Eccoci alla terza vegetariana storica da riportare a galla dal passato: Charlotte French Despard.
Preparatevi perché oggi conoscerete una nonnina con le ovaie.
Questa nobildonna inglese, nata nel 1844, ha vissuto 95 anni e ne ha fatte di tutti i colori.
Ha lottato per i diritti delle donne, per i diritti degli animali, per i diritti dei bambini e dei lavoratori.
Una vita di lotte appassionate contro ogni sorta di oppressione, perché come diceva lei:
“La pace della sottomissione è la pace della morte”.
Ma partiamo dal principio…
Fin da piccola Charlotte era una ribelle, come secondo lei siamo tutti per natura. A 10 anni era già scappata di casa almeno una volta. E dopo tutto, proprio in famiglia aveva avuto un esempio non proprio edificante dei danni causati dall’oppressione.
La mamma di Charlotte, dopo sette gravidanze non tutte ovviamente volute (al tempo non si poteva neanche parlare di anticoncezionali) e dopo aver passato una vita rinchiusa in casa, era stata spedita in un manicomio.
Al tempo, bastava la semplice firma del marito e di un medico compiacente, e le donne depresse ed esaurite sparivano.
Charlotte deve essersi detta che non avrebbe mai vissuto la sua vita così, alla mercè di altri.
“Io non posso essere legata, non mi può essere detto cosa devo e non devo fare, io devo rimanere libera di essere me stessa”.
La sua vita pubblica e il suo attivismo cominciarono a 45 anni, età in cui rimase vedova e senza figli. Era molto depressa, e non sapeva bene come sfruttare la sua libertà.
“Continuavo a cercare di trovare espressione per la forza che era in me, chiedevo di servire con la mia vita in mano, pronta a essere offerta, e nessuno la voleva. Ero una nobildonna, mi dicevano, e dovevo mostrare gratitudine con gentilezza, obbedienza e sottomissione”.
Una baronessa, sua vicina di casa, le suggerì di cominciare a aiutare i poveretti della capitale. Doveva solo portare qualche fiorellino nelle loro tristi case, un hobby innocuo per nobildonne annoiate.
Chiaramente a Charlotte questo non bastò.
Nello scoprire le miserie dei poveri di Londra cominciò a voler cambiare le cose alla radice.
Decise coraggiosamente di andare a vivere lei stessa nel quartiere di Nine Elms, e ci rimase per 20 anni.
E a proposito, sapete di cosa è sede oggi questa zona ? Del New Covent Garden Market, il più grande mercato all’ingrosso di frutta, verdure e fiori di tutto il Regno Unito.
Charlotte Despard, che era vegetariana, ne sarebbe stata felice…
E a proposito della sua dieta. Quando si accorse del pessimo stato di salute della gente del quartiere decise di aprire una mensa vegetariana per centinaia di bambini. Era il 1899.
Solo sette anni dopo, il governo inglese autorizzerà il primo servizio mensa nelle scuole, proprio grazie al suo esempio.
Fu sempre in quegli anni che la Despard venne a sapere dell’esistenza del movimento per il voto alle donne – e vi si gettò anima e corpo. Charlotte non era l’unica suffragetta vegetariana: il nesso tra la violenza sugli animali e violenza sulle donne, era ancora più ovvio al tempo di quanto non sia oggi.
Come scrisse a riguardo: “Il movimento delle donne è legato agli altri grandi movimenti del mondo… L’istinto risvegliato sente il richiamo del non umano e dice: “Io sono la voce dei senza voce. Attraverso di me i senza voce parleranno”.”
Anche Charlotte, come altre compagne di lotta, fu arrestata e finì in prigione. Solo che lei aveva 65 anni quando l’arrestarono la prima volta.
Aveva semplicemente partecipato a una marcia pacifica verso il Parlamento di Londra, in una fredda e uggiosa giornata di San Valentino.
La sua unica arma era l’ombrello. La sua unica forza? La forza di spirito.
Una volta in carcere rifiutò subito le medicine prescritte dal medico.
“Non ho mai preso medicine in vita mia, non intendo cominciare adesso!”
Obbedire non era nel suo DNA, anche se si trattava di obbedire alle donne.
Nel 1907 lasciò il gruppo di suffragette più militanti e fondò la Women’s Freedom League, la Lega per la Libertà delle Donne, che divenne una delle tre principali organizzazioni per il suffragio del tempo.
Per andare a portare il messaggio dell’emancipazione nei villaggi più piccoli, Charlotte decise di partire in tour con un caravan, e qualche amica fidata.
Fu un viaggio di 5 mesi per le campagne inglesi.
Come credete venisse accolta questa nonnina, dagli uomini del tempo?
“Venivamo salutate in questi distretti con un’ostilità e una violenza che quasi terrorizzava chi non era abituata. Urlavano, ci tiravano uova marce, frutta e ortaggi rovinandoci i vestiti, e delle oscenità irripetibili offendevano le nostre orecchie”.
Charlotte però non era tipa da chinare facilmente il capo e accettare sconfitta.
“Tornavamo sempre il giorno dopo ovunque avevamo incontrato violenza. E quasi sempre scoprivamo che il nostro pubblico era attento”.
Alla lunga, le donne inglesi nel 1918 ottengono il diritto di voto, e potete immaginarvi la soddisfazione di Charlotte quando fu accompagnata al seggio la prima volta.
Ma finita una lotta, ce n’era sempre un’altra in cui buttarsi.
Ai tempi della prima guerra mondiale, dopo aver lottato inutilmente contro questo evento bellico e contro l’arruolamento obbligatorio degli uomini, decise di aprire una mensa vegetariana anche per i disoccupati.
La sua Lega offrì 250 pasti al giorno per un penny a piatto.
Molto spesso a servire questi bambini e adulti, mestolo in mano e sorriso rincuorante, era la stessa Charlotte, ormai settantenne.
Non immaginatevela debole e stanca però.
“Ero più vecchia a 20 anni di quanto non sia ora”, disse in quel periodo.
E a 90 anni suonati scriverà al nipote: “Non mi sono mai sentita così bene, addirittura così giovane come al momento presente”.
E’ proprio a 90 anni che diventa anche la vice-presidente della Società Vegetariana di Londra.
C’è un’immagine incredibile di lei a quell’età. La si vede su un palco, a Trafalgar Square, in centro a Londra mentre sta parlando ad una folla di uomini radunati per una manifestazione contro il fascismo. Erano gli anni ’30.
Charlotte è magra “impiccata”, tutta nervi, la mano tesa in avanti, chiusa in un pugno e lo sguardo fiero di un leone, come la statua al suo fianco.
Poco tempo dopo la sua casa verrà bruciata e praticamente rasa al suolo proprio da un gruppo di fascisti.
Ma per lei era già tempo di partire per una nuova avventura. C’era da aiutare l’Irlanda a ottenere l’indipendenza a fianco di un’altra famosa ribelle, Maud Gonne, e fu proprio qui in Irlanda che visse i suoi ultimi anni felici e morì, dopo esser riuscita a pubblicare a 91 anni anche il suo primo libro di poesie: “Alla luce dell’alba rossa“.
Charlotte Despard purtroppo è un nome sparito dalla storia ma c’è un uomo che l’ha conosciuta senza dimenticarla: Gandhi.
Tutti conosciamo il successo del suo metodo di resistenza passiva, ma da chi Gandhi aveva visto mettere in pratica la disobbedienza civile, su scala nazionale? Certamente dalle suffragette inglesi.
Erano i primi anni del 1900. Gandhi aveva circa 40 anni e si trovava a Londra nelle stesse settimane in cui le suffragette stavano mettendo in atto i loro piani. In prigione avevano iniziato lo sciopero della fame e vari atti di disobbedienza.
Gandhi fu estremamente colpito da questo movimento, e in particolare proprio da Mrs Despard, una vegetariana proprio come lui.
“Ho fatto lunghe chiacchierate con lei a Londra e l’ammiro fortemente. Apprezzo molto il suo essere portavoce della resistenza spirituale”, scrisse di lei.
Al suo ritorno in India, Gandhi scrisse un articolo rivolto ai suoi compatrioti dove disse: “Gli uomini indiani si sottometteranno all’oppressione o cercheranno di emulare la forza delle donne inglesi e si sveglieranno?”.
Grazie all’esempio delle suffragette, e forse di Charlotte stessa, Gandhi intuì inoltre che era imperativo coinvolgere anche le donne nel suo movimento, metterle in prima fila nelle sue campagne di non violenza.
Così fece, e il resto è storia.
Ma la storia per la libertà dall’oppressione è stata vinta nel mondo anche grazie alle gesta di una suffragetta vegetariana quasi centenaria chiamata Charlotte Despard.
Grazie Charlotte.
Tratto dal libro “LE FIGLIE DI EVA” di Aida Vittoria Eltanin