La Toscana è una regione ricca di leggende e misticismo, che ha regalato alla storia personaggi indimenticabili e meraviglie dell’arte come promesse di eternità. il complesso architettonico dell’Eremo e dell’Abbazia di San Galgano a Chiusdino è un luogo imperdibile per chi ama percepire l’eco dei segreti e della spiritualità d’altri tempi. Le due strutture sono incastonate nel dolce panorama senese, a circa 50 minuti proprio dalla città; restano impresse negli occhi e nel cuore per la loro imponente essenza spirituale, per l’essenzialità di ciò che resta quando il superfluo viene a cadere e permane il profumo di una leggenda ed un cielo a far da soffitto.
Scopriamo insieme chi era, e chi forse è, San Galgano e la sua abbazia.
LA LEGGENDA DI SAN GALGANO
Il complesso menzionato è dedicato a San Galgano, un mistico che ricorda molto San Francesco e la sua famosissima conversione. Galgano Guidotti nacque a Chiusdino nel 1148 da Padre Guido e Madre Dionisia, secondo la leggenda per intercessione dell’Arcangelo Michele. Fu proprio l’Arcangelo ad apparigli in sogno per due volte all’età di 32 anni, per sublimare il suo stile di vita piuttosto dedito all’agio e alle frivolezze. Colpito dalle apparizioni, inizia a predicare nella sua zona e sembra che successivamente ricevette dai 12 Apostoli l’ordine diretto di costruire una Rotonda nella zona di Montesiepi, dove ritirarsi a vivere in solitudine. La famiglia, specialmente la madre e la fidanzata cercarono di distoglierlo dalla chiamata, ma il 21 dicembre del 1180, il suo cavallo si imbizzarrì conducendolo proprio a Montesiepi: egli abbracciò quel chiarissimo segnale del volere divino per la sua nuova vita, ritirandosi in una capanna che divenne il suo eremo, sul cocuzzolo della collina.
Questo momento di conversione profonda da cavaliere a uomo di Dio, sarà ricordato nei secoli con il miracolo della spada nella roccia: infatti, per segnare la sua nuova vita conficcò la propria spada in una roccia realizzando una croce con l’elsa.
Durante una sua assenza per un pellegrinaggio, però tre ladri cercarono di rubare la spada. Non riuscirono nell’intento, ma la ruppero e l’abbandonarono (la spada è infatti realmente spezzata). Pare che il castigo divino li raggiunse in fretta: uno venne fulminato, un altro annegato, mentre il terzo aggredito da un lupo che gli tranciò entrambe le mani (nell’eremo, in una bacheca è possibile vedere le ossa delle mani del ladro), ma venne risparmiato all’ultimo momento perchè, pentito, invocò il perdono di Galgano.
Al ritorno Galgano trovò la spada spezzata e si sentì ritenendosi responsabile dell’accaduto, dato che si era allontanato. Ma una voce divina gli suggerì di riunire i pezzi, cosicché la spada si ricompose miracolosamente. L’avvenimento creò scalpore e furono molti i pellegrini che affluirono alla zona chiedendo miracoli e ricevendone ben 19 nell’anno 1195, durante il processo di canonizzazione.
Galgano morì poi a 33 anni il 3 Dicembre 1181 in preghiera della sua croce, nell’anno della nascita di San Francesco, ed a poco meno di un anno dalla Sua conversione.
SAN GALGANO: CAVALIERE DI RE ARTÙ
Nel 1190 Chrètien de Troyes scrive “Le Roman de Perceval ou le conte du Graal”, un romanzo incompiuto in cui il protagonista ricorda molto nella storia quella di Galgano. Più tardi, nel 1210 il poeta e cavaliere tedesco Wolfram von Eschenbach scrive un poema cavalleresco dedicato sempre al Sacro Graal, chiamato il “Parzival“, che nuovamente pare riproporre la storia di Galgano.
Questi avvenimenti creano un collegamento evidente fra Galgano e le leggende di Artù e dei suoi cavalieri, rafforzate anche dalla particolare forma della cupola della Rotonda di Montesiepi, che ricorda una coppa rovesciata: a protezione della spada nella roccia e, forse… del santo Graal?
LA ROTONDA DI MONTESIEPI
La Rotonda di Montesiepi si erge sull’eremo di San Galgano e ospita la spada nella roccia. Ciò che stupisce è la sensazione di raccoglimento ed essenzialità, ma anche la sorpresa della cappellina a sinistra, finemente dipinta. In particolare, l’elemento più originale è che dall’esterno non si intuisce la forma a cupola e ciò crea un grande impatto visivo, con la sua alternanza di file di pietre bianche ed altre di mattoni rossi.
L’ABBAZIA DI SAN GALGANO
L’abbazia dedicata al santo venne costruita solo più tardi, ed è la prima chiesa costruita in stile gotico in Toscana, fra il 1218 ed il 1288, voluta dai monaci cistercensi. La scelta della sua particolare posizione dipese dalla vicinanza con il fiume Merse: i cistercensi, infatti, prediligevano luoghi con presenza di corsi d’acqua, boschi, pianure coltivabili e vie di comunicazione.
La pianta dell’abbazia è è la classica croce latina, una forma di Geometria Sacra che inserisce l’uomo in un sistema di ritmi e armonie affini a quelli naturali. Tramite l’osservazione degli stimoli prodotti da questi schemi, infatti, l’uomo si avvicina all’armonia della creazione. Pare che i monaci cistercensi avessero sviluppato una straordinaria conoscenza sul potere evocatore delle forme simbolo che venivano costruite utilizzando precisi codici geometrici, tenuti rigorosamente segreti.
L’abbazia doveva essere uno spettacolo d’arte, fu un luogo di culto, di preghiera e ospitò figure illustri fino al declino: nel 1329 la zona venne colpita dalla carestia, nel 1348 dalla peste e la situazione fu aggravata dal saccheggio di vari eserciti e mercenari. Nel XV secolo i monaci si trasferirono nel palazzo di San Galgano a Siena. Il dramma colpì definitivamente l’abbazia nel 1786 quando un fulmine colpì il campanile che crollò sul tetto dell’abbazia lasciandola scoperta e venendo poi sconsacrata tre anni più tardi.
Ad oggi l’abbazia, completamente vuota e con questo soffitto rivolto al cielo, resta un complesso spettacolare: la sua sacralità, l’energia e l’equilibrio in verticale fanno vibrare l’anima di ogni pellegrino o viaggiatore che abbia la fortuna di scoprirla. Il complesso può essere visitato tutto l’anno: sul sito del comune di Chiusdino (www.comune.chiusdino.siena.it) sono reperibili diverse informazioni logistiche sugli orari e sugli eventi musicali, artistici e culturali proposti all’interno della struttura.
Un luogo che merita davvero di essere visto ed assaporato!