715 è il numero di case di accoglienza gestite dalle residenze Korian in tutta Europa e sono stati proprio gli educatori di questo gruppo a coinvolgere gli anziani nella stesura di alcune fiabe per bambini, raccolte in un’antologia di novelle pubblicata dalla casa editrice Gribaudo. L’idea è nata per valorizzare il ruolo degli anziani, troppo spesso esclusi dalla società, mettendo nero su bianco ricordi, emozioni, speranze, in chiave fantasiosa, il tutto condito dalla saggezza di chi ha superato una certa età e ha quindi vissuto sulla propria pelle esperienze reali.
Tra le fiabe dei nonni spiccano alcuni titoli come “La strega del paese”, di nonno Bruno, che narra la storia di una vecchina bruttarella e vestita di stracci, sempre pronta a mettere in fuga i ficcanaso. I bambini la prendevano in giro facendole degli scherzi, a volte decisamente eccessivi, e la vecchietta puntualmente usciva per scacciarli via con la sua scopa. Finché un giorno uno dei bimbi più coraggiosi osò bussare alla sua porta per entrare in casa, la vecchietta gli aprì e vedendolo solo e impaurito, gli disse di entrare. Il bimbo, oltrepassando l’uscio della sua casa, si accorse che era ordinata e aveva un buon odore, insomma non sembrava affatto la casa di una strega. E infatti la vecchietta si dimostrò gentile e da quel giorno il bambino divenne suo amico. La vecchietta/strega divenne a sua volta più gentile con le altre persone.
Un’altra fiaba del libro si intitola “La montagna della fata”, di nonna Livia: vi si narra che nei boschi sulle Alpi Apuane un tempo vivevano delle fate. Una di loro trovò per caso un bambino e vedendolo tanto bello decise di portarselo via, chiedendo alla Regina delle fate il permesso di tenerlo con sè. La regina acconsentì ma le impose di rispettare un patto: il bambino, anche da adulto, avrebbe dovuto tornare di sera dalla fata, altrimenti sarebbe morta. Il bambino crebbe e trovò un lavoro, ma alla sera puntualmente tornava da lei finché, un giorno, a causa di una tempesta, non riuscì a rientrare in tempo e la fata morì. La cima della montagna su cui perse la vita tutt’oggi assomiglia al volto della fata e non a caso si chiama “Volto di donna”.
L’importanza dei nonni e degli anziani
I nonni sono cambiati rispetto a un tempo, tuttavia l’importanza della loro figura nella crescita emotiva dei bambini è rimasta immutata.
Un nonno è sempre un nonno e la relazione che si instaura con i nipoti è magica. Il nonno aiuta il bambino a ricordare le proprie origini, trasmettendo il senso della tradizione e della continuità con i propri antenati. Inoltre la loro età avanzata, che spesso comporta anche un rallentamento dei tempi, può insegnare indirettamente il valore della pazienza e dell’ascolto. Le nonne sono anche custodi di attività come il cucito, il punto croce, la maglia, che oggi tornano in voga, rivisitate in chiave contemporanea. Idem per quanto riguarda le ricette della tradizione, di cui molti nonni sono veri esperti. Insomma, avere a che fare con loro permette di riscoprire le origini e il folclore locale, anima di ogni popolo.
C’è poi una lentezza nella vecchiaia che cozza con i tempi frenetici della nostra società e tuttavia ha molto da insegnare. Non solo ai bambini. Oggigiorno si sta pian piano riscoprendo l’importanza di una vita più rilassata ma non è facile conciliarla con le incombenze quotidiane e gli unici a poterselo permettere sono proprio le persone anziane. Da un lato questa lentezza, che via via prende il sopravvento con l’avanzare dell’età, può sembrare limitante, e in effetti lo è dal punto di vista “pratico”, ma d’altra parte favorisce la riscoperta di un modo diverso di gustare la vita, non più finalizzata alla produzione o alla realizzazione di qualcosa.
Osservare gli anziani, parlare con loro, rispettarne i tempi, ascoltarne le storie, è un insegnamento utile a tutti noi perché non è facile disabituarsi alla frenesia, che ci rende impazienti, frettolosi, bisognosi di continui stimoli e distrazioni. E al tempo stesso i loro racconti e le loro memorie sono fonte di informazioni preziose, perché il passato è importante per la nostra crescita.
Basta iniziare da piccoli gesti per cambiare il nostro rapporto con gli anziani: potremmo per esempio andare a trovarli più spesso, evitando le solite scuse, abituarci all’ascolto chiedendo loro di raccontarci storie o memorie di tempi passati. Farci insegnare un hobby creativo, leggere insieme dei libri, o semplicemente dialogare dando loro la dovuta attenzione. Abituandoci ai loro tempi, sarà più facile apprezzarne il valore e riscoprire pian piano le loro qualità. Perché non è vero che un anziano non ha più alcun ruolo nella società, un anziano è invece fonte di saggezza e sapere, è importante non dimenticarli e non dimenticarsi del loro valore. Come sempre, è questione di cambiare prospettiva. Ci vuole un po’ ma ne vale la pena.
Laura De Rosa