L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune che può presentarsi se il sistema immunitario attacca per sbaglio i tessuti del corpo. Si tratta di un disturbo cronico che colpisce il rivestimento delle articolazioni causando dolore intenso. L’infiammazione che si viene a creare può danneggiare diverse parti del corpo portando nei casi più gravi a disabilità fisiche.
Rispetto all’osteoartrosi, l’artrite reumatoide colpisce inizialmente la membrana sinoviale e non la cartilagine, inoltre è meno frequente e può presentarsi anche in soggetti giovani. Interessa circa l’1-2% della popolazione e l’esordio avviene di solito alla fine dell’adolescenza con un secondo picco tra i 60 e 70 anni.
Si ritiene che le prime tracce di artrite siano addirittura risalenti al 4500 a.C. perché diversi reperti trovati in resti scheletrici dei nativi americani del Tennessee presentano caratteristiche tipiche di chi ne è affetto. In Europa invece prima del XVII secolo era rarissima. Ma fu nel 1800 che ne venne data una prima descrizione riconosciuta da parte del medico francese Agostino Jacob Landré-Beauvais (1772-1840), sebbene il nome “artrite reumatoide” sia stato coniato più tardi, per l’esattezza nel 1859 dal reumatologo britannico Alfred Baring Garrod.
Le cause sono tutt’oggi incerte sebbene molti medici ritengano che possa dipendere da una componente genetica. Difatti i geni predisposti sarebbero più suscettibili a fattori di tipo ambientale.
Per quanto riguarda i sintomi, essi possono includere rigidità congiunta che peggiora al mattino e dopo periodi di inattività, giunture calde e gonfire, febbre, perdita di peso, senso di affaticamento. Inizialmente il disturbo intacca le articolazioni minori, soprattutto quelle di dita delle mani e dei piedi. Man mano nel tempo si diffonde a polsi, ginocchia, gomiti, caviglie, fianchi, anche, spalle.
Ma gli organi influenzati dal disturbo, che possono risentirne indirettamente, sono numerosi, dalla pelle ai polmoni, dagli occhi al cuore, dai reni alle ghiandole salivari.
L’artrite reumatoide in alcuni periodi può svanire per poi fare la propria ricomparsa successivamente, variando gravità in base ai momenti.
Quando intacca i diversi organi del corpo, può provocare secchezza agli occhi e alla bocca, dolore al torace mentre si respira e tosse nel caso in cui siano colpiti i polmoni, dolore al petto se l’infiammazione colpisce il tessuto intorno al cuore.
Fra l’altro, visto che può determinare una diminuzione notevole di globuli bianchi, può subentrare facilmente un ingrossamento della milza, o sindrome di Felty, così come un aumento delle infezioni. Ulteriore complicanza è rappresentata dall’infiammazione dei vasi sanguigni, o vasculite.
Senza contare che l’artrite reumatoide predispone a una serie di malattie, come osteoporosi, che indebolisce le ossa rendendole più fragili, noduli reumatoidi, infezioni dovute alla compromissione del sistema immunitario, composizione corporea anormale, sindrome del tunnel carpale, linfoma.
Difficile è anche diagnosticarla perché, soprattutto agli inizi, presenta sintomi simili a quelli di altre malattie. Inoltre non è possibile ricorrere a un test del sangue specifico per individuarla.
Quello che si sa è che le persone affette dal disturbo tendono ad avere un tasso di sedimentazione eritrocitaria elevato e livelli superiori di proteina C-reattiva. Eventuale presenza nel sangue di fattore reumatoide e anticorpi anti-citrullina sono a loro volta possibili indicatori.
Generalmente vengono individuate diverse fasi dell’artrite reumatoide tramite raggi X che permettono di capire a che stadio è la malattia:
- nella fase I non si presentano danni ma le ossa possono risultare più assottigliate
- nella fase II la cartilagine delle ossa può presentare lievi danni e la mobilità articolare essere limitata
– nella fase III si notano danni alla cartilagine, alle ossa con assottigliamento delle stesse intorno alle deformità articolari
- nella fase IV si notano danni della cartilagine e delle ossa, osteoporosi e anomali dei tessuti molli.
Al momento non esistono cure specifiche per questo disturbo ma a quanto pare se il trattamento a base di alcuni farmaci detti antireumatici avviene tempestivamente, ci sono maggiori probabilità di remissione dei sintomi.
Tra questi farmaci se ne annoverano di diverse tipologie, da quelli antinfiammatori non steroidei, che alleviano dolore e riducono l’infiammazione, ai farmaci corticosteroidi, che riducono sia infiammazione che dolore. E ancora farmaci antireumatici che modificano le malattie rallentandone la progressione. In alcuni casi, quando i farmaci non bastano, può essere necessario l’intervento chirurgico.
Esistono poi tutta una serie di trattamenti alternativi che vengono consigliati in caso di artrite reumatoide, ma che ovviamente non hanno alcun valore medico. Fra questi gli integratori di olio di pesce, che a quanto pare aiuterebbero a ridurre il dolore e la rigidità, e ancora oli vegetali come quelli ottenuti dai semi di primula, ribes nero e borragine, o terapie come il tai Chi, che attraverso una serie di esercizi dolci, combinati con una profonda respirazione, aiuterebbe ad alleviare lo stress e a diminuire il dolore.
Purtroppo l’artrite reumatoide può colpire persone di tutte le età sebbene la fascia più a rischio sia quella che va dai 40 ai 60 anni, principalmente donne. Il rischio aumenta anche se in famiglia vi sono stati precedenti casi e si ha pertanto una predisposizione genetica. L’obesità a sua volta è considerata un fattore predisponente per la malattia.
Laura De Rosa