L’invecchiamento come scoperta di nuove risorse.
Una problematica sociale molto pressante è quella relativa all’invecchiamento della popolazione ed a tutte le difficoltà che le famiglie affrontano con parenti e genitori che, sofferenti o meno, hanno bisogno di attenzioni e cure particolari.
Spesso ad avere più difficoltà sono le donne che, oltre ad essere impegnate nella loro attività lavorativa e nella gestione della famiglia, si trovano a dover accudire i parenti anziani.
Ogni giorno bisogna infatti fare i conti sia con le difficoltà materiali ed economiche, sia con quelle culturali e sociali, pregiudizi compresi.
Siamo stati abituati a pensare lo sviluppo come un processo di crescita che, ad un certo punto, si trasforma in totale declino. Da qui sono nati i migliaia di metodi per cercare di ringiovanire e combattere un’età tanto odiata dalla maggior parte della gente; odio che spesso porta con sé un vissuto di disagio che, da fisico, si trasforma in psichico e sociale.
Ma cosa accade davvero? In che modo l’anzianità può essere trasformata in opportunità di crescita e scoperta di nuove capacità?
Uno studioso molto rilevante in ambito psicologico, Erik Erikson, ha affermato che nel corso di tutta la vita l’individuo deve affrontare dei “compiti di sviluppo” che, nella vecchiaia, consistono in una vera e propria ristrutturazione dell’identità.
In età anziana, infatti, grazie alla maggiore disponibilità di tempo durante il giorno, la persona potrà fare dei bilanci sul passato ed attribuire un nuovo senso al proprio presente.
La riorganizzazione della personalità deriva da molti aspetti e, tra questi, vi sono:
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lo status sociale, considerato che la persona si troverà fuori dai contesti produttivi ed entrerà in quelli sanitari ed assistenziali;
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l’immagine corporea che cambia radicalmente;
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il deterioramento delle funzioni mnestiche, attentive e percettive.
Tuttavia il singolo cittadino può contribuire al miglioramento della qualità della vita dell’anziano e dei suoi familiari, considerandolo una risorsa della nostra società e non un peso, dal momento che le sue esperienze e conoscenze possono essere fonte di arricchimento per ognuno.
Bisogna quindi puntare sulla possibilità di compensare le mancanze con le quali l’anziano si scontra promuovendone uno stile di vita attivo che abbia alla base la più grande risorsa che un anziano possa avere: l’affettività.
In un momento in cui il rischio di sprofondare in uno stato di depressione o di isolamento, sia esso reale o percepito, è molto alto, l’affettività può compensare le perdite cognitive.
Un “invecchiamento riuscito” è dunque quello in cui la persona riesce a porsi degli obiettivi grazie alla capacità di ottimizzare le sue risorse.
Isolamento e deterioramento cognitivo dell’anziano possono essere aggirati attraverso interventi di prevenzione e di sviluppo di nuove abilità che gli permettano di sentirsi coinvolto e di percepire fiducia intorno e dentro di sé.
Possono essere molteplici le tecniche da utilizzare con la persona anziana e, l’aumento delle speranze di vita insieme all’invecchiamento della popolazione, deve renderci consapevoli dell’esigenza di prevenire o comunque ritardare l’insorgenza di deficit mentali che contribuiscono, tra l’altro, ad aumentare in modo esponenziale la spesa sanitaria.
È possibile fare ciò mediante interventi prettamente medici e rivolti alla salute fisica della persona, ma è altresì necessario spronare l’anziano ad essere mentalmente attivo.
Può essere, quindi, molto utile partecipare a laboratori informatici, musicali o di canto, teatrali o di TeatroComunità, di attività motoria o di psicomotricità, così come è fondamentale la stimolazione cognitiva e sensoriale mediante esercizi finalizzati ad allenare la memoria, la scrittura e la lettura; altro importante aspetto da non sottovalutare è quello relazionale che potrà essere coltivato grazie anche alle uscite sul territorio.
Ma quindi come scegliere il contesto giusto per i propri genitori e cosa fare per migliorare il loro benessere anche in età anziana?
Innanzi tutto è molto importante comprendere quali sono le esigenze dell’anziano.
Ricordiamo che la scelta di rimanere nella propria casa o di proporre al proprio familiare di andare in quella che viene definita, in modo più meno discutibile, “casa di riposo” non deve partire da pregiudizi culturali, ma dalle possibilità che una tale scelta potrebbe dare alla persona interessata.
Partendo quindi da un interesse reale per la salute non solo fisica, ma anche psichica della persona, è necessario scegliere il contesto sulla base di alcune caratteristiche fondamentali:
– condizioni igienico-sanitarie adeguate a garantire il benessere fisico dell’anziano accostate ad una costante assistenza sanitaria da parte di personale esperto che sappia anche come rivolgersi all’anziano;
– presenza di attività che possano stimolare l’anziano a livello cognitivo, mnemonico ed intellettuale;
– presenza di operatori dediti alle attività sociali mediante la gestione di laboratori come quelli prima accennati o attività quotidiane finalizzate anche a lenire il sentimento di solitudine che spesso l’anziano vive;
-presenza di operatori dediti all’ascolto ed al sostegno psicologico dell’anziano stesso;
–adeguati spazi nei quali la persona potrà mantenere la sua privacy, così come socializzare con gli altri;
-un contesto nel quale l’anziano venga messo a proprio agio in un clima che possa facilitare ed incrementare la sua serenità.
Dunque, in base a ciò che è stato detto, è possibile migliorare la qualità della vita degli anziani aiutandoli ad agire e a mantenere o scoprire nuove abilità e passioni mediante le molteplici attività che possono essere proposte nei contesti più svariati.
In tal modo l’anziano non potrà essere considerato un peso all’interno della società, ma quale fonte di ricchezza.
Perché in fondo, chi meglio dell’anziano potrà raccontarci la storia dei nostri affetti?
Dott.ssa Claudia Corbari