La storia di Alice Paul è la storia di coincidenze casuali, che poi tanto casuali non furono, di grandi marce epocali e di entusiasmi che superano ogni ostacolo.
Alice era nata negli Stati Uniti nel 1885. Si era laureata in biologia, una delle primissime donne a riuscirci, e dopo la laurea era partita per un viaggio di studio in Inghilterra, a Birmingham.
Le donne sposate al tempo non potevano studiare in Università (cosa che a sua mamma era sempre rimasta parecchio indigesta, dato che aveva dovuto lasciare gli studi a un passo dal finirli, dopo il matrimonio). Alice si era rifatta anche per lei probabilmente (e non si sposò mai).
Fu proprio a Birmingham, che un bel giorno, passò “per caso”davanti a una folla e vide che una donna stava parlando di diritto al voto, tra i fischi generali del pubblico maschile.
Era Christabel Pankhurst, una suffragetta famosissima, nota per il detto: “Fatti, non parole!”.
Alice le si presentò e decise di iscriversi al suo movimento pagando i 25 centesimi dell’iscrizione (a volte non servono milioni per cambiare una vita). Questo è quello che a 90 anni suonati racconterà di quel periodo:
“Ero così estremamente felice di far parte di tutto questo. Poi ho cominciato ad andare a tutti i loro meeting, a Londra. Quegli incontri erano tutti, oh, così pieni di entusiasmo”.
Sempre “per caso”, o così disse lei, mentre era a Londra di ritorno da un viaggio in bici per la Francia (perché un tempo i viaggi si facevano in bici!), scoprì che da lì a qualche giorno si sarebbe tenuta un’enorme marcia a Londra. Grazie ad un’amica riuscì a partecipare e finì in una sezione della marcia guidata dalla signora Pethick-Lawrence, un’altra formidabile attivista.
“Per puro caso”, racconta Alice, “sono finita davanti alla sua piattaforma. E rimasi eccitata più di quanto possa dire a parole da quel suo meraviglioso discorso”.
Questa marcia le cambiò la vita. Pur di restare in Inghilterra e continuare ad immergersi nell’attivismo, Alice si iscrisse all’Università di economia di Londra, ma in realtà si diede alla causa femminista anima e corpo.
Le organizzatrici della WSPU (Women’s Social Political Union) la misero subito al lavoro. Così ricorderà quel periodo molti decenni dopo: “Hanno cominciato a chiedermi di parlare agli angoli delle strade, nelle stazioni della metropolitana, nei piccoli parchi. Lo chiedevano a tutte, come io ho sempre provato a fare nel nostro movimento poi (in America) – chiedere a chiunque di fare qualsiasi cosa che io riuscissi a fargli fare”.
Non era nella sua natura fermare la gente, Alice era timida, si vergognava, ma lo fece perché c’era tanto da fare e ogni piccolo aiuto era un prezioso contributo per la causa.
Come tante altre suffragette, anche lei venne arrestata e finì più volte in prigione, dove fece lo sciopero della fame e fu anche costretta a mangiare uova marce e carne cruda, proprio lei che era vegetariana.
Come disse a riguardo della sua dieta:
“Mi sono resa conto che non potevo più andare avanti a mangiare carne. Mi sembrava così… cannibalistico. E così sono diventata vegetariana e lo sono stata da allora”.
Anche se Alice Paul non si è mai descritta come particolarmente coraggiosa, in realtà la sua tempra nobile e fiera fu notata ben presto dalla famiglia Pankhurst.
Un bel giorno ricevette una lettera dai “piani alti” della WSPU.
Le chiedevano se se la sentiva di unirsi ad una piccola delegazione per andare in Parlamento a protestare. Le dissero nero su bianco che avrebbe potuto rischiare di essere arrestata e imprigionata.
Se non se la fosse sentita, NON avrebbe dovuto rispondere all’invito.
Alice ci pensò a lungo, poi con la sua lettera tra le mani andò all’ufficio postale e cominciò a camminargli tutto intorno, indecisa se rispondere o meno a questo appello, a questa “chiamata”…
Non erano tanto i dubbi e le paure per lei stessa a frenarla, pensava però alla sua famiglia, a quale scandalo avrebbero potuto procurare loro se le fosse successo qualcosa o fosse finita in prima pagina.
Alla fine però imbucò quella lettera.
Quel giorno si fece trovare insieme alle altre deputate e scoprì che c’era un’altra americana, Lucy Burns, e le due diventarono subito inseparabili amiche.
“Lei era mille volte più coraggiosa di me” dice generosamente Alice, mentre Lucy dal canto suo diceva di essere così poco coraggiosa da essere più adatta a fare la sarta, che l’attivista, ma in realtà è difficile decidere chi delle due fosse più valorosa.
Per tagliar corto, Alice non finì in prigione quella volta, ma ci finì quella successiva.
Ci restò due settimane. Non fu la prima né l’ultima volta, e quando uscì, successe una cosa incredibile.
La signora Pankhurst in persona, la celebre mamma di Christabel (interpretata da Meryl Streep nel film Suffragette del 2016), le chiese di unirsi a lei per un tour della Scozia che stava per intraprendere.
Avevano notato il suo valore e la volevano al loro fianco.
Alice disse un altro sì.
A Edimburgo, nel 1909, le suffragette sfilarono a centinaia per “la via dei Principi”, in pieno centro.
Decine di migliaia di persone scesero in strada per vedere lo spettacolo.
Il motto di quel giorno era : “Abbiamo fatto, possiamo fare e faremo”!
Nel giro di poco Alice imparò moltissimo sul lato organizzativo del movimento, tanto che Christabel stessa le propose di rimanere in Inghilterra, ed essere addirittura pagata come organizzatrice.
Lei rifiutò.
Era tempo di tornare a casa.
Era già stata lontana troppi anni.
Negli Stati Uniti, il voto alle donne era ancora lontano.
La suffragetta Susan B. Anthony, uno dei suoi idoli, era ormai morta, e ormai di suffragio si parlava troppo poco. Serviva qualcosa urgentemente.
Secondo Alice bisognava “svegliarsi dal letargo”. E quale modo migliore conosceva che organizzare una parata colossale?
Ne fecero ben due a distanza di pochi anni. Una nel 1913 a Washington e l’altra nel 1915 a New York.
Quella di Washington fu organizzata proprio da Alice Paul e dalla sua amica Lucy.
Il 2 Marzo 1913 ben 8.000 donne – un’enormità per i tempi – camminarono compatte per la capitale, e senza protezione da parte della polizia, per chiedere il diritto al voto. In migliaia accorsero a vedere quel magnifico spettacolo.
C’erano delegazioni di donne venute da tutto il mondo, delegazioni dall’India all’Islanda, dall’Australia all’Irlanda, e decine di bande e carrozzoni.
Ed era stata Alice a contattare via lettera o di persona, una per una, le donne più importanti a capo delle varie organizzazioni.
Era stata lei ad ottenere i permessi per poter camminare per il centro.
Sempre Alice a capire come ottenere i fondi, lei a organizzare comitati e dividerli in sottogruppi, dalle infermiere agli avvocati, con liste infinite di nomi e contatti.
Perché ogni grande organizzatrice ha sempre una grande, lunga lista di cose da fare.
Scommetto che anche a lei piaceva un mondo mettere un tick vicino a ciò che aveva fatto.
1. Contattare Mrs. — di Londra. Fatto!
2. Convincere la delegazione delle infermiere a partecipare. Fatto!
3. Convincere il giornalista Mr. — a scrivere un articolo su di noi. Missione compiuta.
In quanto tempo, secondo voi, ha organizzato questa gigantesca manifestazione?
Un anno? Sei mesi?
Era il 2 di Gennaio quando ha cominciato a darsi da fare.
Era il 3 di Marzo quando la parata è avvenuta con successo.
Due soli mesi, senza Facebook e senza fotocopiatrici ad aiutarla!
E tenete conto che Alice faceva anche la giornalista come lavoro. Era l’editrice del giornale Suffragist .
Un’intervistatrice da anziana le ha chiesto: “Caspita, come facevate a fare tutto questo?”.
E lei ridendo aveva risposto: “Una notte andavo a dormire e la notte dopo no – quando tutti se n’erano andati, io lavoravo al giornale“.
Ahh.. L’energia dei vegetariani.
C’è un’altra cosa che potremmo imparare da questa incredibile donna, oltre al non mangiar carne.
Quando creò un suo partito e doveva decidere quali donne far salire a bordo come attiviste, e quali lasciare a casa, ecco qual’era il suo criterio di giudizio.
“Non m’importava molto che talenti possedevano. Noi cercavamo di prendere le persone che erano entusiaste, perché non c’è nulla al mondo più importante di quello, entusiastiche, ardenti e consacrate nei loro sentimenti al movimento…
Chiunque quindi poteva essere di aiuto. C’era sempre qualcosa che potevamo fargli fare”.
A differenza delle attiviste inglesi, un po’ più snob, ad Alice non importava neppure
il livello di educazione delle iscritte al suo partito.
Anzi, se non avevano fatto l’ Università era tanto meglio secondo lei!
Sentite qua:
“ll college prende una grossa fetta della tua vita che, per conto mio, potresti usare meglio se non fossi andata in Università. Non m’importava proprio se una donna fosse andata al College o meno. Penso che fosse probabilmente meglio non ci fossero andate, perché così potevano avere più originalità, forse, e indipendenza”.
C’è un ottimo film su Alice Paul, interpretato brillantemente da Hilary Swank.
Si intitola Angeli d’Acciaio, è del 2004 e non posso che raccomandarlo.
Il film si focalizza in particolare sugli anni in cui Alice organizzò le Sentinelle Silenziose, un gruppo di migliaia di attiviste che per più di DUE anni, sei giorni alla settimana, pioggia, vento o neve, hanno manifestato davanti alla Casa Bianca, a turno, in modo pacifico e silenzioso…
In questo periodo, chi prima chi dopo, quasi tutte le sentinelle, Alice e Lucy comprese, sono state arrestate.
Sempre insieme, nel bene e nel male. La loro amicizia ricorda quella di altre due suffragette esemplari, come Susan B. Anthony e Cady Stanton. E cosa diceva Cady Stanton?
“La migliore protezione che una donna può avere è il coraggio”.
Anche Alice e Lucy erano opposte ma complementari. I loro collaboratori dicevano che avevano “una mente e uno spirito”. In prigione hanno sofferto ogni sorta di ingiustizia e violenza anche molto brutale.
Alcune di loro, tra cui Alice, cominciarono uno sciopero della fame. Qualcuna riuscì a far recapitare all’esterno un bigliettino su come fossero trattate.
A forza di far rumore, o un silenzio assordante, il Presidente Wilson, nel 1919, fece finalmente passare l’emendamento agognato:
“Il diritto di voto dei cittadini degli Stati Uniti non sarà negato dagli Stati Uniti o da nessuno Stato membro sulla base del sesso del votante”.
Come disse Alice ormai novantenne: “Sembra quasi impensabile oggi vero? Che un governo di uomini potesse guardare con così tanto disprezzo a un movimento che non stava chiedendo altro che il semplice diritto di votare”.
Due anni prima di morire Alice stava ancora organizzandosi con altre donne perché passasse un emendamento per le pari opportunità scritto da lei (e passò).
E’ morta alla veneranda età di 92 anni, lucida fino a poco prima.
Chissà cosa ci direbbe di fare se fosse qui oggi e se gli attivisti vegetariani le chiedessero un consiglio…
Io un’idea me la sono fatta.
Ci direbbe di metterci in marcia, di farci trascinare dall’entusiasmo e di pedalare!
Grazie Alice!
Tratto dal libro “LE FIGLIE DI EVA” di Aida Vittoria Eltanin