“L’uomo non è nè carnivoro, nè erbivoro. Se consideriamo i vari organi, dobbiamo concludere che per origine e natura sia FRUGIVORO, come le grandi scimmie…”.
Era il lontano 1880… A scrivere queste parole in una tesi fu una delle prime donne laureatesi in medicina, Anna Kingsford, una delle leader del movimento vegetariano inglese e la prima donna ad essersi laureata senza aver sperimentato sugli animali.
Essendo vegetariana infatti, e non volendo sporcarsi le mani con il sangue di innocenti, fece spola tra Londra e Parigi e studiò tutto in francese, perchè solo nell’Università parigina aveva la possibilità di laurearsi senza dover fare tirocinio sugli animali da laboratorio. Lo vedeva bene però cosa veniva fatto a questi animali, anzi, lo sentiva bene. Dopo aver udito le grida di cani non anestetizzati mentre venivano vivisezionati, scrisse in una lettera:
“Ho trovato il mio inferno qui, alla facoltà di medicina di Parigi. È come se tutti i laboratori di tortura della cristianità si fossero spalancati davanti a me, con tutte le loro agonie inenarrabili. In quel momento ho pregato di trovare la forza e il coraggio di lavorare in modo efficace per l’abolizione di un’ingiustizia così vile… perchè l’unico crimine che non si puo’ perdonare è la CRUDELTA’…”.
Nell’università di Parigi a cui era iscritta erano talmente rare le donne che quando fu tempo di iscrivere il suo nome nell’elenco, il suo “capo” ebbe a dire queste parole: “Lei non è né un uomo né una donna: non voglio iscrivere il suo nome!”. Nessun uomo, dei cento presenti oltre a lei (unica donna tra loro), alzò la voce per prendere le sue difese. Ma Anna non demorse.
Nel 1880 si laureò e alla fine dei suoi studi scrisse una tesi di dottorato interamente dedicata all’argomento che più le stava a cuore: “De l’alimentation végétal chêz l’homme”. Anni dopo la tradusse in inglese, vi aggiunse altri capitoli, revisionò il materiale e la ripubblicò con il titolo “The Perfect Way To Diet”, ovvero, “Il modo perfetto di alimentarsi”.
Sottotitolo?
“Un trattato che sostiene la dieta naturale e antica della nostra razza”.
La dieta vegetariana.
Era il 1892.
In questo suo testo fece un’analisi approfondita dell’anatomia comparata degli esseri umani e degli animali carnivori e sottolineò la nostra origine frugivora. Secondo Anna, nel suo più alto sviluppo “l’uomo non è un cacciatore: è un giardiniere“.
Ideale troppo utopistico?
Ne era ben consapevole…
Come ebbe a scrivere nell’introduzione al libro: “Se qualcuno a cui finisse tra le mani questo mio libro fosse inclinato a pensarmi troppo entusiasta o stigmatizzasse le mie visioni come utopiche, gli chiederei sinceramente di considerare se l’ Utopia non sia in effetti a portata di mano di tutti quelli che l’immaginano e la amano, e se – senza entusiasmo – sia mai stata vinta qualsiasi grande causa“.
La vita della Kingsford è stata dedicata proprio a questo, a “riconvertire l’inferno in un paradiso”, a spargere il messaggio vegetariano e a lottare contro la caccia, la vivisezione, ma anche contro le ingiustizie legate ai diritti per le donne.
Era nata nel settembre del 1846, in Inghilterra, e nella sua breve vita riuscì a compiere moltissimo per il movimento vegetariano. La stessa laurea in medicina, ottenuta dopo sei lunghi anni di lavoro e traduzioni, fu da lei fortemente voluta unicamente per promuovere con più forza il suo messaggio davanti alla gente.
Fondò inoltre un’Associazione per la Riforma del Cibo (la “Food Reform Society”), diventò anche la proprietaria di una rivista per donne (The Lady’s Own Paper), e viaggiò in varie parti d’Europa per dare lezioni sulla dieta vegetariana, dal punto di vista medico e spirituale.
Come diceva sempre: “Io considero il movimento vegetariano il più importante movimento della nostra epoca perchè vedo in esso le fondamenta della civiltà e le fondazioni della perfezione“.
Quando si aiutano gli ultimi degli ultimi, chi non ha né voce né visibilità, chi è considerato senz’anima e senza valore – se non il valore che le loro membra spezzate e i loro corpi abusati possono dare al mercato – come potrebbe non migliorare l’intera umanità?
E a proposito di anima e spirito…
La Kingsford fu famosa anche come figura importante nel movimento spirituale teosofico, e divenne in poco tempo la Presidente della British Theosophical Society.
La teosofia è quella che potremmo definire un collage di filosofie religiose, un’insieme di dottrine esoteriche, una sorta di “new age” di fine ‘800, come la definisce qualcuno.
Questa filosofia al tempo era estremamente avanti per i tempi. Gli iscritti alle associazioni teosofiche credevano nella fratellanza universale e ripugnavano le distinzioni di razza, genere e casta, questo in un tempo in cui – nell’Inghilterra vittoriana – queste differenze erano la base dell’intera vita quotidiana e del commercio.
Nel suo libro “Rivestita di sole” (Clothed with the sun), parla a lungo di spiritualità, e di come sia giunto il tempo di non aspettare più che ci arrivi dall’alto una qualche illuminazione, nè dall’esterno, da un prete o da una figura religiosa, ma che ci arrivi da dentro di noi, dalla parte spirituale e divina che è in ognuno di noi.
Dalla parte femminile.
“Perché il regno di Adam sta vivendo la sua ultima ora e Dio incoronerà ogni cosa con la creazione di Eva… La donna non si lamenterà più del suo essere donna ma piuttosto gli uomini si diranno “Oh, se solo fossimo nati donne!”.
Per Anna Kingsford, il regno di Adam era il regno “della forza”, un regno che stava per cedere il suo passo al regno di Eva, ovvero al regno dell’intuito e della coscienza morale, un regno certamente vegetariano.
Se vi sembra tutto un po’ troppo mistico, lo è.
Anna Kingsford fu descritta e conosciuta anche come una profetessa.
Molte delle riflessioni di questo libro furono da lei dettate durante uno stato di trance o vennero trascritte dopo aver ricevuto alcune visioni in sogno.
Anche se le tematiche sono principalmente spirituali e mistiche, non mancano però di apparire visioni anche collegate all’importanza di non sporcarsi l’anima mangiando cibi animali.
In uno dei primi capitoli, quello riguardante i misteri greci e le celebrazioni di Apollo, ricorda come un tempo venissero sacrificati a questo Dio del Sole solo frutti e cibi cotti senza il fuoco, gli stessi cibi consumati da Adamo ed Eva, i cibi più cari al più caro degli Dei.
Anche durante le celebrazioni dei misteri di Ermes, il Dio Mercurio, era vietato cibarsi di creature viventi, di animali che avessero occhi, e ci si cibava quindi di ortaggi e altri cibi vegetali.
Solo nello scendere di livello, come nella celebrazione dei misteri di Bacco, si potevano consumare cibi animali, ma – ricorda Anna – coloro che conoscevano i riti superiori, sapendo bene come si evitassero i cibi animali negli stadi più elevati, si astenevano dal consumarli in queste occasioni, ma li lasciavano consumare alla folla.
“Ecco perché non si sente parlare dei misteri di Bacco tranne che per il legame con il vino, perché il vero significato di questi riti faceva riferimento alla verità”.
In parole povere, chi sapeva l’importanza di questi riti, sapeva che la frutta e i cibi vegetali avevano sempre il significato più alto ed erano gli alimenti da preferire, se ci si voleva tener care le divinità, e la purezza del proprio spirito/corpo.
Anche per le celebrazioni dei misteri di Ceres, la Dea Madre, “l’uso della carne era interamente proibito”, ricorda la Kingsford.
Spesso tra l’altro queste due divinità (Ceres e Bacco) erano festeggiate insieme.
La Dea dei cereali con il pane e il Dio Bacco con il calice di vino, a significare “il corpo e lo spirito. Il solido e il fluido”.
Per finire, solo nel celebrare i misteri più bassi ancora, quelli di Marte, il Dio della guerra, si consumavano e sacrificavano cibi animali, e addirittura carne umana.
La Dea Venere invece rappresentava “l’armonia celestiale, il potere della comprensione che purifica, illumina e dona bellezza”. E il suo simbolo guarda caso era la mela, con cui era spesso rappresentata.
Non sappiamo come la gente del tempo prese queste riflessioni ricevute in stato di trance o cosa pensasse della profetessa Anna Kingsford. Il suo libro infatti fu pubblicato solo dopo la sua morte. Il suo grande sforzo per seguire con successo gli studi in un ambiente ostile, con continui viaggi tra Londra e Parigi, il suo costante e ardito attivismo vegetariano per l’Europa, il suo lavoro come madre, moglie e scrittrice e la sua cagionevole salute fin da piccola la portarono a un veloce esaurimento e declino.
Morì per le complicanze di una brutta polmonite a soli 41 anni, con vicino il suo leale amico Maitland, che per tutta la vita si occuperà di raccogliere i suoi scritti e darli alle stampe, perché il suo lavoro non fosse stato invano.
Vi lascio con un’ultima sua bellissima citazione:
“Il paradiso non potrà mai essere riguadagnato, e l’uomo mai completamente redento, finchè il suo corpo non verrà portato sotto la legge dell’Eden e si sarà pulito completamente dalle macchie del sangue. Nessuno può conoscere le gioie del paradiso se non vive come persona del paradiso…”
Aida Vittoria Eltanin, autrice del libro La Salute di Eva e In Frutta Veritas