“Quanto più capisci te stesso, tanto più capirai il mondo”
(Paulo Coelho)
“Essere o non essere?” diceva Shakespeare nell’Amleto e questo è un dilemma che ancora oggi affigge molti di noi… aggiungo: essere noi stessi o essere ciò che pensiamo che gli altri vogliano da noi? Perché le differenze sono molte, moltissime. Spesso ci si ritrova intrappolati nell’immagine che pensiamo che gli altri vogliano di noi e perdiamo i veri noi stessi. Diventiamo maschere senza essenza e perdiamo anche la nostra lucidità. Non sappiamo più chi siamo e cadiamo vittime di false idee.
Capita a molte persone di andare in studi medici con la mente confusa, senza pensieri chiari, con un’immagine di sè distorta e poco chiara a chiedere supporto perché si è persa la bussola. Tutto questo deriva da un periodo più o meno lontano e conoscendomi saprete che sto per parlare dell’infanzia…
Durante i primi anni di vita e tutto il periodo di crescenza, i genitori in primis hanno un’idea del proprio bambino. Questa visione viene costantemente espressa. Tramite assensi e dissensi rispetto alle azioni, alle parole, agli atteggiamenti che il bambino ha. Riceve continue informazioni rispetto all’idea che il genitore ha di lui e tenta disperatamente di assomigliare il più possibile a quello che il genitore desidera. Questo fa sì che il bambino cresca con un’immagine di sè che non è quella che avrebbe avuto in un’altra situazione. Vive costantemente bombardato da pensieri altrui rispetto ad un “essere suo”che non possono comprendere perché non lo vivono. Ma lui è influenzato pesantemente per il rapporto d’amore, rispetto e dipendenza che lo lega a loro.
Crescendo, questo modello viene modificato continuamente perché il bambino cresce e compie altre azioni, subisce mutazioni influenzate dal contesto sociale estraneo alla famiglia e può essere che questo crei altri contrasti. In tutto questo la visione di sè subisce degli scossoni che spesso non si è in grado di controllare. Si viene destabilizzati e si arriva a non comprendere più chi si è davvero.
Suggerisco sempre ai genitori di dire ai propri bambini queste parole: “Bambino mio, tu sei bello per come sei. Io ti vorrò sempre bene qualunque cosa tu dica o faccia perché ti amo infinitamente.”
Queste semplici parole toccano corde molto profonde, perché legittimano qualunque idea il bambino abbia di sè e gli danno la conferma dell’amore indiscusso del genitore.
A volte pensiamo che l’amore sia scontato. Che un figlio sappia che lo amiamo e che non abbia dubbi in proposito. Molto spesso invece i bambini pensano che l’amore dei genitori se lo devono guadagnare facendo i “bravi”, ubbidendo, comportandosi “bene”. Questo è un dramma costante che pende sulle loro testoline ed è troppo grande per loro che si sentano schiacciati al pensiero del rischio della non accettazione. Ciò che dobbiamo impegnarci a passare loro è il fatto che noi invece lo amiamo indipendentemente da come sono e da quello che fanno. Li amiamo a prescindere. E che la cosa importante è che loro siano fieri di sè stessi. Che si piacciano. Subiranno comunque dei condizionamenti perché vivono con noi, ci osservano, ci assaggiano, ci imitano… ma da parte nostra avremo fatto un passettino per legittimare la loro visione e fargli comprendere che va bene così.
Agli adulti invece che si ritrovano con questo fardello da portare, voglio portare un’altra riflessione: credete di essere ciò che gli altri vorrebbero che voi foste, ma l’idea è solo vostra. Cosa vorrebbero gli altri non lo possiamo sapere con certezza. La visione è sempre e solo una, la nostra. Perché noi non possiamo essere “gli altri”. Come loro non possono essere noi.
Vi invito perciò a guardarvi dentro. A trovare 3 cose che vi piacciano davvero, che vi diano gioia e a farle. Inizialmente vi sembrerà difficile trovare tre cose che vi danno gioia e che fate solo per voi. Piano piano, con l’esercizio vedrete che arriverete a fare anche l’esercizio dei 101 desideri di Igor Sibaldi! Vi stupirete del potere che ha la consapevolezza di sè. Di quel sè che avete negato, tenuto sottocoperta, nascosto nei meandri più bui del vostro inconscio. Vi stupirete di come gli altri vi guarderanno con nuovi occhi e vi diranno di quanto siete più belli! Perché ricordatevi che gli occhi degli altri sono i nostri, riflessi. L’immagine che voi avete di voi stessi si rispecchia negli occhi degli altri.
“La sicurezza del guerriero non è quella dell’uomo comune: l’uomo comune cerca la certezza negli occhi di chi guarda e la chiama sicurezza del sè; il guerriero cerca l’impeccabilità nei propri occhi e la chiama umiltà. L’uomo comune dipende dai suoi simili, mentre il guerriero dipende solo dall’infinito” Castaneda
Vivere Montessori Vi augura di scoprirvi, amarvi e dare la possibilità ai vostri bambini di essere loro stessi!
Educatrice Manuela Griso