In psicoanalisi il termine complesso si riferisce, come da dizionario, a un “insieme di istinti, desideri e rappresentazioni dell’inconscio che condizionano il comportamento consapevole di un individuo in direzione morbosa.” A quanto pare il primo a parlarne fu Carl Gustav Jung, traendo ispirazione dalle ricerche di Pierre Janet. Jung definisce i complessi “l’immagine d’una determinata situazione psichica caratterizzata in senso vivacemente emotivo che si dimostra inoltre incompatibile con l’abituale condizione o atteggiamento della coscienza.” Frammenti di psiche emotivamente carichi intorno a un nucleo archetipico.
Cos’è quest’ultimo? Una rappresentazione collettiva tipica del genere umano, riscontrabile nei miti, nelle leggende, nei film, nelle fiabe. Questi archetipi possono manifestarsi in varie forme nel corso della vita, come se il destino li portasse sul nostro cammino. Ed ecco che allora un evento spiacevole che ci scombussola l’esistenza potrebbe essere l’anima che ci chiama all’appello. Il polo rimosso, che è inconscio, tende ad accumulare energia trasformandosi in un complesso che può manifestarsi nella vita quotidiana in varie modalità. Per esempio sotto forma di lapsus, dimenticanze, reazioni di tipo psicosomatico, allucinazioni.
Quando la persona si trova invischiata in una situazione che necessita di riattivare le informazioni del polo inconscio, si crea il disagio perché l’energia repressa del complesso viene liberata e la persona non sa come gestirla. Attraverso la psicoterapia si cerca di individuare il materiale conscio che sostiene la persona e quello inconscio che viene rimosso, proiettato o anche intellettualizzato in base al sistema di difesa adottato, per diminuire progressivamente l’energia del complesso, così da rendere l’individuo capace di gestire la situazione.
Nella teoria dei complessi junghiana, secondo quanto riportato sul sito Jung Italia, si concepisce l’esistenza di un insieme di complessi, lo stesso Io viene considerato tale, e la relazione che intercorre tra quest’ultimo e gli altri complessi, è responsabile del loro essere più o meno inconsci così come, dei diversi stati nevrotici o psicotici. I complessi a tonalità affettiva, come li chiamava Jung, subentrerebbero quando un individuo non riesce a tollerare una certa sofferenza, e l’emozione dolorosa ad essa associata non è consapevole. Questo comporta una frammentazione dell’Io primordiale che si manifesta con complessi affettivi. In realtà, specifica Jung, la scissione avviene in qualunque individuo ma quando è troppo intensa, subentra il conflitto. Quindi i complessi li abbiamo tutti, ma in alcuni individui diventano particolarmente forti.
Il complesso può lavorare in modo autonomo dall’individuo interferendo con le sue azioni senza che la persona se ne accorga. Si manifesta attraverso comportamenti ripetitivi e umori dominanti. John Perry nel libro “Emozioni e relazioni oggettuali” sottolinea che i complessi sono spesso bipolari: una parte viene vissuta dall’individuo che ha il complesso, una seconda parte viene proiettata su qualcun altro.
Si possono reprimere, a detta di Jung, ma non eliminare completamente. In sogno possono apparire personificati, quando non subiscono la censura, e nella veglia assumono forme diverse. A volte si presentano sotto forma di voci.
I complessi e l’astrologia
Il tema dei complessi ha interessato moltissimi ricercatori, non solo in ambito psicologico. Anche l’astrologia se ne è occupata fornendo indicazioni interessanti, come suggerisce il blog di astrologiaesoterica, che riporta l’esempio dello “Studio astrologico dei complessi psicologici” di Dane Rudhyar, testo in cui l’autore suggerisce quali siano gli aspetti da tenere in considerazione per il rilevamento di eventuali complessi nel tema natale. Tuttavia l’autore specifica che questi elementi vanno contestualizzati perché interpretarli in modo autonomo, senza considerare il tema di nascita, è pericoloso e fuorviante. Per quanto riguarda i complessi materni e paterni, Rudhyar suggerisce di porre attenzione a due pianeti in particolare, la Luna e Saturno, e agli aspetti che intercorrono tra di essi. Per il complesso paterno facile che intercorra un qualche rapporto fra Sole e Saturno, insieme ad altre configurazioni formate dal Sole con altri pianeti esterni.
A soffermarsi sul tema è stata anche l’astrologa Liz Greene nel libro “I complessi psicologici nell’oroscopo”, in cui afferma che l’individuo portatore di un certo complesso, mostrato dal tema natale, tende a identificarsi con uno degli aspetti coinvolti mantenendo inconsapevole l’altro-o gli altri aspetti, proiettati spesso su persone esterne. Liz Greene si sofferma in particolare sulla configurazione Sole-Saturno, che indicherebbe una tendenza “a percepire tutte le esperienze relative al padre attraverso questa particolare lente, dando vita e struttura al complesso che si manifesterà più tardi nella sua vita. (fonte: astrologiaesoterica)”. Aspetti difficili tra i due pianeti comportano complessi spesso proiettati esternamente. Aspetti armoniosi semplificano le cose ma non è detto che siano semplici da gestire visto che il complesso determina certe aspettative, non sempre confermate dalla realtà.
Tuttavia anche altri pianeti, secondo la Greene, sono coinvolti in un probabile complesso paterno, per esempio Giove e Nettuno. I complessi secondo l’astrologa prima o poi emergono perché nel corso della vita tutti noi incontriamo persone che, in modi diversi, ci “obbligano” a confrontarci con essi. Perlomeno finché non vengono compresi. Liz Greene sostiene che anche i pianeti angolari e i pianeti isolati possano indicare talvolta complessi, in quest’ultimo caso lontani dalla coscienza. Aspetti da considerare, sempre parlando di complessi psicologici, sarebbero nel tema natale quelli dinamici, ovvero quadrature, opposizioni e a volte congiunzioni che indicano, più probabilmente, un’identificazione con un polo dell’aspetto e una proiezione dell’altro polo.
Ovviamente si tratta di indicazioni di massima che vanno contestualizzate nell’ambito del tema di nascita di riferimento, onde evitare generalizzazioni insensate che anziché aiutarci a individuare il “problema”, rischiano di portarci fuori strada. Basta poco!
Laura De Rosa
yinyangtherapy.it