Quante volte nella vita ci è capitato di avere la sensazione di non riuscirci, di dirci “non riuscirò mai” e poi invece assaporare un misto di soddisfazione e orgoglio quando si arriva al successo, anche molto piccolo?
Capita sicuramente a noi adulti, ma è frequente anche nei bambini. È quello che accade quando si impara a leggere, a scrivere, a fari i conti, ma anche ad andare in bicicletta, nuotare, vestirsi da soli, allacciarsi le scarpe ecc.
Insomma, la sensazione di potercela fare o, viceversa non fare, è qualcosa che accompagna la nostra vita e, inevitabilmente influenza il modo di affrontare le cose.
Questa percezione di efficacia la possiamo definire autoefficacia personale.
Cos’è l’autoefficacia
L’autoefficacia è la percezione di sé rispetto alla capacità di poter fare o meno qualcosa e quindi alle competenze possedute. È la fiducia che una persona ha rispetto alle proprie abilità e possibilità di successo (Bandura).
Queste convinzioni, inevitabilmente, influenzano il proprio agire e anche l’autostima, ovvero la considerazione e giudizio che abbiamo di noi, in generale e relativo alle singole aree di vita. Questo accade da adulti ma anche da piccoli.
Pensiamo a un bambino che deve imparare a nuotare. Se continua a ripetersi frasi come “non sono capace”, “non riuscirò mai”, “questa cosa è davvero complicata per le mie possibilità” e via dicendo… probabilmente potrebbe agire con poca convinzione, provare paura e angoscia all’entrare in acqua, faticare nel nuotare al meglio delle sue possibilità, o nell’ascoltare attentamente le istruzioni, annebbiato dalle proprie considerazioni. In poche parole, si autocondizionerà e aumenterà anche la possibilità di fallimento che a sua volta confermerà le sue condizioni di inadeguatezza e incapacità. E via ad un circolo vizioso…
Diversamente considerazioni come “posso farcela”, “ho le competenze” e così via, sono più motivanti, attivano risorse e competenze e mettono maggiormente in gioco. Capite che la soddisfazione sarà maggiore. Anche se berrà un po’ di acqua, potrà comunque dire di aver fatto tutto il possibile e sicuramente sarà più tranquillo nel provare.
“Le credenze personali sulle proprie capacità hanno un grande effetto sulle capacità stesse.” Bandura
Leggi anche —> Consigli Montessori: come sviluppare la fiducia, l’autostima e l’autonomia del bambino
Quando essere capaci genera soddisfazione
Quando un bambino sperimenta e arriva al successo prova soddisfazione. Questo attiva nel tempo la consapevolezza delle proprie abilità e capacità e la possibilità di mettersi quindi in gioco e provare.
Pensate che la percezione di autoefficacia riduce il rischio di depressione e quindi stimola benessere, piacere ed emozioni positive.
Bambini con buoni livelli di autoefficacia infatti:
- Sono maggiormente motivati e provano interesse nell’esplorare l’ambiente;
- Vedono i compiti come sfide e come prove da superare con propositività e impegno;
- Si rialzano dopo un fallimento, osservando esso come uno “scivolone”, sono spinti a riprovare e riacquisiscono fiducia in se stessi rapidamente;
- Sono maggiormente soddisfatti, felici, provano piacere e accrescono ogni giorno il loro potenziale mettendosi in gioco.
Bambini invece con bassi livelli di autoefficacia:
- Vedono i compiti come qualcosa di complicato e troppo difficile, provano timore, angoscia;
- Faticano a mettersi in gioco, rinunciano, non si mettono alla prova;
- Sono focalizzati sul fatto che non sono capaci e non possono farcela, pensando negativamente
- Vivono forti livelli di frustrazione e vivono il fallimento come la conferma che non sono capaci e abili
- Provano poca soddisfazione e sono spesso spaventati dal cambiamento e dai nuovi compiti, riducendo così la possibilità di sviluppo del proprio potenziale.
Credere in noi stessi non ci assicura il successo, ma non credere ci assicura il fallimento (Bandura)
Leggi anche —> Autostima: svilupparla gestendo le emozioni e avendo cura di sé
Autoefficacia nei bambini: come supportarla
Vista l’estrema importanza nella vita del senso di autoefficacia personale, è fondamentale sostenerla nella sua costruzione. L’adulto ha in questo un ruolo fondamentale. Cosa poter fare allora?
Come già detto è buonissima cosa rinforzare i comportamenti positivi: dare feedback sulle cose adeguate fatte, anche sui piccolissimi successi, sul più piccolo cambiamento che va verso un comportamento adeguato e funzionale. Aiutiamo il bambino a capire cosa è corretto fare e che può farcela, anche se faticoso o difficile. I giudizi o il rimprovero, diversamente, possono portare a percepirsi sbagliato e quindi a smettere di provare.
Diamo al bambino piccoli compiti, adatti all’età ovviamente, in cui possa sperimentare e mettersi alla prova e percepirsi adeguato. Può essere per esempio apparecchiare la tavola, riordinare i giochi, accompagnare il fratellino o sorellina più piccolo, aiutare mamma e papà… Deve percepire di poter fare.
Creare ambienti adatti al bambino in cui possa liberamente agire e fare esperienza, nel rispetto delle sue abilità e possibilità e nei limiti dei rischi. L’ambiente a misura di bambino è aspetto fondamentale nella pedagogia Montessoriana.
Poniamoci come modello piuttosto che dare istruzioni: i bambini apprendono molto osservando e quindi ripetendo quando visto. Facciamo in modo che il bambino provi a fare piccole cose alla sua portata, senza dare troppe istruzioni ma mostrandolo e dando a lui la possibilità di capire come fare. Se riuscirà il senso di soddisfazione sarà grandioso… se sarà in difficoltà insegniamoli a chiedere aiuto, mostriamo con maggiore calma e spingiamolo a provare.
Osserviamo noi per primi i successi con attenzione e riconoscimento e gli insuccessi come aree da migliorare, come qualcosa che ci spinge a fare di più e non come un limite delle proprie capacità o un’inadeguatezza. Ovviamente approcciamoci allo stesso modo a quanto raggiunge il bambino.
“Fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei.”
Theodore Roosevelt
Leggi anche —> Non paragonare un bambino a un altro, ogni individuo è unico >>
Autoefficacia e apprendimento
Un bambino che si percepisce efficace sarà più aperto alle nuove esperienze, sperimenterà, entrerà in gioco e in relazione con l’ambiente e gli oggetti presenti.
È ovvio che più mi sento efficace più sono motivato, più sono motivato più mi impegno e sento sicuro, più mi sento sicuro, più sperimento, più sperimento più faccio e più agisco più apprendo, accrescendo così competenze, conoscenze e percezione di efficacia.
L’apprendimento sarà così favorito perché il bambino, anche se non possiede realmente le competenze, mette a frutto le risorse per incrementare il proprio sapere e le competenze.
Questo è vero nell’apprendimento di tutti i giorni, a scuola, nell’attività sportiva e nel lavoro, dove l’autoefficacia è uno dei maggiori predittori del successo lavorativo.
Maria Montessori riteneva che l’apprendimento dovesse avvenire nel rispetto dei tempi, delle esigenze, dei bisogni e dello sviluppo del singolo individuo, quindi personalizzato e individualizzato, in cui il bambino è il fulcro e primo artefice.
L’adulto deve e-ducare quindi far emergere, portare fuori il potenziale di ognuno, aiutarlo a percepirsi efficace e quindi aprirsi alla scoperta del mondo interiore e circostante.
«Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo»
(Maria Montessori)
Milena Rota