Carl Gustav Jung (26 luglio 1875 – 6 giugno 1961), famoso psichiatra, psicanalista, filosofo svizzero e allievo di Sigmund Freud, proseguì gli studi del suo mentore, padre della psicanalisi, con la psicologia del profondo e spinse le sue investigazioni verso l’inconscio collettivo e le forze archetipiche che lo popolano. Tra questi archetipi, troviamo delle immagini o potenze numinose che esprimono sia aspetti positivi che negativi, come la grande Madre o il Saggio; ma l’archetipo forse più misterioso e che dà maggiore filo da torcere ad ognuno di noi è senza dubbio l’Ombra.
L’Ombra in psicologia è quella parte inconscia, nascosta, che ci intimorisce e affascina allo stesso tempo e che racchiude dentro di sé un mistero, un potere, un enigma:
“Ciò che neghi, ti sottomette. Ciò che accetti, ti trasforma.”
(C. G. Jung)
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L’Ombra, il nostro lato oscuro
Il concetto junghiano di Ombra racchiude tutti quei contenuti inconsci che l’Io non riconosce come parte di sé. Tuttavia, contrariamente al pensiero freudiano che definisce l’Ombra come l’insieme degli aspetti negativi dell’Io racchiusi nell’inconscio, per Carl G. Jung questo lato oscuro della persona può racchiudere elementi sia negativi che positivi e quindi contemplare aspetti utili all’evoluzione; motivo per il quale riteneva fondamentale evitare di rinnegarla. Anzi, la sua integrazione era una conditio sine qua non all’evoluzione interiore e al lavoro della coscienza; la sua integrazione era per lui una sorta di caccia all’anima, una riconnessione con la potenza psichica della natura umana.
“Nel nostro inconscio niente è da rifiutare, ma semplicemente da risintonizzare e trasmutare.”
(C. G. Jung)
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Cos’è l’Ombra e quali sono le sue funzioni
Forse ricorderai la scena del film d’animazione della Disney in cui Peter Pan perde la sua Ombra che, immancabilmente, ne combina di tutti i colori. Solo nel momento in cui lui la ricuce a sé, la reintegra, la sua Ombra torna ad avere un ruolo funzionale (avvertire del pericolo imminente, trovare soluzioni inaspettate, accedere all’intuito).
Spesso questo lato oscuro viene interpretato come l’insieme di ciò che ci è mancato, delle sofferenze non elaborate e nascoste sotto al tappetto. Tutto ciò che disturba, che pone problema, finisce così in una sorta di discarica indifferenziata che rischia di pesare nel tempo o di portare a comportamenti nevrotici.
L’Ombra è quindi simile ad un contenitore legato all’istinto di sopravvivenza: racchiude tutto ciò che in un determinato momento non riusciamo ad accettare, a sopportare, a elaborare, come le pulsioni ritenute dannose o pericolose, le emozioni represse, i difetti ed aspetti grezzi della personalità sui quali non vogliamo lavorare, gli istinti detti “primitivi” (rabbia, aggressività,…) e non consoni alle regole della società, ma anche le qualità non riconosciute o represse dall’ambiente esterno (sensibilità, senso artistico, intraprendenza, ecc.). È il bunker nel quale rinchiudere tutto ciò che non vogliamo (o non possiamo) affrontare, riconoscere e così lei diventa la custode dell’innominabile, fagocita ciò che la ragione non può o non vuole vedere.
Però, questa dinamica di stoccaggio resta funzionale solo se è limitata nel tempo, se l’intento è quello di darsi il tempo fisiologico ad elaborarne il contenuto. Al contrario, confondere il nostro lato oscuro con il dimenticatoio e cercare di allontanarlo da noi facendo finta che tutto ciò non ci appartenga porterà ad una dolorosa scissione interiore, una brutale mutilazione, che ci impedirà di essere sostenuti da questa grande fonte di energia psichica nel nostro percorso di manifestazione dell’essere.
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Come si integra l’Ombra?
L’Ombra è opposta alla Luce, alla coscienza, all’aspetto controllato e razionale della personalità ma allo stesso tempo è legata ad essa: l’Ombra deriva dalla Luce per cui non è possibile separarle, o peggio, annientare l’Ombra a favore della Luce senza che questo comporti un pericoloso squilibrio psichico. Per riuscire ad integrare l’Ombra e “rendere conscio l’inconscio” come diceva Jung, possiamo seguire l’esempio tramandato dagli antichi attraverso i racconti mitologici e scendere nei nostri Inferi con la consapevolezza di varcare la soglia di un regno misterioso e sacro allo stesso tempo. Lì, potremmo incontrare la nostra Ombra, il nostro drago interiore, e osservarla con un occhio compassionevole e paziente, mettendosi semplicemente in ascolto.
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L’Ombra è una parte fondamentale di noi, utile e potente, che necessita di essere ascoltata senza giudizio in quanto è il peso dei giudizi e delle critiche, assieme ai sensi di colpa e alla vergogna, a renderla ai nostri occhi così negativa. Nel momento in cui ci permettiamo di guardare i nostri angoli bui con compassione, ci diamo l’opportunità di avere accesso al nostro tesoro interiore e trasformare, trasmutare i nostri aspetti più impegnativi in tesori, come s’intaglia una pietra grezza per ricavarne un diamante.
Accettarsi e accogliersi per liberarsi dalle catene del destino
Grazie alle scoperte di Jung sul concetto di ombra, possiamo comprendere che l’unica via percorribile è in realtà la più semplice da capire ma la più difficile da attuare: la via dell’accettazione, quella che si ricongiunge alle maggiori tradizioni sapienzali tramandate da millenni come il taoismo, per esempio, che insegna l’integrazione tra luce e ombra, per giungere alla sacra via di mezzo. Lo stesso Jung giunse alla stessa conclusione attraverso la psicologia: “Chi percepisce contemporaneamente la propria ombra e la propria luce vede se stesso da due lati e, in tal modo, raggiunge il centro.”
Fare luce dentro di sé e portare l’Ombra alla coscienza ci permette di liberarci dalle ripetizioni inconsapevoli della nostra vita che ci catapultano in situazioni difficili e dolorose che spesso ci appaiano come un fato, un destino. Ciò tuttavia non significa annientarla o lottare contro di lei, cercare di far arretrare la sua profondità e complessità a colpi di illuminazioni artificiali (l’uso improprio del pensiero positivo ne è un esempio), sperando così di sbarazzarsi degli aspetti di noi che riteniamo scomodi, anzi!
“Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma divenendo coscienti del buio.”
(Carl G. Jung)
Affrontare la propria Ombra significa rinunciare a lottare contro di essa o negarla, smettere di farsi violenza e mostrarle compassione, perché tutto ciò che facciamo a lei, nel bene e nel male, lo facciamo a noi stessi. E senza l’Ombra al nostro fianco, non possiamo che vivere una vita a metà.
Fonti:
• Carl G. Jung, il libro rosso, liber novus, ed. Bollati Boringhieri, Torino, 2012.
• Il tema del doppio attraverso la teoresi psicoanalitica: Carl Gustav Jung e l’Ombra
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it