“L’autunno non è una stagione, ma uno stato d’animo” recitava Nietzsche, non senza ragione…
Gli aforismi più belli e pensieri sull’autunno
I mutamenti climatici, l’alternarsi delle stagioni ha il potere di influenzare il nostro stato psicofisico più di quanto non siamo abituati ad ammettere. Non solo dal punto di vista neurobiologico (si pensi alla riduzione delle ore di sole ad esempio) ma anche psichico. La nostra psiche viene sollecitata, invitata a sintonizzarsi su uno stato più introvertito nella stagione autunnale, quando il silenzio, i colori bruni, il placido e lento scivolare della natura nel suo sonno invernale, ci inducono a prendere contatto con la nostra interiorità e, con essa, con le “tinte” autunnali della nostra anima.
Henry David Thoreau in “Tinte Autunnali” ha saputo descrivere con ineguagliabile maestria i colori dell’autunno, le sue proprietà sensoriali, le sue inconsuete meraviglie, il suo fascino “introvertito”… Leggere le sue parole, alcuni degli aforismi più belli su questo tema li troviamo nella sua opera: frasi per bambini, frasi brevi sull’autunno o riflessioni più articolate, nel testo di Thoreau ognuno può trovare qualcosa che risuona con la propria interiorità in questo momento dell’anno. E allora… benvenuto autunno!
“Gli olmi… le loro foglie sono perfettamente mature. Mi chiedo se c’è qualche maturazione corrispondente nella vita degli uomini che vivono sotto di essi.” (H.D.Thoreau – Tinte Autunnali)
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Psicologia dell’autunno
Il significato simbolico dell’autunno rimanda, come si è accennato, a una dimensione interiore, introvertita, ma non solo… Non a caso è in questo periodo dell’anno che si celebrano i morti, l’autunno rimanda dunque anche ad una dimensione di ritiro, caducità e morte funzionali ad una successiva rinascita. È il momento in cui la natura perde man mano la sua vitalità, ma non muore, cade in un lungo letargo funzionale alla rifioritura primaverile. E in effetti, la “morte” autunnale è tutto fuorché funerea nelle sue tinte colorate, a loro modo sgargianti e dense di sollecitazioni emotivo-affettive, una vera e propria festa con cui la natura saluta il calore sempreverde dell’estate…
“…io credo che tutte le foglie, anche le erbe e i muschi, acquistino colori più brillanti poco prima della loro caduta. Quando arrivi a osservare fedelmente i cambiamenti di ogni più umile pianta, scopri che ognuna ha, prima o poi, la sua peculiare tonalità autunnale; se ti impegni a stilare una lista completa delle tinte brillanti, sarà quasi altrettanto lunga quanto l’elenco delle piante intorno a te.”
(H.D.Thoreau – Tinte Autunnali)
Per attraversare i nostri “autunni” interiori potremmo lasciarci guidare dall’energia naturale insita in questo passaggio stagionale: la natura non ha timore di “perdere” ciò che è ormai maturo, ciò che ha finito di dare i suoi frutti, ma lo fa con brillantezza, con una gioia sommessa e per questo ancor più potente.
Spesso noi esseri umani ci scopriamo caparbiamente attaccati a abitudini insane, relazioni disfunzionali, routine rinunciatarie, nostri modi di essere che abbiamo rinunciato a cambiare. Saper dismettere ciò che non più ci corrisponde, ciò che contrasta con l’espressione della nostra natura più autentica è anzitutto un atto di gratitudine con il quale possiamo congedarci da elementi ormai del passato. Quella relazione, quegli oggetti, quel nostro modo di essere ci sono stati di sostegno finché ne avevamo bisogno. Aprirci a vivere la dimensione della perdita e dell’assenza è il prerequisito fondamentale per incamminarci verso i nostri più veri e pieni desideri.
La morte autunnale ci insegna a saper lasciare andare ciò che non è più utile, ciò che ha ormai fatto il suo tempo e a fare spazio nella nostra psiche, come nella nostra vita, al nuovo, con la fiducia che ne esiterà un rinnovamento ancor più potente e vitale.
«È piacevole passeggiare sopra i letti di queste foglie fresche, croccanti, e fruscianti. Come vanno splendidamente alle loro tombe! Con quanta delicatezza si sdraiano e diventano terriccio! Dipinte di mille colori, e adatte a diventare i letti di noi che viviamo. Così marciano alla loro ultima dimora, leggere e vivaci. (…) Esse ci insegnano come morire. Ci si chiede se potrà mai venire un tempo in cui gli uomini, con la loro vantata fede nell’immortalità, giaceranno con altrettanta grazia e maturità. (…)
Quando le foglie cadono, tutta la terra è un cimitero piacevole in cui passeggiare. Amo vagare e meditare su di esse nelle loro tombe. Qui non ci sono epitaffi mendaci o vani. Che importa se non possiedi un posto al Mount Auburn? Il tuo posto è sicuramente gettato da qualche parte in questo vasto cimitero, che è stato consacrato nei tempi antichi. Non hai bisogno di partecipare all’asta per assicurarti un posto. C’è abbastanza spazio qui…»
(H.D.Thoreau – Tinte Autunnali)
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Cristina Rubano