Una delle più grandi difficoltà odierne è riuscire ancora a meravigliarsi. Dinnanzi alle piccole cose, ammirando un’alba, ascoltando una parola, osservando un gesto.
Tutto il valore della vita ci sta sfuggendo tra le mani. Tutto è diventato scontato. E siamo alla ricerca continua del piacere, della bellezza e della meraviglia pensando di trovarlo in distrazioni continue, in luoghi lontani, in mille cose da fare, da sentire, da toccare, da mangiare. Il problema non è l’assenza di sorgenti di meraviglia ma la nostra incapacità a stupirci ancora.
E se poteste mantenere la meraviglia del vostro cuore dinanzi ai miracoli quotidiani della tua vita, il vostro dolore non sembrerà meno meraviglioso della vostra gioia.
(Khalil Gibran)
Con meraviglia s’intende quell’emozione travolgente di gioia pura, di pace interiore, di collegamento con l’universo che porta a sorridere di vero gusto, a piangere di commozione, a far danzare la propria interiorità.
Daniel Odier è uno scrittore e saggista svizzero, esperto di meditazione e di tantrismo. Ha scritto, tra gli altri, il meraviglioso libro “Tantra. L’iniziazione di un occidentale all’amore assoluto”.
In una sua intervista racconta che attraverso la pratica della meditazione, intesa come presenza a se stessi, si riesce a recuperare la capacità di meravigliarsi, a trovare la bellezza in ogni accadimento della giornata, a essere intrisi di gioia e di gratitudine per questa nostra vita. Secondo il suo pensiero bisognerebbe provare meraviglia almeno 50 volte in una giornata altrimenti si perde la vita stessa.
Meravigliarsi 50 volte al giorno sembra un numero esagerato, impossibile da raggiungere, fuori dalla portata di chiunque. Siamo abituati ad emozionarci una o al massimo due volte in una giornata. Capita spesso che un intero giorno possa trascorrere senza alcuna meraviglia.
Meraviglia e meditazione
Non ci si può sforzare di vedere la bellezza, di provare piacere o di essere gioiosi. Se i nostri occhi interiori non sono aperti la meraviglia non può penetrare in noi. Ecco perché la meditazione, lo yoga o qualsiasi pratica in grado di demolire le nostre prigioni di paure, di timori, di resistenze e di rigidità possono aprire il nostro cuore e darci una visione diversa del mondo. Che poi deriva da una visuale diversa di noi stessi.
Se riusciamo a compiere questo salto da una sponda all’altra del modo di pensare alla vita sarà la meraviglia stessa a mostrarsi in tutta la sua bellezza e noi non dovremo far altro che ammirarla e nutrirci finalmente l’anima.
Meraviglia e gioco
Come dichiara anche Daniel Order nell’intervista un modo per poter aprire gli occhi alla meraviglia è continuare a giocare, anche e soprattutto dopo l’infanzia. Il gioco diverte, rilassa, apre il cuore e la mente, toglie le difese e ci mette in uno stato di ricezione del bello in modo naturale e semplice. Ma, ahimè, l’adulto ha perso anche la vera capacità di giocare divertendosi ed è divenuto serio, rigido, apatico.
L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca.
(Friedrich Schiller)
Meraviglia e osservazione
Per aprirci alla meraviglia, oltre alla meditazione e al gioco, viene in nostro aiuto l’osservazione. Ammirare è una sorta di preghiera nei confronti di un avvenimento, di una persona, di un’emozione. Ci si raccoglie, in silenzio, in concentrazione, in contemplazione. Dentro e fuori di noi. Senza giudizi, senza voler cambiare ciò che ammiriamo, senza volerci intromettere. Questo stato particolare permette ai nostri occhi esteriori di aprire quelli interiori.
Siamo poco esperti nell’osservare perché è un gesto che richiede tempo, lentezza, pazienza, apertura del cuore. Non siamo abituati a fermarci per compiere quest’azione perché la riteniamo una perdita di tempo, una cosa inutile e infantile.
“Il guardare una cosa è ben diverso dal vederla. Non si vede una cosa finché non se ne vede la bellezza.”
Oscar Wilde
Meraviglia e natura
La vita a stretto contatto con la natura attiva la nostra capacità di meravigliarci. Toccare ogni giorno la corteccia degli alberi, sentire il profumo di un bosco, ascoltare il mare, calpestare il fango della campagna, parlare il linguaggio degli animali sono tutte relazioni da instaurare quotidianamente per poter contattare la nostra parte più intuitiva, più selvaggia, più vera.
Se ci allontaniamo dalla natura ci allontaniamo anche da noi stessi. E niente ha più il potere di creare stupore ed emozione.
Guarda gli alberi, guarda gli uccelli, guarda le nuvole, le stelle… e se hai occhi potrai vedere che l’esistenza intera è ricolma di gioia. Ogni cosa è felicità pura. Gli alberi sono felici senza alcun motivo; non diventeranno primi ministri o presidenti e non diventeranno ricchi – non hanno nemmeno un conto in banca! Guarda i fiori. È incredibile come siano felici i fiori – e senza alcuna ragione.
(Osho)
La meraviglia è già dentro di noi. Attende solo di essere liberata. Cerchiamo allora di vivere una vita più presente, più giocosa, più naturale e ci renderemo conto così che tutto intorno a noi è meraviglia. Basta saperla vedere…
Elena Bernabè
Autrice del libro “Alla conquista delle stelle“