Per comprendere i disturbi psicosomatici da stress occorre dare uno sguardo al funzionamento coordinato di corpo e mente.
Corpo e mente sono due facce della stessa medaglia, spesso non ce ne rendiamo conto e trattiamo il corpo come se fosse disgiunto dalla mente. Invece ogni cosa che accade nel corpo ha un riflesso nella nostra psiche e viceversa. D’altronde agli inizi della nostra vita siamo tutti “psicosomatici”: nella fase neonatale non possedevamo alcuna coscienza di noi stessi né tanto meno la possibilità di discriminare i nostri bisogni, i disagi emotivi erano un tutt’uno con quelli fisici e altrettanto per gli stati di benessere. L’amore e l’affetto passavano attraverso il nutrimento fisico che ricevevamo e anche il senso di sicurezza, fiducia e tranquillità era mediato da sensazioni corporee dell’essere tenuti in braccio, cullati eccetera.
La modalità psicosomatica di esprimere uno stato mentale attraverso il corpo rappresenta una delle modalità più arcaiche del nostro funzionamento e, anche se superata da modalità di autoregolazione fisica ed emozionale più consapevoli e sofisticate, rimane nel nostro bagaglio per tutta la vita.
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Come il corpo somatizza lo stress?
Alcune persone esprimono cronicamente un disagio emozionale attraverso sintomi somatici. Altre, e sono la maggioranza, possono farlo occasionalmente o solo parzialmente attraverso disturbi psicosomatici da stress. Ognuno di noi forse ha il suo “punto debole”: quella zona del corpo, quel particolare disturbo a cui è più vulnerabile soprattutto in situazioni di stress. E gli stress nella vita sono tanti, soprattutto se non sappiamo correttamente gestirli, ecco che allora ci viene in soccorso il corpo che cerca di farsi carico, al posto della psiche, della fatica che stiamo vivendo. Gli effetti collaterali di queste modalità però sono molteplici.
Anzitutto mettiamo a rischio, a lungo andare, la nostra salute fisica. Pensiamo ad alcuni dei disturbi psicosomatici da stress più comuni: insonnia, mal di testa, gastrite, extrasistole, orticaria… Se cronicizzati questi disturbi diventano molto più difficili da risolvere e possono in alcuni casi condizionare in modo importante la nostra vita.
Ma c’è un altro tipo di conseguenza “infausta” di questa modalità di somatizzare lo stress: non ci diamo la possibilità di esserne pienamente consapevoli e, soprattutto, non impariamo a gestirlo.
Come fare per invertire la rotta?
“Lo stress è il prodotto di un atto cognitivo: la valutazione.”
(Daniel Goleman)
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Come si fa a gestire e superare lo stress?
Potrà sembrarci strano o controintuitivo ma nessun evento è “stressante” di per sé: tutto dipende da come noi, soggettivamente, lo percepiamo. Forse quando ci sentiamo tremendamente in ansia o in confusione per qualcosa che scombina i nostri piani, o per delle richieste esterne che ci sembrano impossibili da soddisfare, diamo per scontato che chiunque al nostro posto si sentirebbe in quel modo. Abbiamo questo tipo di sensazione perché, sotto stress, regrediamo spesso a modalità di pensiero arcaiche (che usavamo più spesso da bambini) piuttosto “autocentrate” che ci fanno dare per scontato che quel che noi percepiamo mentalmente corrisponda a un “dato di fatto” fuori da noi e che non ci siano interpretazioni alternative di un evento.
Fortunatamente non è così, cambiando la nostra percezione degli eventi, lavorando su modalità più funzionali di reagire ad essi, ne smorzeremo anche l’impatto sulla nostra psiche e, perché no, qualche piccolo o grande inconveniente potrà sembrarci alla fine anche una sfida stimolante!
Vediamo come procedere.
- Invertire la rotta fra corpo e mente
Bisogna anzitutto che la mente si riappropri della propria quota di stress permettendo al corpo di ritrovare il suo equilibrio, questo potrà a sua volta influenzare positivamente la psiche smorzando la risonanza di certi stati d’animo e aiutando a ritrovare una sensazione di calma. Come fare? Imparare un metodo di rilassamento da un operatore esperto, è il passo migliore; uno fra tutti è il Training Autogeno che consente di rilassare la mente attraverso il rilassamento corporeo e, al tempo stesso, di lavorare sulle zone corporee più colpite da disagi e disturbi psicosomatici da stress.
- Adottare utili strategie di coping
Le strategie di coping sono quelle modalità con le quali noi esseri umani cerchiamo di reagire allo stress. Non tutte sono però funzionali.
- Il coping centrato sull’evitamento. Coloro che adottano questa modalità di fronte a una difficoltà cercano modi per negare o distrarsi dal problema. Minimizzano il problema, evitano di pensarci, cercano attività distraenti (agiti compulsivi come bere, mangiare, fare shopping) che evitino la presa di contatto con le emozioni a esso correlate e con pensieri o preoccupazioni ad esso connessi. È disadattivo poiché l’individuo non si occupa né della soluzione del problema né della gestione attiva delle emozioni correlate. È una strategia passiva, priva di efficacia e spesso dannosa (anche per il corpo!).
- Il coping centrato sul problema. Le persone che adottano questa come strategia preferenziale mettono a punto un piano d’azione volto alla ricerca attiva di una soluzione, mobilitando in prima istanza risorse e abilità cognitive. La strategia centrata sul problema è considerata la scelta apparentemente più pragmatica ed efficiente, perché caratterizzata dall’impegno attivo nella soluzione. Attenzione però: le persone “tutte testa” che adottano esclusivamente modalità iper-razionali per affrontare i problemi potrebbero trovarsi in difficoltà se hanno solo questa modalità a disposizione. Non tutte le complicanze della vita, infatti, possono risolversi col ragionamento: specie quelle di natura relazionale chiamano più spesso in causa le emozioni. Se questa componente è negata o sottovalutata si rischia di insistere col ragionamento senza ottenere risultati aggravando lo stato di tensione, affaticamento e pressione. Questo si esprimerà anche attraverso disturbi psicosomatici da stress. Si tratta dunque di una strategia adattiva purché non se ne abusi e non sia l’unica a disposizione della persona.
- Il coping centrato sull’elaborazione delle emozioni. Se l’evento o la situazione stressante sta rischiando di sopraffarci può darsi che non sia quello il momento migliore per cercare una soluzione. Può sembrare controintuitivo perché si avverte forte l’urgenza di trovare una soluzione ma pensateci un attimo: se siete sopraffatti dallo stress non siete neanche in grado di pensare lucidamente, l’ansia appanna la vostra capacità di giudizio e tutto in quel momento può sembrarvi un ostacolo insormontabile. Cosa fare allora? Per prima cosa darsi tempo per tranquillizzarsi e contenere e smorzare le emozioni negative. Se riusciamo ad identificare e a smorzare le emozioni troppo “stressanti” ne riprendiamo padronanza e ritroviamo la calma sufficiente per analizzare con maggior distacco il problema e contemplare le soluzioni possibili. Dunque, quando lo stress prende il sopravvento: mai ignorare il problema e mai lanciarsi alla ricerca di una soluzione in quel momento forse difficile da trovare. In quel momento non avete bisogno di soluzioni: avete prioritariamente bisogno di tranquillizzarvi. Ognuno ha o dovrebbe avere i suoi metodi per fare questo, c’è chi per riordinare le idee si dedica a certe attività che lo aiutano a pensare (come riordinare qualcosa, cucinare, fare una passeggiata o un giro in macchina). Altri preferiscono metodi più statici come la meditazione o lo yoga.
Anche un metodo di rilassamento come quello segnalato in precedenza può andar bene, l’importante è che abbiate a disposizione diverse strategie tra cui scegliere e che siano modalità che vi aiutano a smorzare e diventare consapevoli delle emozioni del momento non a fuggirle.
“E’ una buona idea sempre di fare qualcosa di rilassante prima di prendere una decisione importante nella tua vita.”
(Paulo Coelho)
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Cristina Rubano