Alcune persone sperimentano, anche in modo ricorrente, la terribile esperienza degli attacchi di panico che alle volte possono irrompere anche durante il riposo notturno terrorizzando ancora più la persona che passa improvvisamente da uno stato di apparente quiete a uno di estremo terrore.
Gli attacchi di panico nel sonno sono tipici del disturbo di panico, caratterizzato proprio da questo ripresentarsi ripetutamente di attacchi come “fulmini a ciel sereno” senza, cioè, una causa apparente: nulla nella situazione che la persona stava vivendo lascia presagire un nesso con lo stato di panico, men che mai il riposo notturno. Questo problema può causare quella che viene definita l’ansia anticipatoria, cioè la paura di avere paura: la persona sperimenterà un forte stato di ansia secondaria nell’attesa dell’attacco successivo e, nel caso de sonno, la paura della perdita della vigilanza notturna temendo di essere nuovamente sorpresa da attacchi di panico durante la notte.
“Un uomo che teme di soffrire, soffre già di quello che teme.”
(Michel de Montaigne)
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L’ansia notturna
In realtà per quanto possa sembrare controintuitivo non è affatto strano né raro che si verifichino crisi d’ansia notturne o attacchi di panico nel sonno. La notte è un momento cioè in cui la nostra mente non è distratta da occupazioni esterne e dovrebbe abbandonarsi al sonno. In realtà questo è anche il momento della giornata in cui, volenti o nolenti, ci ritroviamo soli con noi stessi, in cui possono affiorare alla nostra psiche inquietudini, stati d’animo, movimenti interni che durante il giorno avevamo sopito. Quello dell’addormentamento è in fondo il preludio allo stato del sonno e del sogno in cui il nostro inconscio prende il timone della nostra mente rielaborando e riproponendo in forme oniriche eventi, sentimenti, motivazioni, paure o desideri spesso anche contraddittori tra loro che albergano la nostra personalità.
Sperimentare un attacco di panico durante il sonno è a qualche livello l’equivalente dell’incubo, quello che costringe al persona a svegliarsi: questi accadimenti ci segnalano che determinati contenuti emozionali inconsci non possono essere “tenuti a mente”, hanno una portata emotiva intollerabile che la psiche non riesce a smorzare e a regolare e pertanto irrompono sotto forma di cortocircuiti emozionali che costringono a svegliarsi in preda al panico o al terrore. Se, invece, un certo contenuto emotivo può essere “digerito” e rielaborato attraverso il simbolismo onirico esso darà luogo alle scene di un sogno, che potrà essere o meno ricordato al risveglio, senza alterare l’equilibrio della psiche.
“L’esperienza del panico può essere considerata come la forma più estrema di irruzione dell’ignoto e, nello stesso tempo, del tentativo impossibile di fuga dall’ignoto stesso, da tutto ciò che il soggetto non può governare, ovvero dall’incontro con l’eccesso della vita e con l’imprevedibilità della morte.”
(Massimo Recalcati)
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La mente ci sta inviando un segnale prezioso
Comprensibilmente molte persone che sperimentano attacchi di panico notturni sentono il forte bisogno di assumere farmaci o altri rimedi che possano eliminare questo sintomo così terrorizzante. Esistono anche forme di terapie psicologiche tese a lavorare prettamente sul sintomo per superare un attacco di panico a dare così immediato sollievo alla persona.
Alle volte però questo approccio non basta o può rivelarsi in qualche modo paradossale. L’attacco di panico è un segnale che la nostra mente ci sta inviando e, per assicurarsi che lo ascolteremo, grida a gran voce manifestando in termini piuttosto esuberanti che qualcosa non va. Se ci limitiamo a silenziare il sintomo probabilmente lo stesso malessere si esprimerà attraverso forme alternative: somatizzazioni, altri sintomi ansiosi e così via. È come se fossimo alla guida dell’auto e notassimo sul quadro accendersi la spia dell’olio: è un segnale che il motore ci sta inviando e che dovrebbe allertarci ad intervenire, non pensiamo di certo a spegnere la spia, ma a rabboccare l’olio al motore! Gli attacchi di panico durante il sonno non sono come il morbillo che curiamo medicalmente, ma sono una spia che si accende e che, come ogni segnale, sta ad indicare qualcos’altro.
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In alcuni casi, dunque, è necessario affiancare, ad un approccio sintomatico, un percorso di psicoterapia esplorativa che aiuti la persona ad ascoltare la paura e a comprendere il significato di tali segnali, a decodificare le angosce o i conflitti inconsci che sottendono gli attacchi di panico notturni e ad autoregolare con più padronanza gli stati emozionali affinché possano essere “pensati”, “sognati”, verbalizzati quando è il caso e, alla fine di tutto, risultare degli alleati per orientarsi nelle relazioni e nelle decisioni. È come accendere la luce dopo aver giocato alle ombre cinesi: nessun mostro ci divorerà davvero, dobbiamo solo vederci chiaro…
“Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.” (Proverbio cinese)