Quando ci troviamo in una situazione difficile dalla quale non riusciamo ad uscire da soli, quando la vita ci colpisce a tal punto da ridurci in ginocchia, è importante riuscire a chiedere aiuto e non rimanere nel nostro angolo; ma più di tutto, è bene chiedere aiuto a persone fidate, consapevoli ed empatiche, perché chiedere aiuto alla persona sbagliata in questo momento di grande vulnerabilità potrebbe costarci caro.
In effetti, ci sono molte persone che per colpa del loro vissuto e delle ferite che si portano dietro, sentono la necessità di dover sfruttare le debolezze altrui a loro vantaggio, per sentirsi più forti o superiori. Lo fanno in maniera inconsapevole, guidate dall’eco doloroso che risuona nel loro essere e che le spinge a cercare negli altri ciò di cui hanno bisogno per colmare il loro vuoto. Si nutrono metaforicamente parlando del malessere altrui. Purtroppo, questi individui fanno del male sia a loro stessi, negandosi la possibilità di guarire davvero dalle loro ferite, sia agli altri, ecco perché è importante tenersi a debita distanza da queste persone in sofferenza che rischierebbero di accentuare il nostro disagio: dopotutto, due malati insieme non hanno mai fatto un dottore.
“La cattiveria nasce da sentimenti negativi come la solitudine, la tristezza e la rabbia. Viene da un vuoto dentro di te che sembra scavato con il coltello, un vuoto in cui rimani abbandonato quando qualcosa di molto importante ti viene strappato via.”
(Haruki Murakami)
Il guaio è che nel caso avessimo davvero bisogno di un aiuto per uscire dalla situazione problematica e dolorosa nella quale ci troviamo, la richiesta di supporto fatta sempre a persone sbagliate, sia perché ci sfruttano sia perché incompetenti, può spingersi a rinchiuderci nel nostro guscio, ad isolarci credendo che nessuno può darci una mano, e di conseguenza a restare incastrati nel nostro problema.
Perché chiediamo aiuto alle persone sbagliate
Le ragioni per le quali ci rivolgiamo alle persone sbagliate quando abbiamo bisogno di una mano possono essere molteplici:
• Diamo per scontato che la loro presenza sia segno di interesse benevolo e genuino nei nostri confronti: anche le persone tossiche possono starci accanto ma non di certo per il nostro bene.
• Pensiamo che chi ci conosce da molto tempo sia la persona più idonea ad aiutarci: un genitore ci conosce dalla nascita ma ciò non implica che sia per forza la persona più competente nell’aiutarci ad uscire da una crisi importante.
• Ci lasciamo incantare da chi si elogia senza verificare che le parole corrispondano ai fatti: occhio ai venditori di fumo e a chi non ha una reale esperienza in materia.
• Non ci fidiamo di ciò che sentiamo “a pelle”: non diamo ascolto alla nostra voce interiore e spostiamo verso l’esterno il nostro locus of control.
• Non abbiamo mai avuto finora necessità di rivolgerci a qualcuno prima e facciamo purtroppo le nostre prime esperienze con le persone tossiche e manipolatrici.
Il pericolo di credere che nessuno ci può aiutare davvero
Quando ci ritroviamo a dover chiedere aiuto, occorre rivolgersi a persone fidate e competenti, che sappiamo essere in grado di supportarci senza proiettare su di noi i loro problemi e le loro insicurezze, perché nel caso ci rivolgessimo a chi, sotto mentite spoglie, sfrutta la nostra vulnerabilità, saremo indotti a credere di non poter chiedere aiuto a nessuno senza essere “fregati”.
Soprattutto se nel tempo abbiamo fatto l’esperienza ripetuta di vedere le nostre debolezze sfruttate dalle persone alle quali ci eravamo aperti con fiducia, ci verrà naturale pensare che tutti si comportino in questo modo, ma non è così, dobbiamo semplicemente imparare una lezione fondamentale insegnata da Dan Peterson: “Mai sanguinare davanti agli squali!”
Valuta bene con chi aprirti: ecco alcune domande da farti
Aprire il proprio cuore a qualcuno nel chiedere aiuto, mostrarsi fragile e vulnerabile, richiede un’attenta valutazione; ecco perché è bene porsi alcune domande prima di proseguire, per evitare spiacevoli sorprese ed ulteriori ferite:
• La persona che ho di fronte a me è in grado di ascoltarmi con rispetto e gentilezza oppure impone la sua visione delle cose e proietta il suo vissuto su di me?
• Mi sento accolto e libero di esprimermi oppure giudicato?
• La persona alla quale mi rivolgo è competente nella materia che riguarda il mio problema, ha una reale esperienza a riguardo oppure si dimostra impreparata e/o incoerente?
• Mi sento rassicurato nel fatto che ciò che dirò rimarrà tra noi oppure c’è il rischio che possa usare le mie parole per manipolarmi o ferirmi?
• Mi sento al sicuro?
Un’ultima considerazione sulla relazione d’aiuto
È importante valutare bene con chi aprirsi per evitare di esporsi ad una persona che potrebbe sfruttare i nostri problemi, causandoci più danni che benefici. Detto ciò, c’è un altro aspetto da prendere in considerazione quando si cerca una persona alla quale rivolgersi.
Quando sentiamo che è giunto per noi il momento di rivolgerci a qualcuno per trovare sostegno e conforto, occorre tenere a mente che la richiesta d’aiuto non deve mai essere unilaterale: se una persona che conosce la situazione problematica nella quale mi trovo e alla quale non ho chiesto nulla non deve impormi il suo aiuto contro la mia volontà e/o secondo modalità che non mi rispettano o possano danneggiarmi, è anche doveroso ricordare che non posso nemmeno pretendere con ostinazione l’aiuto di una persona che, anche se preparata, competente, rispettosa e di buona volontà, mi ha già espresso la sua impossibilità di aiutarmi.
La relazione d’aiuto deve sempre basarsi su un comune accordo e sul rispetto di entrambe le parti, solo così sapremo che ci troviamo in una relazione d’aiuto sana ed equilibrata che potrà portare benefici reali.
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in discipline bio-naturali
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