Con il termine Celti ci si riferisce non a un solo popolo ma a un insieme di genti indoeuropee diffuse in un’ampia fetta di Europa tra il IV e il III secolo a.C. che condividevano origini culturali, fondo linguistico indoeuropeo e religione. Tra di essi si ricordano i Galati, i Galli, i Britanni, i Pannoni.
La loro cultura era complessa e originale, tant’è che ad oggi li ricordiamo ancora come un popolo inconsueto e interessante. Nella loro società articolata principalmente in 3 funzioni, sacrale e giuridica, guerriera, produttiva, detenevano un posto di primo piano i druidi, adetti alle funzioni sacerdotali. I druidi erano considerati i guardiani del sacro ordine naturale, e facevano da tramite fra mondo degli uomini e divinità.
A livello religioso i Celti adoravano più divinità legate alla natura e a quanto pare credevano anche alla trasmigrazione delle anime e probabilmente eseguivano sacrifici umani. Alcuni dei erano tenuti in particolare considerazione come Lúg, inventore delle arti, guida nei viaggi e divinità dei commerci.
Non molto è rimasto del loro bagaglio culturale e religioso, difatti vennero sottoposti a dura repressione da parte dei Romani, senza contare che gran parte della loro tradizione letteraria fu trasmessa oralmente e solo una minima parte del loro corpus poetico è giunta fino a noi.
Oggi il termine celtico viene utilizzato in riferimento a lingue e culture di matrice celtica diffuse in Scozia, Irlanda, Galles, Isola di Man, Gran Bretagna e Cornovaglia. La loro eredità ha dato vita a movimenti religiosi e/o culturali come il druidismo, il celtismo e la musica celtica, che tuttavia spesso non sono così fedeli alla cultura originaria.
Difficile è quindi ricostruirne la storia ed è altrettanto dura capire quanto ci sia di vero nei movimenti che si dichiarano ispirati alla loro cultura. Rifacendoci quindi a fonti di cui non possiamo garantire l’autenticità, abbiamo selezionato alcuni proverbi a loro attribuiti, in cui spiccano valori come l’onestà, la sincerità e la saggezza interiore.
Il primo proverbio afferma che un ospite costante non sia mai il benvenuto.
Difatti nonostante l’ospitalità fosse ritenuta un valore, un eccessivo abuso della stessa da parte degli ospiti era considerato maleducato. L’insegnamento è chiaro: l’ospitalità va bene ma entro certi limiti.
Il secondo proverbio riguarda le confidenze, le amicizie e i conoscenti. Dice infatti “se dormi con i cani ti svegli con le pulci”.
Vale a dire che bisogna sempre fare attenzione alle persone con cui entriamo in relazione, soprattutto se sospettiamo della disonestà. Anche le confidenze devono essere ridotte al minimo per evitare che possano essere usate contro di noi.
Il terzo proverbio riguarda gli insulti e dice: “contro le parole piene di ira non c’è niente di meglio che una bocca chiusa”.
Esso insegna che non vale la pena rispondere con la stessa moneta, è meglio essere prudenti rimanendo in silenzio. Difatti una persona arrabbiata spesso non pensa a quel che dice, rischiando di parlare per niente. Mantenere il controllo è il miglior modo per reagire.
Il quarto proverbio ha a che fare con la dinamicità della vita che implica necessariamente un’alternanza di momenti belli e brutti.
Questo proverbio afferma, “Guarda verso il sole, ma non dare le spalle alla tempesta“, indicando che la vita è dinamica per natura e che è importante mantenersi in equilibrio fra entusiasmo e prudenza. La paura è naturale e può cogliere chiunque, non averla non significa essere coraggiosi, semmai è coraggioso chi impara ad affrontarla.
Il quinto proverbio celtico riguarda il perdono, ritenuto importante purché non ci si dimentichi di quanto accaduto. Dice infatti “perdona l’errore ma non dimenticarlo”.
Il suggerimento è quindi di perdonare le persone ma di non dimenticare la questione per evitare che si ripetano situazioni simili. Inoltre attraverso il perdono possiamo imparare a metterci nei panni di chi subisce eventuali ingiustizie esercitando l’empatia e imparando a non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi.
Il sesto proverbio riguarda la verità e afferma che a volte è amara ma bisogna comunque imparare ad accettarla.
L’insegnamento è chiaro: la verità può fare paura ma è sempre meglio di una bugia. Se non si impara ad accettarla, è difficile aprirsi al vero cambiamento. Inoltre le bugie alla lunga causano più danni.
Il settimo proverbio riguarda le situazioni difficili che spesso racchiudono il seme della felicità. Dice infatti “alcune delle bacche più dolci crescono tra le spine più appuntite”.
I momenti no a volte servono ed è importante mantenersi speranzosi perché i risultati positivi arriveranno a loro tempo. Gli ostacoli sono inevitabili soprattutto quando si scelgono percorsi di vita inusuali, innovativi, controcorrente, ma bisogna saper andare avanti.
Che questi proverbi siano più o meno fedeli alla cultura celtica originaria non possiamo dirlo, tuttavia includono insegnamenti preziosi che possono aiutarci a vivere meglio nella quotidianità. E allora ben vengano, con il beneficio del dubbio sulla loro autenticità.
Laura De Rosa