“Orribile a prima vista. Ma, a ben osservarlo con occhi spassionati, si notava, per la piega benigna della bocca e il luccichio quasi affettuoso delle pupille, relativamente minuscole, un’espressione tutt’altro che malvagia”. Il Babau di Dino Buzzati
Il folklore di tutto il mondo affianca a figure rassicuranti e protettive, altre destabilizzanti e paurose o ancora personaggi ambigui sospesi tra il bene e il male. Sebbene ritenuti spesso retaggio di un passato “barbaro”, i cosiddetti cattivi hanno una loro funzione non meno rilevante della controparte buona, sia nelle fiabe che nelle leggende popolari. E’ a mio parere sciocco pensare di poterli redimere o tentare ingenuamente di trasformarli in altro: perderebbero la loro preziosa funzione.
L’antagonista delle fiabe, volendo darne una spiegazione riduttiva, simboleggia la forza contraria che ci spinge a metterci alla prova, a migliorarci o a riscoprire qualità che ci appartengono senza che ne siamo consapevoli. Il cattivo, più in generale, è anche la parte oscura/caotica che si cela in noi o una rappresentazione delle nostre paure più intime, proiettate all’esterno.
Il buio fagocitante della notte sembra quindi assumere le fattezze di figure inquietanti, come quella del Babau. Questo non significa che terrorizzare i bambini sia un metodo educativo corretto, tuttavia i personaggi oscuri sono parte di noi ed è ingenuo e controproducente pensare di poterli eliminare in nome di un presunto Bene assoluto.
Le leggende del Babau
Tra i “cattivi” più famosi del panorama folkloristico italiano, e in parte europeo, c’è il Babau, anche detto Babao, Barabao o Baubau, mostro immaginario chiamato per spaventare i bimbi. Una sorta di Uomo Nero delle fiabe, il cui corrispondente inglese è il boogeyman. Figura senza gambe, dalle caratteristiche non definite, ma di colore sicuramente nero, il Babau a seconda delle leggende viene descritto come spietato assassino o rapitore di bambini, che porta nel suo regno oscuro per torturarli. Si cela negli armadi o sotto il letto, prediligendo i luoghi bui. Per annientarlo occorre la luce, per sfuggirgli è sufficiente rintanarsi sotto le coperte.
Le sue origini sono incerte: c’è chi dice derivi dal termine arabo “Baban” e in questa interpretazione lo si ricollega ai Saraceni del IX-X secolo che mettevano terrore. C’è d’altra parte chi afferma che il nome derivi dal raddoppiamento del latrato del cane o di altri animali. Nella zona di Cuneo, in Piemonte, il corrispondente regionale del BauBau è il cosiddetto Barabiciu Cutela, caratterizzato da un grosso naso, denti aguzzi, un coltellaccio e occhi di brace, il cui compito è catturare i bambini cattivi e mangiarseli dopo averli messi in un sacco. In Sicilia il Babau sembra assumere i connotati di Sant’Ermu, affamato del sangue dei ragazzi cattivi.
In Harry Potter l’Uomo Nero è chiamato Molliccio, esce da un armadio ma non ha forma propria, è un cosiddetto mutaforma, perché assume le sembianze della maggiore paura di ogni piccolo mago. Il modo migliore per distruggerlo? Ridicolizzarlo.
Ciò ribadisce il fatto che il Babau simboleggia le paure tipiche dei bambini che crescono, ne è la manifestazione concreta. Il fatto di dare forma alle paure e alle emozioni destabilizzanti fa parte, secondo diverse teorie psicologiche, del processo evolutivo ed è una cosa del tutto naturale. Proiettando all’esterno la paura, dandole una forma, il bambino impara a gestirla e ad affrontarla. Pertanto se terrorizzare il bambino è sbagliato, escludere la figura del Babau è, forse, andare contro-natura.
La storia che ha per protagonista l’Uomo Nero, a dispetto delle apparenze, può infatti rivelarsi uno strumento efficace per stimolare il bambino a inventare soluzioni tese a sconfiggere la paura o ad allearsi con essa. Fingendo che il Babau non esista, la paura non viene eliminata perché essa fa parte dell’uomo e per certi versi, è necessaria. Nutro diffidenza verso le teorie che escludono le figure “nere” perché offrono una visione della realtà fasulla. L’oscurità non è necessariamente sinonimo di malvagità, ha un scopo importante che trascende il concetto di Bene e Male.
Le leggende del Babau nel mondo
Diverse sono le figure che somigliano al nostrano Babau nel mondo: in America Latina simile è “El Coco”, una specie di spettro rapitore di bambini disobbedienti che si nasconde, come il Babau, sotto al letto e negli armadi. In Brasile c’è invece la Cuca, che pur essendo un alligatore donna svolge una funzione simile al Babau. In Germania c’è il Der schwarze Mann mentre in Romania l’Omul Negru.
La leggenda del Babau e delle streghe
La seguente è una delle leggende riguardanti la figura del Babau che in questa versione ambientata in Spagna, è accompagnato da due streghe, tratta dal blog nonsoloparole.com.
In un paese della Spagna del XV secolo viveva Juan Babau, un ragazzo timido e solitario. Orfano, frequentava come tutti gli altri coetanei la scuola, ma era diverso da loro. Lo prendevano in giro definendolo “mostro” a causa del suo ciuffo di capelli azzurri. Era una vera tortura. Un giorno lesse per caso la storia di due streghe che erano sfuggite all’Inquisizione, di nome Paulita e Micaela. Le due aiutavano i poveretti a vendicarsi dei torti subiti dalle persone ingrate e non chiedevano nulla in cambio. Pur non credendoci, un giorno Juan le invocò.
Ripetè l’incantesimo più volte, finché non gli apparvero davanti due splendide ragazze. “Siamo specializzate in vendette“, gli dissero, “…dicci cosa ti serve“. Juan spiegò loro quale terribile tormento doveva subire ogni giorno andando a scuola. Le due streghe accettarono e iniziarono il rituale teso a vendicare il povero ragazzo. Dopo qualche ora lo risvegliarono portandolo davanti a uno specchio: era diventato una creatura terribile, il Babau, tutto azzurro, peloso e triangolare con denti lunghi e affilati, che per vivere necessitava di cibarsi solo di bambini.
Juan era preoccupato e chiese se, una volta terminato l’incantesimo, sarebbe tornano bambino. Le streghe gli risposero “vedremo“. Juan iniziò a percepire dentro di sè un profondo senso di odio e rabbia verso i bambini cattivi e la voglia di vendetta cresceva. Una notte come tante, sentì una voglia sfrenata di raggiungere i bambini, uscì dal suo guscio, un armadietto divenuto suo giaciglio, e corse fuori. Raggiunse le case dove dormivano, si arrampicò sulle finestre e si nascose nei loro armadi facendo un po’ di rumore per svegliarli. Quando lo videro si immobilizzarono dal terrore. La voglia di cibarsi del loro corpo era fortissima e ben presto l’appagò. Un giorno, dopo essersi vendicato di tutti, iniziò a desiderare di tornare bambino, decise così di invocare le streghe. Quelle gli dissero che tornare nella forma originaria richiedeva tempo e che prima, avrebbero dovuto andare in Transilvania a chiedere due cosette a Vlad. Scherzavano ma in Transilvania ci dovevano andare davvero, per affari loro. Gli dissero che si sarebbero fatte presto vive, di non allarmarsi.
Dopo 7 lunghi mesi le streghe non erano ancora tornate e il Babau si era quasi rassegnato all’idea di rimanere tale. Inoltre non mangiava più bambini e non capiva come mai riuscisse a vivere senza cibo. Gironzolava spesso da solo, alla ricerca di un giaciglio, e durante una passeggiata notturna capitò in un cimitero. Era un luogo tranquillo che gli piaceva, finché intravide due figure familiari, erano le streghe, decisamente più vecchie di età. Gli spiegarono che era Vlad a renderle più giovani ma che il viaggio in Transilvania non era andato a buon fine e ora si ritrovavano vecchie. Gli svelarono di essere state messe al rogo dall’Inquisizione e che pur non essendo morte, erano state private di tutti i loro poteri. Il Babau capì in quel momento che non sarebbe più tornato ad essere un bambino. Ma qualche sera dopo, le due streghe, sempre più vecchie, gli proposero di raggiungere uno stregone loro amico. Quest’ultimo le aiutava a tornare giovani ma il processo richiedeva tempo e le due streghe, ogni volta che andavano a fargli visita, volevano il Babau come accompagnatore. Durante l’ultima seduta, lo stregone trovò una soluzione definitiva per farle tornare giovani e disse al Babau che c’era una possibilità anche per lui, di tornare normale. Il Babau, combattuto, capì che ormai era troppo tardi per diventare di nuovo bambino e scelse di rimanere nella nuova pelle. Le streghe gioirono, il Babau si era conquistato la vita eterna ma a una condizione. Le sue prede non sarebbero più state i bambini ma i cani. L’incantesimo venne pronunciato dallo stregone e il Babau si sentì rinnovato interiormente.“Da quel momento in poi le vite dei tre erano diventate una cosa sola. Inseparabili, vivevano e compivano lunghi viaggi insieme. Insieme per mesi, anni, secoli; erano ormai una famiglia.” I tre amici rispettarono le regole dello stregone, le due ragazze dovevano rimanere sole, il Babau mangiare solo cani.
Laura De Rosa