Nel mondo occidentale la pancia piatta è sinonimo di bellezza femminile e perfezione estetica. Eppure la pancia della donna, simbolo della vita, è tendenzialmente generosa, fatta eccezione per la fase giovanile.
L’idea che una pancia, per essere bella, debba essere necessariamente magra si inserisce in un’estetica tipica dei nostri giorni, che privilegia corpi femminili particolarmente asciutti, quasi scheletrici. D’altronde la moda, che tanto ascendente ha su di noi, continua imperterrita a normalizzare la magrezza estrema. E gli spot pubblicitari che vedono protagoniste modelle non sono da meno.
Ma ci domandiamo mai quanto questi modelli, in modo più o meno diretto, condizionino le nostre scelte e la nostra stessa idea di bellezza? Siamo certi di “pensare” con la nostra testa?
Curioso che la pancia piatta sia più diffusa, in natura, durante la giovinezza e che la società incoraggi a mantenerla inalterata a dispetto dell’età, negando la sua inevitabile trasformazione. Perché vecchio è spesso sinonimo di brutto, e così la pancia generosa, anziché essere percepita con altrettanta generosità, si trasforma in un’imperfezione, un difetto da eliminare, correggere, migliorare, costi quel che costi.
La donna di oggi è soggiogata da modelli estetici improbabili che la rendono vittima di un sistema opprimente, in apparenza liberale. Se un tempo doveva dedicare la vita alla famiglia, ai figli, alle faccende domestiche, assoggettata da un evidente maschilismo, oggi si ritrova imprigionata da ideali di bellezza impossibili, disposta a tutto pur di ottenere l’avvenenza (giovinezza) eterna.
Così sempre più donne anziché andare fiere dei propri rotolini, tengono la pancia rigorosamente al riparo da sguardi indiscreti, nascosta, allontanata, quasi vergognandosene. Solo chi ha la “fortuna” di poterla sfoggiare piatta e scolpita, osa scoprirla, mostrarla, evidenziarla.
Simbologia della pancia
Si dice che la pancia simboleggi la vita, d’altronde è qui che per 9 mesi la custodiamo come in un vaso, in un Sacro Graal, ma le sue simbologie non si esauriscono qui.
Nell’antichità le statuine raffiguranti donne dal ventre generoso e dai fianchi larghi simboleggiavano la fertilità e la femminilità. Come dimenticare poi la danza del ventre, che celebra proprio questa parte del corpo, ispirandosi probabilmente alle cerimonie religiose dell’antica Mesopotamia, durante le quali le donne ballavano in onore della dea madre Ishtar. I tipici movimenti sinuosi di questa danza imitavano, secondo gran parte degli studiosi, le forme e i ritmi della natura, per esempio le fasi lunari o le onde del mare. Altre movenze riecheggiavano atti sessuali e il parto.
Ecco perché si dice che lavorare con la danza del ventre aiuti le donne che hanno energie represse in questa parte del corpo, a liberarle. A detta di alcuni insegnanti, le donne che la praticano possono sentirsi più femminili, morbide, graziose, connesse con la natura e quindi più propense ad accettare le proprie rotondità con animo sereno. Certo è che nella danza del ventre le forme morbide non sono un deterrente, tutt’altro, e in tal senso, ha molto da insegnarci.
Nell’ambito delle arti marziali giapponesi come lo Judo, il Sumo e il Karate, la pancia o meglio la cavità addominale, detta Hara, è ritenuta l’origine dell’energia vitale e della forza fisica, da cui provengono l’energia costituzionale ma anche il potere personale retrostante i pensieri e i sogni nel mondo della materia. Essa contiene molti organi interni estendendosi dalla gabbia toracica al pube e alle ossa dell’anca.
Una persona in contatto con Hara è ritenuta più tranquilla interiormente, più giusta e pronta a difendersi fisicamente durante il combattimento in quanto equilibrata. Sempre nella cultura giapponese si riteneva che fosse proprio l’Hara la fonte di eventuali problemi di salute e per questo massaggiarla nel modo corretto per almeno una decina di minuti al giorno sarebbe un toccasana. Un addome sano secondo la concezione orientale influirebbe positivamente anche sulla nostra mente, portando benefici a livello fisico, emotivo, psicologico. In Giappone si riteneva che Hara fosse addirittura sede dell’anima e uccidersi colpendosi alla pancia, liberava l’anima preservandola dal disonore.
Anche alcune leggende antiche e favole come “la Pancia e i Membri” di Esopo sottolineavano la sua centralità nel corpo umano. La favola di Esopo, per esempio, narra che un giorno i membri del corpo umano denunciarono la pancia perché oziosa e lussuriosa, costretti com’erano ad assecondarne i capricci. Così le mani, per protesta, dissero che non avrebbero più sollevato nulla, la bocca non avrebbe più ingerito cibo, le gambe non avrebbero più portato in giro la pancia e così via. Ma quando la protesta ebbe inizio, tutto il corpo iniziò a indebolirsi. Per questo i vari membri capirono che la pancia non era affatto inutile e che la loro salute dipendeva proprio da essa.
Che dire poi dell’intestino, simile a un serpente e a un labirinto, utilizzato nell’antichità in diverse pratiche divinatorie, scrigno dei desideri non realizzati stando alla medicina tradizionale cinese.
Insomma, la pancia è carica di simbologie più o meno arcane, ed è bene imparare a riconsiderarla, evitando di assoggettarla alla logica della bellezza impossibile. Riconosciamo il suo valore!
Laura De Rosa