Che cos’è la libertà?
Sentirsi liberi non vuol dire poter fare tutto ciò che si vuole. Si possono avere tutti i privilegi del mondo, vivere senza nessun tipo di costrizione e sentirsi comunque prigionieri. Di sé stessi. Questo accade perché la libertà è una condizione interna all’individuo, al di là di qualsiasi avvenimento del mondo che si è chiamati a vivere. Non dipende, cioè, da fattori esterni ma può nascere solo ed esclusivamente nell’interiorità di ciascuno di noi.
Jung stesso era un forte sostenitore della libertà interiore, queste le sue parole: “La nostra libertà non sta fuori di noi, ma in noi. Si può essere vincolati all’esterno e tuttavia sentirsi liberi, perché ci si è liberati dalle catene interiori.”
Le catene interiori che intrappolano la nostra energia vitale sono così potenti e subdole da bloccare la nostra vita, portandoci ad incolpare il mondo esterno di questa nostra prigionia. Focalizzando però le nostre energie a combattere condizioni esterne perdiamo di vista l’unica vera rivoluzione da compiere: quella dentro di noi.
La libertà autentica non è da qualche cosa, non ha una causa, è invece uno stato dell’essere liberi in sé, è libertà in sé.
J. Krishnamurti
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Come giungere alla libertà interiore
Il fondamento della libertà interiore è lo sguardo verso la propria interiorità. Ogni evento che ci accade è un’occasione importante di introspezione, di osservazione di se stessi, delle proprie emozioni, del proprio sentire. Essere liberi vuol dire cogliere da ogni avvenimento la lezione che è giunto a portarci ed agire di conseguenza, solo dopo averla assimilata e compresa. La via della comprensione è l’osservazione del nostro mondo interiore, la percezione delle nostre emozioni, l’ascolto di ciò che sentiamo. Possiamo arrivare a questo ascolto profondo solo mettendo a tacere la paura di scoprire le nostre verità più autentiche.
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Per capire meglio l’essenza della libertà interiore riporto le parole dello psichiatra Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi, una corrente psicologica che si ispira ai principi della psicologia umanistica. Egli fu arrestato nel 1940 per attività pacifiste e internazionaliste e sulla scia di questo suo accadimento scrisse una sorta di diario di carcere divenuto poi un libro intitolato “Libertà in prigione”. Queste le sue parole:
“Capii che ero libero di assumere uno fra molti atteggiamenti nei confronti di questa situazione, che potevo darle il valore che volevo io, e che stava a me decidere in che modo utilizzarla. Potevo ribellarmi internamente e imprecare; oppure potevo rassegnarmi passivamente e vegetare; potevo lasciarmi andare ad un atteggiamento malsano di autocompatimento e assumere un ruolo di martire; potevo affrontare la situazione con un atteggiamento sportivo e con senso dell’umorismo, considerandola un’esperienza interessante (quella che i tedeschi chiamano ‘Erlebnis’). Potevo trasformare questo periodo in una fase di riposo, in un’occasione per riflettere tanto sulla mia situazione personale – considerando la vita vissuta fino ad allora – quanto su problemi scientifici e filosofici; oppure potevo approfittare della situazione per fare un allenamento psicologico di qualche genere; infine, potevo farne un ritiro spirituale. Ebbi la percezione chiara che l’atteggiamento che avrei preso era interamente una decisione mia: che toccava a me scegliere uno o molti fra questi atteggiamenti e attività; che questa scelta avrebbe avuto determinati effetti, che potevo prevedere e dei quali ero pienamente responsabile. Non avevo dubbi su questa libertà essenziale e su questa facoltà e sui privilegi e le responsabilità che ne derivavano.”
Essere liberi vuol dire togliere il pilota automatico della nostra esistenza e prendere il comando della nostra vita, agire consapevolmente e non limitarci a reagire, diventare il leader di noi stessi.
Scegliere la libertà vuol dire scegliere di osservarsi, di capirsi, di conoscersi.
« La libertà è come una gemma che brilla con uguale splendore in ogni ambiente; riluce nel fango come sul velluto, ma quelli che l’apprezzano non la lasciano giacere nel fango e ordinano la loro condotta di vita così che alla gemma sia data la più squisita montatura che si possa creare. Ma come le pietre preziose devono essere estratte dalle viscere della terra, così l’uomo deve realizzare la sua libertà nell’accettare gli abissi terreni del proprio essere.»
(Alan Watts – La ricerca della felicità – Ubaldini Editore p.178)
Solo chi è libero dentro può esserlo anche nel mondo
Quando riusciamo a raggiungere la libertà interiore possiamo esserlo anche esteriormente. Come diceva anche Hermann Hesse “ciò che conta è tutto dentro di noi; da fuori nessuno ci può aiutare. Non essere in guerra con se stessi, vivere d’amore e d’accordo con se stessi: allora tutto diventa possibile. Non solo camminare su una fune, ma anche volare.”
Partire da noi stessi per arrivare dappertutto.
Solo liberandoci dalle nostre prigionie interiori possiamo arrivare ad avere potere sul mondo, a plasmarlo secondo i nostri ideali, ad essere davvero liberi! E la libertà, quella vera, costruttiva e dirompente è contagiosa e si diffonde a macchia d’olio in modo naturale e fluido. Ecco qual è il combattimento che siamo chiamati ad intraprendere, qual è la vera vincita: quella contro la propria paura. Gli ideali, le proteste, le decisioni se mosse dalla paura sono catene interiori che imprigionano ancora di più.
“Solo chi ha superato le sue paure sarà veramente libero.”
(Aristotele)
Spogli da ogni paura possiamo sì andare nel mondo e compiere la più grande delle rivoluzioni.
Elena Bernabè