Stavo cercando un motivo valido ai miei dolori, nel senso che ho dolori ma non ho avuto traumi fisici che li potessero giustificare, e mi sono imbattuta in uno scritto olistico che parla di “memoria delle placche cutanee“, pare infatti che nel nostro corpo vi siano 24 coppie di punti, o “placche cutanee“, localizzati sui versanti laterali dei processi spinosi delle vertebre, dalla prima cervicale alla quinta lombare con esclusione del segmento sacrococcigeo, che “memorizzano” gli eventi traumatizzanti.
Approfondendo la lettura ho scoperto che questi punti delle nostra ossa hanno la capacità di registrare gli avvenimenti stressanti e dolorosi e di attivarsi secondo alcuni schemi temporali.
Senza entrare nello specifico della scoperta olistica, si può dire che esistano precise mappe neurali collegate alla nostra memoria autobiografica, cioè quello che ci accade durante il nostro ciclo vitale viene registrato nelle placche cutanee (quindi a livello del midollo spinale), il problema è che pare che qui vengano memorizzati esclusivamente gli eventi traumatici, quelli che vengono percepiti come pericolo.
Questa teoria deriva dalla più conosciuta teoria del “cervello rettiliano“(R-complex, il quale si occupa principalmente dei bisogni e degli istinti innati nell’uomo) elaborata da Paul Donald MacLean, che consente all’uomo di sopravvivere perché registra in maniera non conscia il pericolo è quindi indispensabile per la conservazione della specie.
Praticamente in situazioni conosciute come di pericolo o di dolore il corpo reagisce accedendo a questa sorta di memoria latente registrata nel midollo spinale, un po’ come se fosse un campanello d’allarme.
Questa memoria registra ogni tipo di trauma, dall’incidente all’esito negativo di un esame, dal dolore per una perdita a quello per un amore finito male, e pare sia utile per garantire la difesa della nostra integrità.
Ma è possibile controllare la memoria delle placche cutanee in modo da riequilibrare il dolore?
Secondo la teoria di cui ho letto pare che ogni punto spinale corrisponda ad una precisa epoca della vita secondo un ciclo ripetuto di 60 anni che parte dalla prima cervicale.
Quindi se subiamo un trauma psicologico in un certo periodo della nostra vita, questo si “deposita” in un’area precisa della nostra colonna spinale e anche a distanza di anni può risultare dolorante.
Giuseppe Calligaris, medico neurologo italiano, scoprì nei primi anni del 1900 le corrispondenze che legano determinate zone cutanee agli organi interni del corpo, e anche a emozioni e sentimenti e che tutto quello che un uomo percepisce va a colpire i suoi sensi, fa vibrare i suoi sistemi energetici e poi diviene memoria; lo studioso mappò quindi le placche dell’età, si sa che i ricordi vengono richiamati alla memoria quando serve, ma quelli dolorosi pare che rimangano intrappolati nell’inconscio, rubando energia vitale.
Per liberare, sbloccare o meglio riequilibrare questa energia è possibile affidarsi alla Dermoriflessologia, una tecnica riflessologica che utilizza la superficie cutanea come specchio della sfera psichica e somatica; ci si può affidare anche alla rielaborazione degli eventi traumatici per cercare di risanare le ferite aperte come la Cronoriflessologia, che aiuta a ricapitolare la propria storia personale.
Secondo la teoria di Calligaris la stimolazione manuale produce risposte straordinarie, e può essere abbinata con altre tecniche di tipo naturale, tutte rivolte a migliorare la qualità della vita e del benessere psico-
Un libro interessante da leggere è “Riflessologia della Memoria“ di S. Fumagalli e F. Gandini, il quale offre preziose chiavi d’accesso al mondo dell’inconscio e della memoria, per liberarsi dai blocchi energetici che ci tengono intrappolati al passato e condizionano le nostre scelte, rendendoci inconsapevoli del nostro presente e impedendoci di riconoscere le opportunità che la vita ci porge in ogni istante.
Articolo scritto da Valeria Bonora – valeria2174.wix.com