di cambiamenti, capacità o direzioni che la persona ancora non sa di desiderare o poter abbracciare e che vengono profetizzate nel simbolismo onirico individuale.
Ma i sogni per Jung possono essere intesi in senso prospettico anche per un altro motivo. La concezione junghiana dell’analisi dei sogni tende generalmente a non considerare esaustiva l’interpretazione di un singolo sogno. Ma lo concepisce entro una sequenza più ampia mettendolo in relazione con i sogni che lo precedono e che lo seguono. In questo modo è possibile apprezzare l’evoluzione di elementi della psiche in immagini oniriche successive rivelando il grado di progressione o di stasi dell’inconscio della persona.
Nessun sogno è dunque interpretato in maniera compiuta, ma può rivelare molto di più inserito in una cornice dinamica che, come in una sequenza di fotogrammi, lo configuri come elemento parziale di una storia sempre in divenire.
Ne deriva una visione della psiche e dell’inconscio dinamica e prospettica che mai dimentica le matrici sovra personali da cui proviene e le mete realizzative verso cui tende.
Chi volesse intraprendere un’analisi Junghiana darà l’opportunità a sé stesso/a di crescere profondamente attraverso il contatto con questi elementi dell’inconscio.
“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia. ” (Carl Gustav Jung)
Leggi anche —> Il libro rosso di Jung: un viaggio per coraggiosi esploratori dell’interiorità