“Nasciamo con un carattere; ci viene dato, è un dono dei guardiani della nostra nascita, come dicono le vecchie storie… ognuno entra nel mondo con una vocazione.” ~ James Hillman
Nell’articolo Autostima: volersi bene per vivere meglio, abbiamo delineato alcuni concetti importanti relativi alla cura di sé stessi. Ci siamo soffermati sull’importanza dell’introspezione, quale strumento specifico per arrivare a capire di che cosa, realmente, abbiamo bisogno per vivere bene.
Sono stati poi elencati cinque punti fondamentali nel percorso di presa in carico di se stessi e, adesso, analizzeremo uno ad uno questi punti, mettendoli in pratica con semplici esercizi. Cominciamo.
1) Sviluppare la presenza a se stessi
“Esiste una forma di egoismo che fa si che ci si senta totalmente soddisfatti da avere molto da dare agli altri.” ~ Marshall Rosemberg
Nel Vangelo troviamo scritto: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Molte persone mettono in pratica questa massima dimenticando la seconda parte “…come te stesso.” Prima di poterci dedicare agli altri, dobbiamo imparare a prenderci cura di noi stessi. Se non lo facciamo non avremo le energie indispensabili a fare il meglio per noi e per l’altro. Spesso agiamo in modo meccanico, senza pensare. La formula è più o meno questa: “Pensiero….azione”. Ma per far si che le nostre azioni siano valide e positive, dovremo strutturare la formula in questo modo: “Penso…percepisco me stesso…desidero/ambisco a…agisco”.
La riflessione, l’introspezione, ci portano ad azioni più consapevoli. Un piccolo esercizio per questo primo step.
a) Vi siete trovati nelle condizioni di agire nella modalità meccanica (pensiero…azione)?
– in che occasione?
– nei confronti di chi o di che cosa?
– è stato positivo per voi?, per il vostro equilibrio?
b) Al contrario. Vi è capitato di agire, scegliere, decidere secondo la formula più articolata (Penso…percepisco me stesso…desidero/ambisco a…agisco)?
– in che occasioni?
– nei confronti di chi o di che cosa?
c) Riflettendo sulle vostre risposte che cosa sentite di voler sviluppare di più in questo ambito?
La presenza a se stessi: il corpo e le emozioni
Il corpo
Il nostro corpo è uno strumento prezioso. Ci permette di vivere questa dimensione fisica. Spesso, però, noi dimentichiamo di averne cura, fino al momento in cui, magari, ci ammaliamo. Ascoltare il proprio corpo, percepirlo nella sua completezza, ci porta calma, rilassamento e ci permette di intraprendere la strada giusta per aver cura di noi. Quando siamo centrati, radicati nella nostra interiorità, abbiamo la capacità di essere più vigili, più pronti, più attivi. Se siamo più centrati, possiamo sviluppare un certo distacco dagli eventi esterni e ciò ci permetterà di salvaguardare la qualità delle nostre relazioni, diluendo le nostre reazioni emotive.
Due piccoli esercizi sulla percezione del corpo:
a) Scrivete in quale occasione tendete a dimenticarvi di osservare come sta il vostro corpo:
– in conseguenza a questo come vi sentite?
– descrivete adesso, quando dedicate attenzione al vostro fisico
– com’è la vostra reazione in questo caso?; come vi sentite?
b) Utilizziamo una parte del corpo per esercitarci a mantenere il contatto con il nostro fisico.
Unite le mani. Sentite i palmi che si toccano, oppure percepite la pianta dei piedi che tocca il pavimento o, ancora, il contatto della schiena sulla spalliera della sedia. Potete anche concentrarvi su una sola mano e percepire se è calda, fredda, se brucia o se è indolenzita. Concentratevi sulla percezione che avete scelto, almeno per due minuti. Restate presenti a voi stessi e analizzate gli effetti che l’esercizio ha sul vostro corpo. Sentite il rilassamento?
Le emozioni
L’esercizio che segue vi porterà molto benessere, specialmente se lo ripeterete quotidianamente. La sua funzione è quella di rammentarci che il nostro corpo è reale e ci caratterizza. Ci permette di entrare in relazione con gli altri senza dissolverci nella relazione e di mantenere il contatto con il nostro sé. Passiamo all’esercizio. Trovate una posizione comoda e chiudete gli occhi. Mentalmente fatevi queste domande:
a) Sento il mio corpo? Come lo sento? Ci sono delle parti tese, rilassate o contratte?
b) Come sto oggi? Qual è il mio umore? Sono stanco, arrabbiato, triste, felice, depresso?
c) Adesso, in questo momento, quali sono i miei pensieri più frequenti? Quali le sensazioni che mi dominano?
Fare questo tipo di riflessione vi aiuterà ad essere presenti, a consolidare la percezione che avete di voi. Individuare quali sono le emozioni che ci dominano contribuisce a chiarire la nostra conoscenza di noi stessi. Passiamo al secondo punto dei cinque indicati: “Decidere, scegliere di aver cura di sé”.
2) Decidere, “scegliere” di aver cura di sé
“La tensione è chi pensi di dover essere. Il rilassamento è chi sei.” ~ Proverbio Cinese
Al punto numero due del percorso dei cinque step, nell’articolo precedente “Autostima:volersi bene per vivere meglio – Parte 1 (mettere link), si specificava l’importanza di decidere, di scegliere di aver cura di sé (anche se a qualcuno potrebbe dare fastidio), ovvero:
– essere in grado di occuparsi di se stessi
– premiarsi
– vigilare sui nostri limiti, nel momento in cui doniamo energia agli altri
– saper distinguere ciò che va bene per noi da ciò che, invece, ci danneggia
Analizziamo questo elenco. Ciascun punto di questa lista fa capo alla decisione di avere cura di noi e ci indica che occorre essere coraggiosi per difendere il nostro diritto alla felicità. Anche a costo di apparire egoisti. Essere in grado di occuparsi di se stessi comporta le seguenti azioni:
– ascoltare il proprio corpo, occuparsi della propria salute.
– esaminare e prestare attenzione alle nostre sensazioni, alle emozioni e ai bisogni. A seguire, impegnarsi con azioni concrete per soddisfare queste necessità.
– esprimersi, aprirsi al dialogo, confidarsi (quando condividiamo la gioia la vediamo crescere; quando condividiamo un dolore questo si affievolisce).
– ritagliarsi del tempo per stare con se stessi, in raccoglimento.
– curare le proprie ferite emotive dell’infanzia con l’aiuto di un terapeuta o condividendo i nostri pesi con chi ha avuto percorsi simili (quando accogliamo completamente i nostri dolori, questi si trasformano). Ciò a cui resistiamo, persiste.
Premiarci
Gratificarsi significa prendersi del tempo per le cose più semplici come divertirsi, rilassarsi, giocare, muoversi. Fare questo consapevolmente è già un’azione importante anche se forse chi ci sta accanto potrebbe risentirsi perché ci vedrà meno disponibili. In realtà ciò è sacrosanto, chiaramente nel rispetto delle responsabilità e senza nuocere a nessuno. È ovvio che, da questo aspetto, vanno banditi gli eccessi, ovvero:
– essere troppo concentrati su se stessi al punto da non vedere più l’altro e di trascurare l’attenzione alla bellezza della vita.
– essere focalizzati sull’ottenere immediata soddisfazione dei propri bisogni e tralasciare l’importanza dei progetti a lungo termine (vivere alla giornata).
– agire privi della consapevolezza di sé, degli altri e di ciò che stiamo facendo.
– sentirsi in colpa per essersi presi cura di sé.
Vigilare sui nostri limiti
I limiti a cui ci riferiamo sono quelli che delimitano ciò che doniamo di noi, della nostra persona. Le frasi come “Sono sfinito”, “Ce l’ho con loro perché non apprezzano quello che faccio!”, “Dormo male”, “Non ho più pazienza!”, indicano in modo chiaro che abbiamo abbondantemente superato i limiti del dare e occorre ridimensionare la nostra generosità, in ogni ambito di vita, comprese le energie fisiche, emotive e il tempo che elargiamo a chi ci sta intorno. Curare questo aspetto significa proteggere la nostra autostima.
Dare agli altri in modo sano, infatti, significa trasformare le frasi precedenti in affermazioni come quelle che seguono, ad esempio: “Do per il piacere di collaborare al benessere di tutti.”, “Do rispettando i miei limiti.”, “Do perché sono felice di vedere gioire le persone.”
Infatti, donare in modo leale e sano, vuol dire donare in modo che ci sia gioia, armonia, sia da parte nostra che di chi riceve. Questo è un equilibrio empatico che produce azioni e rapporti positivi.
Distinguere ciò che va bene per noi da ciò che invece ci danneggia
Facciamo insieme un piccolo esercizio. Prendetevi trenta minuti da dedicarvi in assoluta tranquillità e senza essere disturbati. Portate con voi un block notes e una penna. Dedicate qualche minuto al rilassamento e poi riflettete sulla vostra vita, con particolare attenzione su questi punti:
– riflettete sul comportamento delle persone che fanno parte del vostro ambiente.
– fate mente locale sulla vostra professione, sulle attività personali che svolgete, su ciò che fate a livello sociale.
– riflettete sulle vostre abitudini, su come vi alimentate, su come vi rilassate o vi svagate.
Adesso scrivete le vostre riflessioni sul foglio di carta che avrete diviso secondo lo schema che vedete di seguito.
NOCIVO | INDIFFERENTE | POSITIVO PER ME |
Scrivete qui le vostre riflessioni | Scrivete qui le vostre riflessioni | Scrivete qui le vostre riflessioni |
Quando avrete completato la scrittura, osservate la tabella e valutate.
Se nella colonna “Nocivo” avete scritto una o più riflessioni, procedete ad esaminarle punto per punto, ma senza giudizio ed evitando di semplificarle troppo o di sentirvi rassegnati.
Riflettendo sulla colonna “Indifferente”, fatevi le seguenti domande:
– mi autorizzo a vivere pienamente?
– in che modo potrei modificare alcuni ambiti della mia vita per creare più cose buone per me?
Ed infine l’ultima colonna “Positivo per me”; rileggete quello che avete scritto con l’intento di essere grati per la buona energia che vi sostiene e siate felici, non dimenticando di ringraziare tutte quelle persone che contribuiscono a questo vostro benessere.
Prima di passare a punto successivo, completiamo questo esercizio con una ulteriore riflessione. Domandatevi: “nella mia vita, ci sono abitudini negative che dovrei abbandonare, oppure persone che, con il loro comportamento, mi danneggiano e dalle quali dovrei difendermi o che dovrei allontanare?”
Ricordate, poi, che ogni persona, ogni situazione che possiamo considerare “nociva”, contiene anche degli insegnamenti, delle lezioni da imparare, nonostante questo possa non essere evidente sin da subito.
Ad esempio, una di queste lezioni potrebbe essere proprio quella di educarvi a porvi dei limiti, a sviluppare la responsabilità nelle scelte e a dichiarare “non permetterò più questa cosa in vita mia!”, riferito a qualcosa che vi provoca dolore. Ricordate, voi siete il “vostro migliore amico”.
3) Far crescere il dialogo umano
“La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare.” ~ Khishnamurti
È molto importante, per sviluppare il nostro equilibrio interiore, impostare i nostri rapporti interpersonali mantenendoli in armonia attraverso la nostra umanità. Per poterlo fare è indispensabile rispettare e avere cura dei bisogni e dei sentimenti di tutti, concentrandosi su questo invece di sottolineare lacune e mancanze nostre e altrui.
Ciò può essere realizzato se noi ci impegniamo:
– nell’esprimerci in modo sincero, umano e assertivo (ovvero, darsi la possibilità di esprimere le nostre emozioni, le nostre esigenze in modo sincero, senza aggressività o giudizio)
– nello sviluppare empatia e rispetto per gli altri (praticamente è il comprendere l’altro e l’impegnarci affinché si senta capito, al di là del modo in cui si esprime)
– nel dimostrare gratitudine ( la riconoscenza e la gratitudine stendono un ponte tra noi e l’altro, fortificando la comunicazione).
4) Essere e vivere allineati con quello che siamo realmente
Questo punto è molto importante e richiama lo step numero uno, dove abbiamo parlato di auto-empatia, ovvero di entrare nel profondo di noi stessi per ascoltarci, per conoscerci meglio. Per poter essere allineati e vivere per ciò che siamo realmente, dobbiamo domandarci che cosa vogliamo realizzare nella nostra vita, come vogliamo che siano le nostre giornate e, di conseguenza, agire per fare in modo che ciò si concretizzi, che sia possibile.
Un utile esercizio per trovare i punti da analizzare, è dato da queste domande che potete porvi:
- In quale circostanza vi sentite felici, realizzati? Quali sono i tratti distintivi di queste circostanze? Provate a descrivere le vostre emozioni.
- In quei momenti, quali dei vostri bisogni o necessità vengono soddisfatti?
- In che modo potreste realizzarne degli altri?
- Ci sono momenti in cui sentite di non essere felici? Provate a determinare che caratteristiche hanno. Parlate delle vostre emozioni in quei momenti.
- Conoscete i vostri bisogni non appagati?
- Avete la possibilità di modificare qualcosa?
- E se si, che cosa?
Alcune volte non ci è possibile cambiare una particolare circostanza. Possiamo però, cambiare le nostre reazioni nei confronti di quella situazione.
5) Insegnare alla propria mente
Come abbiamo spiegato al punto uno di questo articolo, è molto importante educare la propria mente per fare in modo che escluda il più possibile il “giudizio”. Se i nostri pensieri vengono formulati in veste di giudizio, creeremo dentro di noi una corrente di energia negativa che, a sua volta, attirerà energie simili. Allo stesso modo, i giudizi che esprimiamo su noi stessi, sono ugualmente nocivi perché ci tolgono energia e ci scoraggiano.
Frasi come “non ne azzecco una!”, “sono una frana”, “non ci riuscirò mai”, di certo non ci aiuteranno a raggiungere i risultati che vogliamo ottenere e neppure a ristabilire l’equilibrio interiore. Senza contare che, così facendo, daremo un colpo mortale alla nostra autostima. Se siamo soliti ripeterci affermazioni di questo tipo, dobbiamo impegnarci sin da subito e trasformarle volgendole al positivo. Ad esempio così: ”Sono triste perché vorrei arrivare a sentirmi più soddisfatto di me stesso”. Capite?
Le frasi precedenti somigliano più ad una condanna mentre, quest’ultima, ci offre uno spiraglio e ci permette di trovare il modo di arrivare ad avere stima di noi stessi, ad essere orgogliosi di quello che siamo. Giudicare non è mai positivo. Quando giudichiamo gli altri abbiamo l’impressione di avere la possibilità di sfogarci ma, a dire il vero, le emozioni che questo tipo di affermazioni provocano, hanno esclusivamente effetti negativi, sia sul nostro stato d’animo, sia sugli altri e sulle relazioni.
Il giudizio inquina le situazioni e crea tensioni in noi stessi e nell’altro, facendo diminuire le opportunità di ricevere dagli altri e di creare empatia. Un esempio classico potrebbe essere la frase “non mi ascolti mai”. La persona destinataria di questo giudizio/rimprovero, certamente non si sentirà spronata a darci ascolto. Piuttosto che dire “Quello che ti rimprovero è…” dovremmo trasformare la frase in “Quello che vorrei è…”.
Più siamo concentrati sui nostri bisogni (e non in senso egoistico, ovviamente, ma ascoltandoli con attenzione), più vedremo aumentare le possibilità di conseguirli.
Stare nel presente e godersi la bellezza della vita
“Se impariamo a vedere il bello della vita, avremo più coraggio e forza per affrontare le difficoltà.”
Per farvi comprendere il significato profondo di questa affermazione, vi riporto una storiella educativa che contiene un insegnamento molto particolare:
La casetta
In classe, un maestro assegnò come compito ai suoi scolari, di disegnare una casa. Una bambina, con impegno, disegnò una casetta verde, con le finestre rosse e un grosso camino arancione. Il maestro, visto il disegno, la derise dicendo: ”Ma che cosa hai disegnato? Hai mai visto una casa verde?” La bambina, mortificata, sbiancò in volto e smise di disegnare. L’anno dopo, ad un nuovo corso di disegno, c’era un nuovo maestro. Il nuovo maestro chiese ai bambini di disegnare una casa. Al termine della lezione, però, la bambina consegnò il foglio in bianco. Il maestro guardò il foglio ed esclamò: “Oh! Che bella questa casetta sotto la neve!”
Credo che questa breve storia non abbia bisogno di commenti. Adesso, prima di concludere, vi invito a fare un ultimo piccolo esercizio.
Scrivete una frase positiva su voi stessi e poi leggetela ad alta voce. Scrivete le vostre sensazioni, come vi sentite ascoltando dalla vostra voce questa affermazione positiva. Ricordate: se riconoscete lo splendore e la bellezza della vostra persona, la vostra identità di essere umano, potrete far aumentare queste doti e aiutare così la vostra autostima a fortificarsi.
Eccoci arrivati alla conclusione di questo piccolo percorso per imparare a volervi bene. Spero di essere riuscita a stimolarvi per spingervi a moltiplicare in voi la voglia di vivere più serenamente. Mi auguro che vi impegniate sempre di più nel dare fiducia e apprezzamento a voi stessi. L’invito che vi faccio è quello di fare ogni giorno un nuovo passo sul percorso della comprensione e della dolcezza verso la vostra persona e non dimenticate mai che, un passo dopo l’altro, ogni cosa è possibile.
Buona Vita!
Vitiana Paola Montana
Counselor & Kabalistic Coaching©
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