Tutti noi custodiamo nella nostra interiorità brutti ricordi che non riusciamo a lasciare andare. Spesso sono lutti, incidenti, malattie, episodi dolorosi, anche frasi che ci hanno profondamente ferito: la psicologia chiama questi accadimenti particolari “traumi psicologici“.
Il termine “trauma” deriva dal greco traûma che significa ferita. Il modo in cui affrontiamo questa ferita interiore può distruggerci o arricchirci. Nel primo caso assumiamo in automatico il ruolo di vittime, trascorriamo il tempo a gettare colpe e maledizioni all’evento, ci sentiamo sfortunati, vediamo tutto nero e rimaniamo intrappolati nella concezione che il mondo è ingiusto e terribile. Nel secondo caso, invece, pur con tutto il dolore, la fatica, il disorientamento e la sofferenza che proviamo per quell’evento, scegliamo di assumere il ruolo del guerriero che è messo alla prova e che è chiamato ad affrontare i suoi draghi interiori per poter giungere al suo tesoro.
Spesso capita che il dolore per quel brutto ricordo sia così grande da spingerci inconsapevolmente a rimuoverlo dalla nostra memoria: in questo caso il suo potere nella nostra vita diviene ancora più forte e onnipresente poichè ciò che non si affronta ritorna in modo prepotente nelle nostre vite per essere ascoltato, visto e superato. Come scriveva il poeta spagnolo George Santayana “chi non può e non vuole ricordare il passato è condannato a ripeterlo”.
“Un uomo che non è passato attraverso l’inferno delle passioni non le ha mai superate: esse continuano a dimorare nella casa vicina, e in qualsiasi momento può guizzarne una fiamma che può dar fuoco alla sua stessa casa.
Se rinunciamo a troppe cose, se ce le lasciamo indietro, e quasi le dimentichiamo, c’è il pericolo che ciò a cui abbiamo rinunciato o che ci siamo lasciati dietro le spalle, ritorni con raddoppiata violenza…”
Carl Gustav Jung – Ricordi, Sogni, Riflessioni
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Come trasformare i brutti ricordi
Il primo passo da compiere per poter trasformare i brutti ricordi in immagini costruttive per la nostra esistenza è quello di non fuggire da essi, di non considerarli delle sfortune, di viverli come immagini simboliche della nostra storia personale che sono giunte a noi per parlarci, per raccontarci qualcosa di più su noi stessi, per svelarci grandi verità.
Non fuggire, quindi, è il primo passo da compiere. Il secondo è quello di non correre il rischio, all’opposto, di ancorarsi a quel dolore per identificarci con esso e di conseguenza di dare la colpa a tutto ciò che ci accade nella vita a quell’unico evento. A volte, infatti, capita di pensare di non essere all’altezza di quella situazione perché abbiamo subito quel trauma che ci ha segnati per sempre.
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Un altro piccolo grande passo da compiere è quello di essere consapevoli che i ricordi sono immagini della nostra mente che spesso non corrispondono realmente a ciò che ci è accaduto. Proprio perché sono immagini mentali, nel tempo vengono distorti. Quello che risulta importante è il vissuto che accompagna quell’accadimento poiché si trova proprio lì la chiave per trovare il nostro tesoro interiore.
“Non è l’uomo che va curato, ma le immagini del suo ricordo. Perché il modo in cui ci raccontiamo e immaginiamo la nostra storia, influenza il corso della nostra vita.”
James Hillman
Riuscendo ad avere ben presente queste consapevolezze si può procedere con la trasformazione dei brutti ricordi in immagini costruttive.
Ogni vissuto abbinato ad un ricordo ci può parlare molto di noi ponendoci queste domande: mi sono sentita abbandonata riguardo a quel fatto? Tradita? Cosa mi suscita quell’evento? Come riesce ad influenzare la mia vita presente? Ci penso spesso? Preferisco non pensarci?
Le risposte a queste domande posso portarci a raggiungere una maggiore conoscenza di noi stessi. Spesso è utile farci accompagnare in questo percorso di crescita personale da una professionista esperto che può aiutarci a far emergere la domanda giusta nel momento giusto e ad accompagnarci nel processo di trasformazione del nostro passato.
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Riuscire a comprendere che i brutti ricordi sono solo carte da girare per avere una visione più chiara di noi stessi, della nostra famiglia e della vita in generale è una consapevolezza che ci toglie dal ruolo di vittima e ci trasforma nel guerriero alla ricerca di simboli, di nuove narrazioni, di immagini diverse, di un pensiero nuovo.
Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa significa vederla − ora soltanto − per la prima volta.
(Cesare Pavese)
Eccovi uno spunto di riflessione e un modo diverso di approcciarsi ai nostri brutti ricordi…