La pelle è un organo curioso: la sua struttura stratificata gli conferisce una resistenza tale che una striscia di 10 cm è in grado di sopportare ben 10 chili senza rompersi, la sua superficie totale può ricoprire un area di circa 6 mq e funge sia da contenitore che da scudo. Inoltre, è da lei che dipende uno dei nostri 5 sensi: il tatto. La pelle è quella dimensione intermedia tra il mondo esterno e il nostro mondo interiore ed è proprio questa posizione particolare che la rende lo specchio perfetto delle nostre emozioni.
Perché le emozioni affiorano sulla pelle
Le emozioni hanno una funzione comunicativa importante: ci segnalano un cambiamento del nostro stato d’animo, in base a pensieri e/o percezioni che possiamo avere. Le emozioni nascono nel nostro mondo interiore e si muovono verso l’esterno, ma quando le blocchiamo e impediamo a loro, ripetutamente, di oltrepassare la frontiera verso il mondo esterno, finiscono per rimanerci addosso.
Le emozioni sono un po’ come delle lettere: per svolgere correttamente la loro funzione, devono essere consegnate e “assimilate”. Ma cosa succede se non vengono consegnate oppure se non le comprendiamo? Ci rimangono impresse addosso, come quelle rughe orizzontali che ornano la fronte delle persone pensierose, oppure quelle linee verticali tra le sopracciglia di quelle che sono sempre un po’ arrabbiate. Ma oltre le rughe, la pelle ci dice molto di più di ciò che succede sotto la nostra superficie.
La pelle non può mentire
“Quello che più mi spaventa sono le mie sensazioni a pelle, dicono tutto, anche quello che la mia mente non vuole.”
(Anonimo)
La pelle è un organo sensoriale che ci traduce il mondo attraverso il tocco. Grazie al tatto capiamo ciò che ci dà piacere, fastidio, dolore. Ha quindi un’importante funzione di comunicazione, sia tra il mondo esterno e il nostro mondo interiore che tra noi e gli altri.
Per salutarci ci stringiamo la mano, ci abbracciamo oppure ci baciamo; possiamo dare una pacca sulla spalla per incoraggiare, una carezza per consolare,… Attraverso le nostre mani possiamo comunicare in modo più diretto ed autentico che con le parole, perché la pelle non può mentire.
Anche la comunicazione interiore è facilitata dalla pelle: tutto ciò che provi a seppellire dentro di te (anche inconsciamente), riaffiorerà sulla tua pelle. I rossori, le macchie, gli sfoghi cutanei improvvisi di cui non si capisce l’origine malgrado le innumerevoli visite specialistiche possono avere un’origine psicosomatica.
Le emozioni che non esprimi si imprimono sulla tua pelle
Ciò che non esprimi, lo imprimi: è così che funziona la pelle, perché in un modo o un altro l’emozione deve venire in superficie. Ecco che ti viene l’orticaria solo a pensare al tuo capo col quale è impossibile discutere, ti sudano le mani ogni volta che vai in banca, ecc.
La pelle tira, prude, brucia, fa male mentre la bocca tace e la mente si rifiuta di vedere. A volte, ignoriamo talmente tanto i segni lasciati dalle nostre emozioni su quella pelle martoriata che un bel giorno ci guardiamo allo specchio e non ci riconosciamo più: la pelle è grigia, spenta, coperta di messaggi ignorati che abbiamo rifiutato di leggere e capire, la tristezza ha traslocato agli angoli degli occhi, la rabbia si è sfogata in un eczema che non dà pace, ci sono rossori che urlano il nostro malessere al mondo mentre noi continuiamo a dire che tutto va bene, ma non è vero e si vede.
Osservare la nostra pelle per guardarsi dentro
Ciò che nascondiamo dentro di noi si specchia sulla nostra pelle e non c’è un testimone più schietto di ciò che dicono le nostre emozioni e al quale potremo affidarci, perché ci “sbatte in faccia” la realtà delle cose.
Potremmo quindi osservare da più vicino la nostra pelle per sapere come stiamo dentro e se ci prendiamo abbastanza cura di noi: com’è la nostra pelle? Quali messaggi ci comunica? Nel dare maggiore attenzione alle nostre sensazioni, capiremo meglio cosa sta succedendo dentro di noi.
Magari, quello che sta emergendo è rabbia, fastidio, desiderio di proteggerci da una situazione o da una persona in particolare, potremmo volere prendere le distanze oppure al contrario avere bisogno di maggiore contatto, di più attenzioni.
L’importante è capire che se un disagio ha un’origine psicosomatica, non significa che è immaginario e che passerà “da solo”; al contrario, significa che le emozioni sono talmente forti che l’unica via di sfogo possibile è attraverso il corpo e, che proprio per questa ragione, bisogna ascoltare il malessere e capire il suo messaggio per arrivare ad una risoluzione reale e duratura.
Alla fine dei conti, la nostra pelle rappresenta la tela sulla quale proiettiamo ciò che siamo per comunicarlo al mondo, ma nello stesso tempo questa pellicola può rivelarci molto di noi, permettendoci di rifletterci su questo mezzo che pone un limite tra noi e gli altri, tra dentro e fuori.
“La pelle umana: permeabile dall’interno verso l’esterno per consentire la sudorazione; impermeabile dall’esterno verso l’interno per impedire la penetrazione attraverso i tessuti di qualunque liquido. Non sorprende che l’anima umana si comporti con uguali criteri a senso unico.”
(Francesco Burdin)
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e shamanic storyteller
www.risorsedellanima.it