I figli unici (maschi e femmine, senza distinzione) hanno un meraviglioso potere: quello di trasformare la coppia in famiglia, sono il frutto dell’amore, la creazione della coppia. Spesso si pensa che avere un solo bambino lo renderà egoista, che non saprà relazionarsi con gli altri, che diventerà un adulto insicuro ed egocentrico; diciamo che i luoghi comuni sui figli unici non mancano, sono le loro doti che non si conoscono bene.
Il figlio unico non ha problemi relazionali, si rapporta in maniera diversa
I figli unici non devono condividere con altri bambini l’affetto dei loro genitori, il loro tempo o la loro attenzione, non sono confrontati alla ferita del primogenito che, da figlio unico, si ritrova quasi da un giorno all’indomani a dover condividere i genitori col fratellino o la sorellina; ma sarebbe riduttivo pensare che non sa relazionarsi con gli altri bambini, è solo che è più abituato ad un altro tipo di rapporto.
Le prime relazioni del figlio unico si basano sullo schema bambino-adulto: le sue prime interazioni saranno esclusivamente costruite con persone mature, come i genitori, i zii, i nonni, promuovendo in loro uno sviluppo intellettuale e linguistico più veloce. Le relazioni con i pari saranno per un po’ di tempo marginali e sporadiche, ed è giusto tenere a mente questo quando si parla dell’aspetto relazionale dei figli unici.
Avendo l’abitudine di essere circondato da adulti, il figlio unico potrà sentirsi un po’ disorientato nell’approcciarsi ad altri bambini, soprattutto se più piccoli, che rappresentano per lui un mondo nuovo, con delle regole che deve ancora scoprire. Ciò non impedirà al figlio unico di diventare sociale e di farsi facilmente degli amichetti, soprattutto se gli pesa un po’ la mancanza di compagni di giochi, anzi!
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Le doti dei figli unici: più autonomi e creativi nel risolvere i problemi
Il fatto di non vivere il senso di competizione che può emergere tra fratelli per l’affetto e l’attenzione dei genitori potrà dargli la possibilità di formarsi in modo più sereno, senza sentirsi “derubato” da ciò che per lui è fondamentale e vitale, avrà la possibilità di aprirsi serenamente agli altri e avere molte più probabilità di instaurare un rapporto più sereno coi propri genitori, come lo dice Toni Falbo, psicologa dell’Università del Texas ad Austin, che nel 1986 esaminò circa 200 studi sulle differenze tra fratelli e figli unici, e smentì la maggior parte dei preconcetti finora vigenti sul tema dei figli unici: l’unica differenza sembrerebbe essere il legame più forte con i genitori rispetto a chi ha fratelli e/o sorelle.
Un altro studio ha messo in luce le doti dei figli unici: Jiang Qiu della Southwest University di Chongqing, ha esaminato i loro tratti di personalità e le loro abilità di ragionamento: i figli unici si sono dimostrati più creativi nel risolvere i problemi, grazie al fatto che essendo più solitari, sono abituati a cavarsela da soli, ma nello stesso tempo si sono dimostrati meno tolleranti. Ovviamente, molto dipende dall’ambiente famigliare e dall’educazione impartita al bambino: se cresce in un ambiente tollerante, empatico e dove si collabora, anche il bambino svilupperà tali doti.
Il pericolo del rapporto esclusivo coi genitori
Il problema più complesso che può dover affrontare il figlio unico non è la solitudine, ma proprio l’attenzione dei suoi genitori: questi avranno tendenza a proiettare su di lui molte delle loro aspettative e delle loro paure, trasformandolo nello specchio dei loro desideri inconsci: “Ti darò tutto quello che non ho avuto io” è una delle affermazioni che può riecheggiare ancora nella mente di questi figli privilegiati che spesso soffrono di un rapporto troppo esclusivo con mamma e papà.
Da queste dinamiche, si può capire che molto dipende dai genitori e dal modo in cui faranno crescere il loro bambino: un figlio unico difficilmente diventerà asociale se è cresciuto in un ambiente ricco di relazioni armoniose; non diventerà immaturo se già da piccolo gli si permette di imparare, di sbagliare, di fare le cose da solo; non diventerà tirannico se gli si dà delle regole e gli s’insegna cos’è il rispetto.
Molto dipende dai genitori perché spesso hanno la tentazione di trattare il piccolo come avrebbero voluto loro: come un piccolo re, viziandolo e privandolo della possibilità di sviluppare una personalità che gli è propria.
“Viziare i figli è confondere i bisogni naturali con i desideri artificiali.”
(Anonimo)
Quando si ha solo un figlio, è importante che il nucleo famigliare riesca ad aprirsi verso l’esterno, sia per scongiurare il pericolo di fusione tra madre e bambino, sia per permettere al piccolo di tessere dei legami con i suoi pari e confrontarsi, misurarsi con loro, uscire dallo specchio dove vede solo il riflesso dei suoi genitori.
“Bisogna educare i figli, ma è anche necessario che si educhino da soli.”
(Ernest Dimnet)
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in discipline Bio-Naturali
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